Stop divieti
Immaginiamo per un attimo un mondo diverso, non fatto di uomini ma di macchine. Vi piacerebbe? Cosa avrebbe di diverso? La prima cosa che mi viene in mente è la limitazione. Un robot non è libero e, in quanto non è libero, non può scegliere, non può decidere, non può scrivere, non può innamorarsi. È una macchina. Alle macchine non si danno leggi. E benché ci siano delle leggi che regolano il funzionamento della macchina, la macchina non le può assolutamente trasgredire, perché il robot che non segue le sue leggi è la macchina rotta. Mentre nell’uomo la libertà fa sì che fra le leggi e il comportamento ci sia sempre una differenza, un distacco, ossia uno spazio per la libera decisione individuale.
Se vogliamo andare più a fondo dobbiamo rilevare, come ci insegna il filosofo tedesco Immanuel Kant, che la libertà è la facoltà di dare ad un’azione un inizio assoluto. Parlare di libertà è molto difficile, poiché è un concetto multi sfaccettato e legato a tantissime variabili. Di sicuro il progresso, per molti aspetti, ha ampliato la libertà poiché ha allentato i vincoli naturali, ha messo l’uomo nelle condizioni di disporre di una più ampia gamma di scelte e di operazioni. D’altra parte ha potenziato il richiamo dell’esteriorità. Se l’uomo dispone di un più vasto campo di scelte, risulta altresì iperstimolato dall’esterno e quindi meno decisore di quanto all’apparenza possa sembrare. Di conseguenza l’uomo è eccessivamente provocato, fortemente indotto. L’iperconsumismo, caratterizzato dalla sfrenata ricerca di sempre nuovi e maggiori consumi privati, senza riferimento alcuno a effettivi bisogni e sotto forzatura dei mass media, determina di fatto una restrizione delle libertà dell’uomo.
E’ una libertà traviata, un’apparenza di libertà, perché nei fatti la libertà c’è e si consuma. In pratica la libertà è un’illusione, se si dà retta al pensiero di Kant che per libertà intendeva la facoltà di dare ad un’azione un inizio assoluto. Nonostante che la libertà sia un’illusione l’uomo continua a cercarla. La libertà non può esistere se non esistono dei limiti. Non è anche questa una contraddizione? L’uomo si pone il problema della libertà sostanzialmente dinanzi ad un ostacolo, ad un vincolo. Dinanzi ad un vincolo si accorge che può opporsi. Questa è la legge che misura la nostra libertà, ovvero un’esperienza generale della libertà.
Quando parliamo di libertà si pensa soprattutto a ciò che la vincola. Alle leggi, ai divieti, agli obblighi. Quello che ci è sempre stato dimostrato è che la libertà deve avere dei limiti, ovvero che i limiti siano necessari alla libertà affinché essa sfoci in un sistema vivibile. Ma si sbagliano. Annidati dentro di noi ci sono i precetti di un’educazione disumana, che ci ha abituato a temere il ruolo di chi decide, a rifiutare la forza di volontà come motore delle nostre scelte. La libertà non coincide con il puro e semplice fare, ma con la consapevolezza della dignità del fare.
Silvia Crema