Tanzania, sfratti e violenze per 70.000 nativi masai
Il governo della Tanzania ha iniziato una brutale repressione delle proteste, sfollando i Masai dalle loro terre per realizzare una zona di caccia
Il 9 giugno le autorità della Tanzania hanno iniziato a demarcare e sfollare la zona di Loliondo, un’area di 1.500 chilometri nel nord-est del distretto di Ngorongoro abitata da circa 70.000 nativi masai. L’intenzione è quella di trasformarla in uno spazio turistico dedicato al safari e alla caccia sportiva.
Di fronte alla protesta pacifica dei nativi masai, le forze dell’ordine della Tanzania hanno reagito con violenza ferendo decine di manifestanti a causa dell’utilizzo indiscriminato di gas lacrimogeni e proiettili. Avvocati, consiglieri e attivisti masai sono stati arrestati: 19 persone in tutto, di cui nove leader politici. Secondo quanto riporta Amnesty International, ci sono stati anche alcuni morti.
È dal 1992 che il governo della Tanzania ha destinato l’area di Loliondo ad attività “ricreative”, affittando l’intera zona alla Otterlo Business Company, un conglomerato aziendale degli Emirati Arabi. I lavori per la Loliondo Game Controlled Area non sono mai iniziati: le Nazioni Unite hanno chiesto alla Tanzania di bloccare gli sfratti per le decine di migliaia di cittadini residenti.
Le operazioni in corso sono il quarto tentativo di sgombero: nel 2009, 2013 e 2017 sono stati già sfollati i villaggi di Olorien, Kirtalo, Ololosokwan e Arash. Nel 2018 la Tanzania aveva fermato gli sfratti perché la Corte di giustizia dell’Africa orientale aveva chiesto di aspettare la sentenza sul ricorso presentato dai Masai, che sarebbe arrivata il 22 giugno. Gli sgomberi, tuttavia, sono iniziati prima e con il massimo della violenza possibile.
Il problema delle zone di “conservazione” dedicate alla caccia da trofeo sono una piaga in Africa, perché con la scusa di convertire le zone in aree naturalistiche viene data la possibilità agli abbienti del primo mondo di uccidere indiscriminatamente zebre, antilopi e quant’altro.
È accaduto ad esempio in Zimbabwe, nella regione dello lowveld, dove alla fine è intervenuto un fondo internazionale per istituire la Save Valley Conservancy, difendendola dal bracconaggio, e salvare il rinoceronte nero dall’estinzione.
In Tanzania, il fatto che ci sia un conglomerato industriale di mezzo non aiuta: la Otterlo Business Company è tristemente famosa per sfratti violenti e incendi dolosi nelle zone da liberare, e organizza sontuose battute di caccia per la famiglia reale degli Emirati Arabi. E l’imperativo per rendere l’area “agibile” è vietare pascoli e presenza dell’uomo: in particolare i Masai, che abitano quelle terre dal XVI secolo.