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Super Autofiorenti

Whiteberry

Strain: Blue Amnesia XXL, Moby Dick XXL, Haze XXL, Cheese XXL, White Berry, Super Skunk, Black Cream, Dark Devil e Magnum

SeedsBank: Buddha Seeds, Dinafem Seeds, Paradise Seeds, Sensi Seeds, Sweet Seeds

Ad ottobre ho deciso di abbracciare l’arrivo dell’autunno con un ciclo indoor intensivo composto da diverse genetiche autofiorenti, provenienti da alcune delle seedbank più celebri nella produzione di questo tipo di semi. I motivi che mi hanno portato a questa scelta sono stati dettati principalmente dal desiderio di conoscere meglio gli incroci di ruderalis per fare sperimentazione e dalla disponibilità di semi (alcuni comprati, gli altri vinti e regalati).

SETUP

– Lampade HPS Gavita + LED Apollo
– Terriccio Plagron All-mix + perlite
– Vasi Tex Pot in materiale geo-tessile da 7 litri (con capienza massima fino a 10)
– Sottovaso Water Tray Secret Jardin
– Fertilizzanti Plagron e minerali puri
– Irrigazione manuale
– Estrattore d’aria da 2350 m³/h con filtro ai carboni attivi
– Ventola immissione da 1400 m³/h
– Tubo fonoassorbente
– Ventilatori a elica
– Termo-igrometro digitale
– Timer analogico e timer digitale
– Umidificatore con ionizzatore + deumidificatore

SEMINA E CRESCITA

Per evitare un successivo stress da travaso (superfluo nel caso delle piante autofiorenti, dato il loro breve ciclo di vita), la semina è avvenuta direttamente nei vasi definitivi da 7 litri, riempiti con terriccio Plagron alleggerito con l’aggiunta di perlite. Ho impostato fin da subito un fotoperiodo di 20/4h suddiviso però in due fasi di luce distinte: 12 ore con illuminazione HPS Gavita (1150W) e 8 ore con illuminazione LED Apollo (2x280W).
Le piante hanno risposto bene alla combinazione di LED come supporto alle lampade HPS, mostrando una crescita compatta e uniforme.

Dopo le prime settimane di crescita, con la comparsa dei primi prefiori, ho proceduto con una potatura apicale, principalmente perché non mi piaceva l’idea di lasciare una sola cima apicale a dominare su delle piante XXL; ho praticato il FIM dopo meno di 12 ore dalla comparsa del primo prefiore, momento in cui la pianta ha raggiunto l’età adulta ed è pronta alla produzione di infiorescenze. Ho pensato che limitando la potatura solo alla cima principale, in caso di eccessivo stress, al massimo avrei perso solamente quel getto centrale. Fortunatamente la risposta delle piante è stata ottima: non si sono manifestate né fasi di stress né di recupero, le piante hanno semplicemente continuato a crescere come se nulla fosse accaduto. Il resto della crescita è proceduto senza problemi, con uno sviluppo molto rapido e abbondante che segna una differenza evidente con la vecchia generazione di genetiche autofiorenti, più lente e meno produttive di quelle nuove.

crescita coltivazione cannabis

FIORITURA

Dopo circa tre settimane di crescita, con la comparsa dei primi prefiori è iniziata la fase di fioritura, durante la quale ho mantenuto il fotoperiodo a 20/4 sempre con la combinazione di HPS e LED a dividersi le ore di luce.

Alla sesta settimana dalla semina ho notato con piacere che il FIM è riuscito pienamente, facendo sviluppare a queste piante il doppio dei cloni. Finalmente un po’ di autofiorenti come si deve! Devo dire che durante la fioritura le autofiorenti mi hanno sorpreso, sarà perché si fertilizzano meno delle regolari ma profumano davvero tanto. Per la fertirrigazione ho utilizzato i prodotti Plagron abbinati a microelementi minerali, il tutto somministrato in quantità relativamente basse trattandosi comunque di piante autofiorenti cresciute in un terriccio già fortemente prefertilizzato. Il tutto abbinato ad uno stimolatore sempre della linea di fertilizzanti Plagron.

Il resto della fioritura è proceduto senza problemi, con le temperature sempre sotto controllo e senza la comparsa di carenze o di eccessi. La combinazione di LED e Gavita si è rivelata azzeccata per questo ciclo-test; utilizzando l’HPS durante le 12 ore centrali e i LED solo nelle 8 ore di supporto tra la fase di buio e quella di luce, sono riuscito ad ottimizzare temperature, consumi e resa. Ovviamente la resa sarebbe maggiore utilizzando sempre HPS, ma chi vedesse dal vivo queste autofiorenti difficilmente si lamenterebbe.

Ripensandoci ora, credo che utilizzando LED più potenti come supporto laterale ad un’illuminazione HPS, si potrebbero ottenere risultati eccezionali.

CONSIDERAZIONI

Anche se molte volte ho trovato autofiorenti fatte bene (con le manipolazioni corrette fatte al momento giusto) questo ciclo mi ha fatto rivalutare molto positivamente il lavoro di breeding svolto durante gli ultimi anni con queste genetiche, in particolare mi sono ricreduto rispetto al lavoro svolto dalla Dinafem: quelle autofiorenti si sono rivelate delle genetiche stabilizzate alla perfezione, con una crescita vegetativa molto compatta seguita da una fioritura esplosiva.
Non ho mai coltivato piante così veloci con temperature ambientali medio-fredde.

Le ritengo piante perfette per la coltivazione outdoor. In indoor sono un po’ incontrollabili ma probabilmente adatte allo ScrOG o a tecniche di piegatura come l’LST. Sicuramente le proverò in outdoor il prossimo anno. Se hanno dato questi risultati in vasi da 7 litri immagino come possano comportarsi in vasi da 18 o 25 litri con luce naturale…

MJM 
tratto dal forum di enjoint.com

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’ CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.


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