Sulla cannabis l’ennesima vittoria di Alfano: No del governo alla depenalizzazione
Prima l’articolo 18, poi l’innalzamento al tetto dei contanti e il ponte sullo stretto di Messina, ora la cannabis e il reato di immigrazione clandestina. Già qualche giorno fa un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano aveva lanciato l’ipotesi: l’uomo forte del governo in realtà è Angelino Alfano. Dopo che per mesi era stato accusato di “essere l’Avis” di Renzi e di non avere il “quid” per fare il capo, il ministro degli Interni sta ottenendo una vittoria dopo l’altra. Dimostrando che probabilmente aveva ragione lui quando rivendicava il suo stare al governo dicendo che Renzi stava in realtà completando l’applicazione del programma del centro-destra. A dimostrarlo anche l’ultimo caso sui reati di scarso allarme sociale.
FUORI CANNABIS E IMMIGRAZIONE CLANDESTINA. Nel decreto che riduce alcuni reati al rango di illeciti puniti solo con sanzioni pecuniarie approvato dal consiglio dei ministri sono infatti spariti proprio i due reati maggiormente invisi al leader di Ncd: il reato di clandestinità e quello di “mancato rispetto dell’autorizzazione per coltivazione di piante da cui ricavare sostanze stupefacenti”. Si trattava di punti troppo delicati per l’elettorato Ncd e troppo esposti all’opposizione della Lega e del resto del centrodestra. Tanto che proprio su questi due punti l’approvazione dei decreti, prevista per la scorsa settimana, si era arenata. Per risolvere lo stallo, il governo ha deciso che entrambi i reati continueranno ad avere rilevanza penale.
CANNABIS TRA REATI DI ALTO ALLARME SOCIALE. La norma approvata ha come obiettivo, secondo le parole del ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Decongestionare gli uffici ed evitare che si arrivi a una condanna che per chi non è recidivo è soggetta a sospensione condizionale della pena e quindi non viene scontata. Facendo in modo che l’illecito sia effettivamente sanzionato”. La sanzione amministrativa andrà da 5.000 a 15.000 euro per le contravvenzioni ora punite con l’arresto fino a sei mesi, da 5.000 a 30.000 euro per quelle punite con l’arresto fino a un anno e da 10.000 a 50.000 per i delitti e le contravvenzioni puniti con un pena detentiva superiore a un anno. L’altra novità è che il magistrato, una volta accordato l’indennizzo, per alcuni illeciti “stabilirà anche una sanzione pecuniaria che sarà incassata dall’erario dello Stato”.
DEPENALIZZATI I REATI DEI COLLETTI BIANCHI. La misura di depenalizzazione doveva riguardare tutti i reati considerati di scarso o nullo allarme sociale. Ma come abbiamo visto la coltivazione di cannabis per uso personale rimarrà reato penale. A completare la vittoria politica di Angelino Alfano il fatto che vengono invece ridotti a reati amministrativi altri reati “da colletti bianchi” verso i quali, storicamente, da destra si tende a chiudere un occhio. È il caso dell’uso di scritture private falsificate, della distruzione di scritture private e dell’omesso versamento delle somme trattenute dal datore di lavoro come contribuiti previdenziali e assistenziali fino a 10mila euro annui.
UN GOVERNO SEMPRE PIÙ A DESTRA (E PROIBIZIONISTA). Nelle ultime settimane, a seguito dell’uscita del governo di numerosi deputati dell’ala sinistra del Partito Democratico, da Beppe Civati fino al recente caso di Corradino Mineo, e al contemporaneo ingresso di deputati (ex) berlusconiani, come Denis Verdini e compagnia, l’asse del governo Renzi pare spostarsi sempre più verso destra. Un processo del quale la crescente influenza di Alfano è la cartina di tornasole. Analizzare questo spostamento d’asse dal punto di vista del movimento antiproibizionista significa innanzitutto una cosa: stanno uscendo dal governo deputati in favore della legalizzazione, mentre al loro posto stanno entrando ferventi proibizionisti. Sicuramente non un buon segno in vista della prossima discussione del ddl per la legalizzazione.