Taïro: una chiaccherata con il reggaeman franco-marocchino che ci racconta il reggae a modo suo
In questa intervista, il reggaeman franco-marocchino Taïro, ci racconta la sua storia, i suoi progetti futuri e le sue influenze. Nato a Parigi nel ’78, si è avvicinato alla musica grazie ai dischi in vinile di sua madre e alla lotta portata avanti da suo padre: un rivoluzionario politico marocchino. Attualmente Taïro ha all’attivo quattro street tape (l’ultimo del 2014 “Street Tape Vol.4”) e due dischi (Chœurs et Âme del 2009 e Ainsi soit-il del 2013), ma è pronto ad invadere la scena reggae francese con un nuovo disco e il nuovo Street Tape.
Perché Taïro? Cosa ti ha spinto a scegliere questo nome d’arte?
Quando ero più giovane, andavo tutti i martedì al negozio di dischi per ascoltare i nuovi 45 giri che arrivavano. Vedendo i soprannomi dei cantanti come Buju, Sizzla e gli altri, mi dissi che anche io ne avrei dovuto trovare uno. Ho cercato un nome che avesse un senso e un buon suono. Mi sono imbattuto in “tyro”, che in inglese significa principiante, beginner. Mi è piaciuto da subito. Per me la musica offre la possibilità di apprendere e di fare scoperte infinite, inoltre ho imparato la musica da auto-didatta e questo nome mi calza a pennello.
Chi sono gli artisti che ti hanno segnato di più e che influenzano maggiormente la tua musica?
Tra gli 8 e i 12 anni, Marley, era quello che preferivo tra i dischi di mia madre, ma lei ne aveva anche altri come quelli dei Police, dei Beatles, Janis Joplin, Jimi Hendrix o di cantanti francesi come Jaques Brel o Maxime le Forestier. Ascoltavo anche molto rap e di seguito ho cominciato a scoprire gli artisti giamaicani come Barrington Levy, Dennis Brown, Gregory Isaacs e altri, andando al negozio di dischi il martedì. Colui che mi ha sconvolto più di tutti, però, è sicuramente Sizzla, il suo stile, un misto tra il cantato e il toasting* mi ha incantato e mi ha fatto venire la voglia di fare lo stesso. Non potrò mai ringraziare abbastanza la musica giamaicana per quanto mi ha ispirato. Con il tempo ho scoperto anche la musica Soul ma mi definisco un fan della musica in generale. Mi piace soprattutto la musica tipica, roots: quella carica di storia e di tradizioni.
Nelle tue canzoni troviamo diversi temi, dall’amore alla politica. Cosa ispira i tuoi testi?
L’attualità, la strada ma anche letture poetiche, ad esempio. Non so sempre definire perché certe cose mi passino per la testa, ma spero sempre che le mie esperienze e le storie che racconto possano essere utili a qualcuno. Ho cercato di fare in modo che la mia musica potesse essere utile alla gente. Parlo di tutto ciò che mi tocca. Dell’amore tra le persone e delle ingiustizie di questo mondo.
Cosa dobbiamo aspettarci dai tuoi progetti musicali futuri?
Il prossimo album sarà puramente reggae, con alcune influenze Soul ma soprattutto con basi reggae, dal rub-a-dub al roots. Volevo fare un album di reggae classico in francese per dimostrare al pubblico francese cosa è possibile fare in termini di qualità musicale e di contenuti. Spero di vincere questa scommessa.
Sono entrato in studio con diversi musicisti e abbiamo suonato come un gruppo completo. Anche se ho composto la maggior parte delle melodie, ho lasciato che gli altri musicisti si esprimessero con le loro idee e il loro savoir-faire. Il risultato ci piace molto e s’identifica con la musica che ci piace ascoltare. Dopo l’uscita dell’album nel marzo prossimo, uscirà lo “Street Tape Vol.5” che conterrà brani più dancehall e con stili misti. Mi piace molto sperimentare nuove cose e produrre dischi con sfumature musicali diverse.
Cosa ne pensi della scena reggae attuale in Francia e in Europa?
La scena reggae francese ed europea è in forte crescita. Artisti come Million Style, Gentleman o Alborosie che cantano in inglese s’insinuano nella scena internazionale. Gli artisti francesi come Bigga Rank e Naaman sono già riusciti a conquistare una parte del pubblico francese. Sono convinto che il reggae abbia un ruolo importante da svolgere in futuro. Il pubblico, e noi tutti, abbiamo bisogno di canzoni significative per noi stessi e sensibili a proposito di temi differenti, oltre alle canzoni che rispondono ai bisogni del mercato. C’è bisogno d’intrattenimento, ma anche di significato e di sincerità.
C’è un artista in particolare con cui sogni di collaborare?
Gli artisti con cui mi piacerebbe collaborare sono molti. Da Luciano a Stromae passando per Damian e Stephen Marley, solo per citarne alcuni. Mi piacerebbe anche produrre qualcosa con Buju o con Sizzla: sono artisti che mi hanno talmente segnato, che per me sarebbe un’immensa gioia ed un onore collaborare con loro.
Per concludere… Preferisci il fumo o l’erba?
Mi piacciono entrambi ma sicuramente preferisco l’erba!
* Il toasting (o toastin’ o toast o chatting) è uno stile vocale usato nella musica reggae che consiste nel parlare o cantare/cantilenare sopra un riddim o un beat. È composto dalla creazione di un flusso sonoro ininterrotto, all’interno del quale le parole sono abbreviate, storpiate o pronunciate molto rapidamente.