Stop ai rave party: il nuovo governo introduce multe, carcere e intercettazioni
Chiunque "invada" spazi pubblici in più di 50 persone è perseguibile: è per impedire i rave party, ma si limita la libertà e la cultura
Il primo consiglio dei ministri dell’attuale governo italiano ha introdotto un nuovo reato sui “raduni pericolosi”, voluto dalla presidente del Consiglio Meloni e da alcuni ministri e nato per limitare i rave party. Prima del clou atteso per Halloween è stata sgomberata un’area a Modena e identificate 1.383 persone e 150 vetture dove si stava svolgendo un rave party. “È finita la pacchia”, il commento del Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, che già nel 2021 aveva presentato con la Lega un disegno di legge che andava verso la direzione di contrastare e impedire i rave party in Italia.
Il 434-bis introduce una nuova forma di reato: “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. È perseguibile chiunque organizzi o promuova la cosiddetta “invasione” da almeno 50 persone, con la reclusione da tre a sei anni e una multa da mille a diecimila euro. La pena consente di disporre le intercettazioni per prevenire i rave, che di solito vengono organizzati tramite passaparola in chat e social. In caso di condanna, «è sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e di quelle utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione».
SI DICE RAVE PARTY, SI LEGGE OCCUPAZIONE
Il decreto sui rave party introduce un vero e proprio cavallo di Troia che inasprisce le pene di chi occupa. Claudio Mancini, deputato del Pd, ha commentato: «Se l’occupazione di un liceo diventa reato da tre a sei anni, siamo di fronte ad un fatto abnorme, a una limitazione del diritto di riunione dei cittadini». Letta ha aggiunto: «Il Governo ritiri il primo comma dell’art. 434bis di riforma del Codice Penale. È un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con una norma simile. È la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione».
E ancora, Giordano Masini di +Europa ha detto a Repubblica: «Il decreto del governo sui rave party, una volta letto il testo, ha tutta l’aria di essere una cosa ben più seria e più grave di quanto sembrasse ieri. Nella definizione di ‘terreni o edifici altrui, pubblici o privati’ ricade di tutto: i capannoni o i campi in cui vengono organizzati i rave, ma anche le università, i luoghi di lavoro, le piazze. E l’espressione ‘può derivare un pericolo per l’ordine pubblico’ è sufficientemente vaga per ricadere nell’arbitrio più assoluto. Di chi? essenzialmente dei prefetti, ovvero del governo». Insomma, la legge contro i rave party non solo risponde a un’emergenza di fatto inesistente in Italia, dove anzi la cultura rave subisce già fin troppe limitazioni con denunce, sequestri e intimidazioni. Ma rischia anche di diventare una minaccia per la libertà di riunione pacifica, nonché una forma di persecuzione nei confronti di una ben precisa sottocultura musicale.
IL RAVE PARTY NEL VITERBESE
Ancora peggio, questa risoluzione del governo nasce su una pila di fake news che hanno circolato senza sosta l’anno scorso, tra il 13 e il 18 agosto, quando al confine tra Toscana, Lazio e Umbria c’è stato il teknival Space Travel Vol. 2. Allora, complice anche l’annegamento incidentale di un ragazzo nei pressi del luogo dove si svolgeva il rave party, sui media apparvero le storie più assurde sul raduno, che vennero smentite da chiunque si fosse preso la briga di andarci sul serio. Ma era comunque troppo tardi: i rave party erano i nuovi nemici giurati dei conservatori, che non hanno dimenticato il conto in sospeso e l’hanno regolato appena saliti al potere.