Il tè turco, detto çay: una storia di sviluppo
Molti conoscono il caffè turco, ma c’è un altro protagonista sulle tavole turche, il çay. Il tè, presente sin dal VI secolo d.C, sale alla ribalta nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale in quanto, con la caduta dell’Impero ottomano e la perdita dei territori del sud-est, il caffè divenne una merce d’importazione molto costosa. È in questo momento storico che il neonato governo turco iniziò a pensare alla coltivazione della pianta del tè.
I primi tentativi risalgono al 1888 ma si dovrà attendere il 1918 per vedere le prime coltivazioni nei pressi di Rize, sulla costa orientale del mar Nero, attualmente maggior centro di produzione turco. Inizialmente la coltivazione non fu semplice, per la mancanza di conoscenze in merito alla coltivazione della pianta del tè, ma la Turchia decise di attivare molti investimenti per svilupparne la produzione, cosa che portò in breve tempo ad una trasformazione totale della regione del Mar Nero che, grazie ai nuovi profitti, poté permettersi scuole, strade, ospedali e infrastrutture. Ad oggi la Turchia è uno dei maggiori produttori e consumatori di tè prevalentemente nero.
Il tè turco viene preparato utilizzando due bollitori impilati, chiamati çaydanlık. L’acqua viene portata ad ebollizione nella caldaia più ampia inferiore e una parte dell’acqua contenuta viene utilizzata per riempire il bollitore piccolo superiore dove si mettono diversi cucchiai di foglie di tè sfuso. Una volta servito, l’acqua rimanente viene usata per diluire il tè secondo il proprio gusto.
Tutto il çay turco è tè nero; la tradizione vuole che sia molto zuccherato e accompagnato da dolci e salati. Viene offerto in piccoli bicchieri a forma di tulipano che si tengono dal bordo al fine di non scottarsi le dita.
A cura di Marta De Zolt
La passione per il tè l’accompagna sin dall’infanzia. Laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, come libera professionista si occupa di promozione e organizzazione di eventi