Legalizzazione in Svizzera: la qualità per sconfiggere il mercato nero
Sono arrivati i primi dati dal Grashaus project in corso nella città di Basilea
Puntare sulla qualità dei prodotti per ridurre il mercato nero e l’impatto sulla salute dei consumatori: sono questi i punti principali del Grashaus Project, l’esperimento di legalizzazione controllata in corso nella città di Basilea in Svizzera.
Sanity Group ha infatti raccolto i primi dati che sono stati raccontati da Cannabishealthnews dai quali si evince che la prima tendenza riscontrata è quella dello spostamento dei consumatori verso vendite regolamentate e metodi di consumo “a basso rischio”, come commestibili ed estratti.
Attualmente sono circa 700 i partecipanti allo studio pensato per includerne fino a 3950, e il motivo va ricercato nella complessità della partecipazione. Per partecipare è infatti necessario effettuare innanzitutto un test online, chi lo passa può procedere partecipando ad un evento formativo online. A questo punto c’è il colloquio presso il punto vendita più vicino, con un infermiere specialista che deve confermare l’idoneità, prima del rilascio di un apposito documento. Poi, dopo la conferma della residenza del soggetto, si dovrà compilare un questionario online: completato questo ultimo scoglio si può procedere con il primo acquisto legale in uno dei due negozi ad oggi presenti ad Allschwil e Liestal che fino ad oggi hanno venduto 35 kg di infiorescenze e 4 kg di hashish.
LEGALIZZAZIONE SPERIMENTALE IN SVIZZERA: QUALITÀ E SICUREZZA
Attualmente, dei circa 700 partecipanti, circa l’80% è maschio e quasi un quarto ha un’età compresa tra i 23 e i 27 anni. La prima tendenza segnalata è quella dello spostamento verso forme di consumo “a basso rischio” e un calo nell’uso di fiori e hashish, con forme alternative di consumo come estratti, vaporizzatori ed edibili che hanno mostrato la crescita più forte. Dall’inizio, soprattutto le vendite di estratti (due tipi di olio, uno con THC al 20% e uno con THC e CBD in proporzione 1:1 al 10%) sarebbero aumentate di circa il 50%, uno sviluppo che potrebbe essere dovuto alla “consulenza professionale mirata” che viene fornita nei due punti vendita su forme di consumo meno dannose per la salute rispetto al fumo.

Secondo i ricercatori la risposta iniziale al progetto pilota sia stata “positiva” con la “sicurezza dell’approvvigionamento” e la “qualità del prodotto” come ragioni principali per partecipare, mentre diminuisce la quota degli acquisti paralleli di prodotti dal mercato illegale.
MERCATO NERO DIMEZZATO
Nei sondaggi all’inizio dello studio, i soggetti del test hanno dichiarato di ottenere cannabis da fonti illegali in media circa 20 giorni al mese. Nel corso della loro partecipazione allo studio, il numero era sceso del 50% a circa 10 giorni. Allo stesso tempo, il numero di giorni al mese in cui i soggetti del test hanno consumato i prodotti dello studio è stato di circa 20 giorni.
Il professor Michael Schaub, direttore scientifico dell’Istituto svizzero per le dipendenze e la ricerca sanitaria ISGF, che dirige lo studio, commenta: «Il fatto che abbiamo potuto registrare tali primi successi, anche grazie a una consulenza professionale mirata nei punti vendita, è uno sviluppo promettente. Perché l’obiettivo del progetto pilota, ovvero mettere a disposizione dei consumatori prodotti sicuri e di alta qualità provenienti da fonti controllate e quindi ridurre al minimo in particolare i rischi per la salute, è ovviamente sempre al centro dell’attenzione. Speriamo di destigmatizzare l’uso della cannabis, di creare una base basata sull’evidenza per l’ulteriore dibattito sulla legalizzazione in Svizzera e di essere in grado di dimostrare a lungo termine che un’ampia gamma di prodotti di alta qualità può rappresentare un vero alternativa per i consumatori al mercato non regolamentato».