Storie di un Larssen: dall’Inghilterra all’est Europa passando per il Salento
In questo articolo è doveroso anticipare ai lettori il volo pindarico in questione: decidiamo di allargare le congiunture, di trasferirci nell’Est Europa, abbandonando il grigiore delle periferie londinesi e passando per le terre della Puglia per rapire il personaggio che è saltato su Electro Zone.
Larssen è stato definito nel corso degli anni duemila come ambasciatore italico del suono dubstep e più in generale della cultura bass music. Gabriele Panico a.k.a. Larssen, sonda i territori elettronici a partire dagli anni ’90, affiancando all’attività di dj quella di producer; inizia ad esplorare tecniche e macchine analogiche rivoluzionando i concetti di club music e dancehall ed arrivando a pubblicare nel 2012 per la label Pocket Panther, il suo primo album, “Pninism”, catturando così l’attenzione della maggior parte dei network europei del settore.
“Pninism”, rappresenta tutt’oggi una vera e propria anomalia: non è cosa di tutti i giorni che un dj/producer pubblichi un vero e proprio album di botto, come nel caso del nostro Larssen, italiano solamente all’anagrafe; consigliato a chi se l’avesse perso per la strada, l’album racchiude 14 episodi sonori, a metà fra il garage uk, il dub e le reminiscenze jungle. Instancabile personaggio dotato di più personalità, il nostro Larssen a parte gli show come ghost dj su Bass.Fm, è autore anche della rubrica “Larssen Box” nel format SocaBeat, dove i suoni diventano parole e viceversa.
Dal 2013, con il sostegno di Pocker Panther, ha deciso, sottoforma di trilogia, di andare a scavare nella world music, inebriarsi dei loro odori e imbastardirli con l’electronic music; influenzato probabilmente dal capolavoro Mala in Cuba ad opera dell’anglo jamaicano Mala, fondamentale ed imperdibile producer del dubstep. E così, dopo il primo Ep Maputo Hi-Fi, dove il dubstep flirtava con la cultura musicale africana, il nostro producer esce allo scoperto con Karzali, fuori da pochissimo e disponibile al momento in versione digitale sul canale Beatport. Quattro tracce più un remix, che racchiudono l’essenza dell’incontro fatto fra l’electronic music e i suoni dell’Est Europa.
Con Karzali si stravolge ogni concetto che si fonda su basi solide e su schemi ben concepiti: si parte dai suoni dell’Islam mescolati sapientemente con la techno di Clash Qadiri, passando per Tirana Steppers e Vlora, quelle che meglio riassumono l’incontro fra il dub e la cultura balcanica ed arrivando al remix di Western Suckers, traccia proveniente da “Pninism”, ad opera di Vigo.
Una nota a parte invece, la merita Hi tech Teheran, senza ombra di dubbio la piccola perla custodita in Karzali; qui, il suono di Larssen raggiunge la sua pienezza e fa capire che le frequenze basse scorrono nelle vene come poco altro. Un intro che giustifica parte del titolo del brano, per poi farci tuffare nel tipico sound del nostro producer: tratto distintivo, una linea di basso tiratissima; un po’ come nella jungle quelle di Dillinja.
Andando al sodo, Karzali di Larssen, conferma le volontà del dj: ricercare, trovare soluzioni sonore di rilievo e creare nuovi sentieri; fare musica con tutta l’eredità che questo nome comporta.
«Karzali in not a world music album: it’s a world wide bass music trip». [Beatport]
Francesco Cristiano
www.ciroma.org