Stop alla ricerca sulla cannabis a Rovigo. A rischio la produzione italiana
Nel piano di riorganizzazione dei centri di ricerca italiani presentato al ministero dell’Agricoltura si prevede la chiusura del Cra di Rovigo, l’unico centro italiano nel quale si effettua ricerca sulla cannabis e luogo di produzione delle genetiche che vengono utilizzate dallo Stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze per la produzione di cannabis terapeutica.
Se ratificata dal ministero dell’Agricoltura, la proposta dei commissari avrebbe la conseguenza di affossare sul nascere la produzione di cannabis a scopi medici in Italia, da poco avviata in via sperimentale.
“Si tratta di una decisione che, se approvata, provocherebbe di fatto lo stop ad ogni ricerca sulla cannabis in Italia – spiega a Dolce Vita il Primo Ricercatore del Cra di Rovigo, Giampaolo Grassi – ed avrebbe come conseguenza anche il blocco, almeno temporaneo, alla produzione di cannabis terapeutica a Firenze”.
La proposta di riorganizzazione del Cra (nella foto a lato i dettagli) è stata redatta dalla triade di commissari straordinari posti dal ministero dell’Agricoltura al comando del centro di ricerca: il commissario Salvatore Parlato e i sub-commissari Michele Pisante e Alessandra Gentile. I commissari sono stati posti al lavoro dal ministero nel dicembre scorso con il compito di progettare la riorganizzazione del Cra, provvedendo a pianificare una “riduzione delle attuali articolazioni territoriali pari ad almeno il 50%, nonché alla riduzione delle spese correnti pari ad almeno il 10%, rispetto ai livelli attuali”. La chiusura del centro di Rovigo sarebbe però paradossale non solo per il fatto che metterebbe a rischio il diritto alla cura di migliaia di malati, ma anche sotto il profilo economico. Essa infatti da una parte vanificherebbe gli investimenti messi in campo per la produzione della cannabis a Firenze, e dall’altra obbligherebbe il Cra a trasferire tecnologie e strumentazioni per la ricerca sulla cannabis in un altro centro, con il risultato di provocare nuove spese e perdere mesi di tempo.“Spero che questa proposta sia dettata da una mancata conoscenza delle ricerche in atto a Rovigo da parte dei commissari – spiega Giampaolo Grassi – e d’altra parte questo non mi stupirebbe visto che pochi giorni fa ho avuto modo di confrontarmi con il sub-commissario Pisante, il quale non era neppure a conoscenza delle ricerche sulla cannabis terapeutica in corso a Rovigo e dell’importanza scientifica e strategica che esse ricoprono”.
La speranza, insomma, è che il Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina si renda conto delle conseguenze che tale stop potrebbe provocare alla ricerca italiana ed al diritto di cura dei malati, e decida di modificare le decisioni prese dai suoi commissari, i quali, a quanto pare, hanno deciso di effettuare tagli senza nemmeno preoccuparsi prima di capire quali tipi di ricerche si svolgessero nelle sedi del Cra né di comprenderne la portata strategica, a livello scientifico ed anche economico.