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Tutto quello che non va nel taser adottato dalla polizia

Dal 14 marzo, 4.482 taser sono in dotazione alle forze di polizia di 18 città italiane. Uno strumento controverso, non privo di rischi

taser

Una pistola a impulsi elettrici, che invece di una pallottola spara due elettrodi posizionati su piccoli dardi che possono arrivare a sette metri di distanza. È il taser, classificato come arma non letale, che fa uso dell’elettricità per impedire al soggetto colpito di muoversi, facendone contrarre i muscoli. Dal 14 marzo, 4.482 taser sono in dotazione alle forze di polizia di 18 città italiane: si tratta di pistole che il governo aveva acquistato lo scorso luglio dalla Axon Public Safety Germany, ex Taser International, una multinazionale che si occupa di sicurezza.

I taser, modello TX2, sono stati dati in dotazione in 14 città metropolitane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Cagliari, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Catania) e quattro capoluoghi di provincia (Caserta, Brindisi, Reggio Emilia e Padova). Sono stati distribuiti a polizia, carabinieri e guardia di finanza, mentre a Roma il Consiglio comunale ha approvato una mozione per permettere anche ai vigili urbani di utilizzarli.

Le pistole elettriche in Italia sono considerate armi proprie, anche se non letali: possono essere vendute esclusivamente a chi possiede un porto d’armi e non possono essere portate in giro. Da tempo sono considerate uno strumento controverso: proprio perché i taser sono categorizzati come “non letali”, il rischio è che vengano utilizzati con troppa facilità, anche se risultano particolarmente pericolosi per chi ha già uno stato di salute compromesso. Già nel 2007 l’ONU giudicava il taser uno strumento di tortura, mentre in un’inchiesta del 2019 Reuters aveva scoperto che negli ultimi 16 anni almeno 1.081 persone erano morte negli Stati Uniti dopo essere state colpite da una pistola elettrica.

IL LUNGO ITER PER INTRODURRE IL TASER IN ITALIA

In Italia si è parlato per la prima volta della pistola taser nel 2014 quando, con Angelino Alfano al ministero dell’Interno, era stato approvato un emendamento all’interno del decreto legge sulla sicurezza negli stadi, per avviarne la sperimentazione da parte dei reparti mobili. Sperimentazione che era effettivamente partita quattro anni dopo grazie all’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, in 11 città.

Durante la fase di test, le armi avrebbero presentato problemi, rivelando alcuni malfunzionamenti legati alla mancanza di precisione dei dardi, che in alcune occasioni si sarebbero anche staccati dal cavo elettrico. La Stampa aveva riportato una circolare secondo cui i taser non avrebbero superato le prove balistiche, ultimo passaggio prima dell’autorizzazione alla dotazione alle forze dell’ordine. A luglio 2020, il ministero aveva quindi ordinato l’immediato ritiro dei dispositivi.

Ma l’azienda fornitrice, la Axon, si è opposta alla decisione, spiegando che le prove balistiche effettuate prima della fornitura “avevano dimostrato piena aderenza alle specifiche tecniche previste dal Bando di gara in oggetto”, e chiedendo che i test venissero ripetuti. Così è stato, e nel luglio 2021 sono stati acquistate dal governo italiano 4.482 pistole a impulsi elettrici.

È passato tutto in modo molto veloce, senza che ci sia stato un vero e proprio dibattito nell’opinione pubblica”, afferma Riccardo Bucci, avvocato dell’associazione Alterego Fabbrica dei Diritti, che si occupa di violenza della polizia. “In un momento storico in cui siamo presi dalla guerra e dalla pandemia, del taser non ha parlato praticamente nessuno. Il 16 marzo è uscito poi un decreto del Ministero dell’Interno che ha revisionato tutta la normativa riguardo l’accesso agli atti: sono state secretate tantissime voci, tra cui anche i protocolli sull’uso delle armi. Si tratta di fatto di una censura su quelli che sarebbero atti pubblici. Oltre al fatto che non è stato nemmeno istituito un osservatorio per monitorare l’implementazione del taser sul territorio italiano. Come fanno allora i cittadini a verificarne l’andamento? 

Tutto quello che non va nel taser adottato dalla polizia

QUALI I RISCHI PER LA SALUTE? MANCA UNO STUDIO SCIENTIFICO

Ma quali sono le conseguenze del taser sulla salute delle persone? Ad oggi, ancora manca uno studio scientifico che analizzi i rischi per la salute collegati all’impiego della pistola elettrica. “Nel 2018, Amnesty International aveva chiesto un’indagine ad hoc sulle conseguenze del taser sulla salute delle persone: a distanza di quasi quattro anni, non abbiamo ancora ricevuto risposta”, dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “’Non letale’ non è sinonimo di ‘innocuo’: al momento non esiste uno studio clinico sanitario che mostri l’impatto dell’uso del taser sul corpo umano, e anche se esiste non è stato reso pubblico. In ogni caso, c’è un problema di trasparenza”. 

Amnesty ha aperto un dialogo con le forze e i sindacati di polizia, per chiedere garanzie su tre aspetti che riguardano il comportamento delle forze dell’ordine: oltre al taser, si chiedono garanzie anche sull’uso della pistola-lazo, attualmente in fase di sperimentazione, che “spara” un laccio per immobilizzare il soggetto. E poi c’è il grande tema dei codici identificativi sulle divise, elemento di trasparenza che mostrerebbe la volontà delle forze di polizia di rispondere delle proprie azioni e allo stesso tempo accrescerebbe la fiducia dei cittadini. “Per il momento, purtroppo, il dialogo non ha portato particolari risultati”, conclude Noury.

Tratto da Valigiablu



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