Stop alle buste di plastica: in Cile è legge
È il primo paese dell’America Latina a legiferare per proibire l’uso dei sacchetti di plastica comunemente utilizzati negli esercizi commerciali. Al loro posto, borse di tela che sostituiranno totalmente quelle di plastica nella loro tipica funzione. Le grandi aziende hanno sei mesi e i piccoli commercianti due anni per applicare il divieto totale. In seguito, sono previste multe di 370 dollari per ogni busta di plastica consegnata ai clienti.
Il presidente Sebastián Piera è intervenuto personalmente a Santiago del Cile per celebrare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di questa legge attraverso un’iniziativa promozionale: ha distribuito lui stesso borse di tela sulla via pedonale Ahumada, nel centro della capitale, commentando che «il nostro impegno è passare gradualmente dalla cultura dell’usa e getta a quella sana dei materiali riciclabili e dell’economia circolare».
Una buona notizia che risponde in maniera concreta all’invito di Greenpeace che solo qualche settimana fa aveva ribadito la necessità di prevenire e ridurre la produzione di rifiuti di plastica a monte come unica strategia sostenibile a lungo termine: la quantità di rifiuti di plastica nei mari è in aumento, ogni anno vengono prodotti a livello mondiale 300 milioni di tonnellate di materie plastiche, di cui almeno 8 milioni finiscono nell’oceano.
«Vicino alle coste, tra Cile e Perù, ci sono isole di plastica della dimensione del Messico» ha sottolineato Marcela Cubillos, ministra dell’Ambiente cilena. «Il problema non è solo la quantità, ma soprattutto la durata. Perché questi sacchetti possono restare in natura fino a 400 anni senza degradarsi. E nella vita quotidiana non li usiamo che per mezz’ora», ha aggiunto.
In Italia intanto è partita domenica 5 agosto da Sabaudia, località balneare del Parco nazionale del Circeo, la campagna estiva del ministero dell’Ambiente per sensibilizzare contro l’abbandono della plastica sulle spiagge e per promuovere il bando della plastica monouso. L’iniziativa fa parte di un paino più ampio raccolto sotto l’hastag #iosonoambiente.