Sudditi o sovrani
Spesso sentiamo denunciare la perdita di alcuni dei diritti inviolabili dell’uomo. Questo è vero, stiamo perdendo alcuni dei diritti conquistati dai nostri nonni. Ma sappiamo cosa sia esattamente un diritto inviolabile?
Questa domanda tutt’oggi impegna molti studiosi e costituisce ancora un problema aperto.
Art. 2 – La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Noi fruitori dell’infiorescenza di cannabis, siamo cittadini italiani e come tali possiamo collaborare all’applicazione di questi diritti. Quando saremo consapevoli che in molti di noi questa sostanza collabora nello svolgere la propria personalità?
Se saremo consapevoli di questo e non succubi delle interpretazioni ufficiose della pubblica amministrazione con la sua visione miope della giurisprudenza e dei diritti, allora potremo rivendicare il diritto a fruire di questa pianta.
SOVRANI
Iniziamo dal D.P.R. 309/90 (JERVOLINO-VASSALLI) la legge quadro italiana sulle sostanze stupefacenti. Molte sentenze costituzionali sono state emesse in questi anni sull’argomento, ma mai la Corte Costituzionale si è espressa sul merito di questa legge; lasciando trapelare dubbi sull’incostituzionalità del criminalizzare la cannabis.
Quando fu approvata ricevette moltissime contestazioni che sfociarono, 3 anni dopo, nel Referendum abrogativo del 1993 (“Abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe”) voluto dal popolo sovrano, in quanto unico mezzo per modificare la legge. La politica all’epoca avrebbe potuto interpretare la volontà del popolo ma preferì operare esclusivamente sugli articoli abrogati.
Ci sono volute continue sentenze per affermare la non punibilità penale del consumo personale, di gruppo, per motivi religiosi, ecc., ma ancora oggi, dopo 25 anni, non abbiamo nessuna certezza sulla sua reale legittimità.
SUDDITI
Passano 16 anni dalla legge “JERVOLINO-VASSALLI” e nel febbraio 2006 viene approvata la Legge detta “Fini-Giovanardi”. In una penisola che piano piano cercava di depenalizzare a suon di sentenze il consumo personale e la coltivazione domestica, un governo di destra, pochi giorni prima della conclusione del mandato di governo, approva una legge incostituzionale perché inserita all’interno del decreto sulle Olimpiadi invernali di Torino.
12 febbraio 2014 la Corte Costituzionale sentenzia l’incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi, che ha deviato la giurisprudenza italiana per 8 anni. Questo legittima la politica a continuare ad approvare dei decreti d’urgenza per colmare i buchi legislativi causati dalla sentenza.
E OGGI…?
Possiamo continuare a sottometterci a quello che ci viene dettato dalla Pubblica Amministrazione che ha spesso dimostrato incompetenza nel interpretare i nostri diritti, aspettando un po’ di carità dalla politica?
Oppure possiamo usare il nostro intelletto nell’interpretare gli originali dettami della Costituzione Italiana, magari costituendoci in associazioni sindacali a tutela della libertà di espressione della propria personalità fruendo della cannabis e dei suoi derivati.
Da mesi sta germogliando il movimento “Canapa Social Club”, un derivato italiano del modello Cannabis Social Club (ENCOD). Il progetto CanapaClub, presentato alla Fiera “Canapa Mundi, in questi mesi ha riletto con occhi cannabici alcuni punti della Costituzione italiana (www.facebook.com/CanapaClub) e con una presentazione alquanto istituzionale:
I Canapa Social Club sono delle formazioni sociali ove si svolge la personalità dei cittadini fruitori dell’infiorescenza di Cannabis nei CSC tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Ogni socio di un CSC ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della Canapa e derivati il CSC tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (consumatori e non).