Nuovo studio: la cannabis non è una droga di passaggio
Un nuovo studio condotto su 4mila gemelli dimostra che la cannabis non è una droga di passaggio verso le droghe pesanti. Tutt'altro, può ridurre le altre dipendenze
Cavallo di battaglia dei proibizionisti, che inconsciamente definisco la cannabis come tale, per droga di passaggio si intende una sostanza psicoattiva la cui assunzione porta al consumo di altre sostanze stupefacenti, dagli effetti spesso più intensi e pericolosi.
Ma è davvero così? Assolutamente no. La cannabis non è una sostanza di passaggio che, se utilizzata, predispone al consumo di droghe pesanti come cocaina ed eroina, anzi, può aiutare a disintossicarsi.
A sostegno di tale tesi arriva uno ricerca che, rifacendosi a due studi decennali dell’Università del Colorado e dell’Università del Minnesota, vuole sfatare questo falso mito e dimostrare che quando uno Stato regolamenta la cannabis, non porta né all’abuso dell’erba stessa né a quello di altre sostanze.
CANNABIS DROGA DI PASSAGGIO: COSA DICE LO STUDIO
Introdotta negli anni 30′, quando la guerra alla droga si faceva strada con campagne di disinformazione negli Stati Uniti, e poi in tutto il mondo, criminalizzando la cannabis a favore del Dio denaro, la teoria della cannabis come droga di passaggio è stata a lungo sbandierata per bloccare gli sforzi di legalizzazione.
Questo studio condotto su 4mila gemelli, dei quali il 40% in uno Stato in cui l’uso ricreativo della cannabis è consentito (Colorado) e il 60% in uno Stato senza cannabis legale (Minnesota) “controlla un’ampia gamma di variabili, tra cui l’età, il background sociale, la vita domestica e persino l’eredità genetica”, ha detto l’autore John Hewitt.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Psychological Medicine, ha osservato gli individui in due diversi momenti: prima del 2013, quando il Colorado ha legalizzato la cannabis ed aperto i primi dispensari dello Stato, e dopo, e ha tenuto conto dei cosiddetti fattori confondenti come uso di alcol, tabacco, cannabis e altre sostanze illecite e le eventuali conseguenze sulla salute mentale.
“Per quanto concerne l’utilizzo moderato di cannabis, che valeva per la maggior parte dei soggetti, la legalizzazione non sembra aumentare il rischio di disturbi da uso di sostanze“, ha dichiarato Dr. Christian Hopfer, coautore dello studio. Inoltre, nella sezione risultati viene scritto chiaramente che: “La legalizzazione della cannabis non era associata ad altri esiti avversi […] incluso il disturbo da uso di cannabis. Nessun fattore di rischio ha interagito significativamente con lo stato di legalizzazione per predire qualsiasi esito”.
La ricerca ha evidenziato anche che non c’è alcun legame tra la legalizzazione e i problemi cognitivi, psicologici, sociali, relazionali o finanziari degli individui. “Non abbiamo trovato alcun supporto per molti dei danni che la gente teme con la legalizzazione – ha riferito l’autrice principale Stephanie Zellers – Dal punto di vista della salute pubblica, questi risultati sono molto rassicuranti”.
L’IMPORTANZA DELLA (VERA) INFORMAZIONE
Se la cannabis non viene più associata a una droga di passaggio lo si deve alle campagne d’informazione che dal basso hanno guadagnato l’attenzione dell’opinione pubblica ancor prima della classe politica, perché se davvero siamo una democrazia allora è il popolo che detta – o dovrebbe dettare – legge.
Per nulla interessati alle grandi reti nazionali e ai salottini televisivi, che instancabilmente raccontano menzogne sulla cannabis. Ma dai vicoli più remoti alle persone escluse dalla società, la voce del popolo sta risorgendo per scrivere una nuova storia – o meglio – raccontare la verità.
Contrariamente al tabacco, all’alcol e i farmaci, che mietono milione di vittime l’anno, non c’è mai stato un morto per overdose di marijuana e mai ci sarà. Ma allora perché è stata proibita? Perché è l’unica risorsa che mette alle strette gli affari delle grandi multinazionali, battendole su tutti i fronti. Sia in termini ambientali che di risorse impiegate.