Un libro sull’erba più buona della Cina e sulla prima comune surfista che la provò
«Quest’erba è dannatamente buona, Ajie!» «È di DaDongge! Si tratta bene l’amico, eh? D’altronde cosa resta all’uomo se non la gioia della ricerca, del miglioramento di se stesso? E se l’uomo non tenta con tutti gli strumenti messigli a sua disposizione da Madre Natura come potrebbe mai riuscire in un compito così difficile?» «Ci mettiamo a fare i filosofi ora…» sfottendolo. «Fuma fratello! Fuma!» «A guardie qui come stiamo messi qui?» chiesi. «Guardie? – rispose Ajie – Non ci pensare neanche alle guardie che qui non valgono niente… Basta dare loro un pacchetto di sigarette e sai cosa ci fanno con la legge? Con la legge di chi poi? Rilassati su non ci pensare… Qui, non c’è pericolo! Anzi, sai che ti dico, facciamone un’altra…» «Ah Ah! Ma subito? Aspetta un attimo – risposi facendo l’ultimo tiro – , dammi un attimo di tregua!» «Tregua? Tregua? Ma ancora non hai capito qui le cose come vanno? Qui il viaggio è cooooontinuo e tu l’hai solo appeeeeena iniziato! Non puoi interromperlo, fratello!» Aveva ragione. Perché interromperlo? (…)
(…) Prima del nostro viaggio, non avevo mai veramente notato il profondo pensiero che si nascondeva dietro il semplice fumare di Ajie. Lui era uno spirito puro che molti avrebbero scambiato per un semplice sbandato sociale, un dannato, un emerginato, un fattone. Uno scemo. Ma non non era così. E questa non è nessuna apologia della droga. Lo vedevo: Ajie era un saggio, in un certo senso un risvegliato. Un giovane che aveva sofferto molto e che aveva esperito il mistero che si nasconde dietro il velo apparente della vita. Perché Ajie l’aveva vista, ci aveva parlato, amoreggiato, ci aveva fatto a botte, l’aveva morsa ed era stato graffiato, eppure continuava a cercarla, la vita, per ridefinire con lei un rapporto equo e responsabile. Un rapporto di amore e odio con il lato top secret del Dao. Aveva anche due puntini rossi sul braccio, come se fosse stato morso dal serpente cosmico del destino.
L’ispirazione si nascondeva dietro ogni angolo, dietro ogni vaso, ogni fiore, ogni bellezza, ogni penna, ogni singolo pezzo di carta, ogni gingillo e dietro tutte le fotografie. I quadri erano disposti con una cura, con una perfezione michelangiolesca. Tutto fluiva in quel fumo che si mescolava all’aria creando una stabilità d’intenti e di desideri inimmaginabile per chi non è stato seduto su quel divano, in quel momento, e non ha avuto esattamente le nostre esperienze e le nostre percezioni. (…) La marijuana in quel contesto era un catalizzatore di pensieri e di entità invisibili, che già sono. Creatore enteogenico, nulla più. Scusate se è poco. Non so per quanto tempo non parlammo, distratti da pensieri felici e distanti. Eravamo semplicemente appagati di essere uniti da un’avventura che avrebbe deciso per sempre le sorti delle nostre vite.
«Voi, in Italia, potete liberamente fumare marijuana? Nel senso, è legale?» chiese all’improvviso DaDongge risvegliandosi da un torpore accettato. «Purtroppo è un po’ come qua. È ancora illegale; in Europa sembrerebbe si possa presto cambiare politica, sulla scia della Spagna, del Portogallo. Anche negli USA qualcosa si sta muovendo. Ma non si sa bene quando tutto cambierà. Ci sono nuovi movimenti politici, partiti che fingono di essere veramente interessati alla salute fisica e spirituale del popolo. Ma c’è carenza d’intellettuali e di gente con la voglia di battersi, anche rischiando, per il bene di tutti. Ho letto su internet che a casa qualcuno sta portando avanti battaglie sempre più serrate per la legalizzazione, ma non mi tengo molto aggiornato perché non mi piace la politica di oggi, è menzogna, e gli interessi dietro ogni singola decisione politica sono solo di pochi industriali, di gruppi di potere e compagnia bella. Insomma sempre la solita storia. In Italia c’è pure il Vaticano, che continua a nascondere illustri segreti dietro l’oro di San Pietro e non gradirebbe certo il risveglio indipendente delle coscienze di chi fa donazioni, no? Comunque… Restiamo positivi dài, perché questo presente al futuro orwelliano, noi proprio non lo vogliamo!»
Avevo dedicato tempo alla questione, ma purtroppo sul discorso droghe leggere predomina una crassa ignoranza. Anche se la verità scientifica, storica e religiosa è alla portata tutti, tutti se ne fregano. Com’è possibile che i politici ancora possano solo pensare di mascherarsi compiutamente dietro le falsità del lobbismo mafioso e della farmacologia moderna? Questo per me rimane un mistero. Forse perché ho sempre avuto un rapporto ingenuo con la politica, con il potere, e in generale con tutti gli uomini. Comunque, la sola idea che in Italia si fosse potuto finalmente tornare a usare una pianta demonizzata da decenni a causa degli interessi industriali, mi avrebbe reso talmente felice da correre per strada ad abbracciare tutti gli italiani in Madrepatria. Là, lontano lontano. «Capisco…» disse dal silenzio DaDongge. Non sembrava neanche veramente interessato all’argomento, era più una mezza curiosità. Tanto fumavamo lo stesso.
Estratto da “Karma Hostel” di Francesco De Luca Per gentile concessione delle Edizioni Il Foglio