Stokka & MadBuddy: Ogni stop è solo un altro start
Ogni stop è solo un altro start. Lo cantavano i Casino Royale in The Future, lo riprendono tributandoli Stokka & MadBuddy in… The Future. E qui possiamo riassumere il periodo passato tra Blocknotes e #Bypass, un intertempo lungo sette anni. Di crescita, evoluzione continua.
Dalle urla giovanili alle parole mature: questo il cambiamento più evidente; ma la qualità e l’attitudine della loro musica non ha avuto soluzione di continuità.
I Tasters sono tra le realtà più importanti dell’hip hop italiano: da Palermo centrale fino ai palchi di tutta Italia dal 2001 ad oggi rimanendo sempre coerenti. A voi, Stokka & MadBuddy!
Benvenuti sulle pagine di myHipHop.it! Cominciamo subito: il videoclip di “Con me” è datato luglio 2008, sarebbe dovuto essere l’apripista di Bypass senza l’hashtag. Quattro anni dopo esce il disco, e forse dell’idea iniziale è rimasta solo, appunto, “Con me”, tra l’altro pare rivista e impreziosita da un piano Rhodes finale. Quante volte l’avete pensato, ripensato, cominciato daccapo questo benedetto disco, da allora ad oggi?
Stokka: Ciao, è stato un processo lungo ma non affannato. Abbiamo cercato di dare sempre spazio al nostro istinto e alla nostra spontaneità. Durante questi anni abbiamo lavorato al disco ma sentivamo chiaramente che qualcosa non quadrava e che occorreva modificare il “tiro”. Abbiamo raccolto molti input e abbiamo messo da parte le idee valide, sacrificandone altre. Possiamo quindi dire che il disco è stato iniziato nel 2008 e finito nel 2012, anche se tutti gli anni precedenti sono serviti a raccogliere input e a gettare giù le idee per il completamento avvenuto nel 2012.
Buddy: Con me è un pezzo a cui siamo legatissimi e in realtà, l’edit con il piano rhodes è l’originale del 2008, ma avevamo tagliato l’assolo finale nel video e molti pensano che sia una parte nuova. Per quanto riguarda i vocals abbiamo registrato nuovamente le strofe nella settimana di studio in cui abbiamo registrato e completato tutto il disco.
Cookie Snap e Blessy sono i vostri due alter ego, diciamo così, elettronici: quanto c’è di loro in questo
disco e quanto la loro “nascita” e presenza ha influito sui ritardi del disco?
S: Non credo che i nostri “alter-ego” abbiamo influito per “rallentare” il disco, ma credo anzi che lo abbiano arricchito! Mentre in Blocknotes il ruolo di Buddy era più marginale rispetto ai beats adesso è stato interessante ascoltare il suo punto di vista, in quanto anche lui ormai, sotto il nome di Blessy, produce tanta roba interessante!
B: Io credo che alla fine comunque sia percepibile nel disco la mano di “Cookie Snap” oltre che di Stokka, e credo che abbia influito anche il mio gusto nelle scelte musicali, maturato con l’esperienza “Blessy”
Alcuni commenti su Youtube dicono che questo è il vostro ultimo lavoro da reppettari. Sanno qualcosa
che noi non conosciamo?
S: Solo chiacchiere, e ti spiego anche il motivo: Noi non facciamo musica etichettandoci “reppettari” o “cantanti”, ma preferiamo lasciare che sia la nostra “attitudine” a guidare i nostri dischi, e la nostra è molto variegata e sempre aperta a nuove esperienze lontano dalle etichette che la gente ci mette addosso. D’altronde è come per #Bypass: ci siamo tanto impegnati a cercare di innovare e crediamo di averlo fatto senza perdere quello che era il nostro marchio di fabbrica. E’ stata questa la parte più difficile.
B: L’hip hop è la nostra vita, la nostra attitudine e il nostro background di una vita, e potete stare certi che sarà difficile scollarcelo di dosso in qualsiasi maniera verrà proposta la nostra musica, anche quando potrà allontanarsi dallo stereotipo “Ghettoblaster”.
A proposito di “Ghettoblaster”, ma anche di “Nero Inferno”… sono brani cui sarete sempre legati e grati. Ma inevitabilmente quell’esuberanza giovanile ha man mano lasciato spazio alla riflessione e magari alla disillusione. Vi sentite maturati musicalmente e umanamente, ora?
S: Sono passati tanti anni da quelle canzoni, e a volte guardo con emozione a quei pezzi perché mi hanno segnato e so che hanno segnato alcune generazioni di ascoltatori. Quando la suoniamo dal vivo vedo la gente che le conosce a memoria, che le chiede con insistenza e posso dire che quello è forse uno dei momenti migliori del nostro live. Vedere questa reazione nella gente mi emoziona e mi fa rendere conto che forse loro stanno attraversando lo stesso stato mentale che avevamo noi quando, anni fa, abbiamo scritto queste canzoni. Questo mi fa stare bene, ma mi fa anche rendere conto che il tempo è cambiato, che io sono diventato più grande e che probabilmente la mia visione ora è diversa, più ampia, più matura, ma ciò non significa che per me quelle canzoni ora perdano valore.
B: Mi piace questa domanda e credo che la risposta possa essere percepibile ascoltando prima “Blocknotes” e poi “#Bypass”. Mentre il primo è un disco “urlato” il secondo è un disco “parlato”. A buon intenditore poche parole.
Non si esaurisce con la partecipazione di Patrick Benifei al disco il vostro tributo ai Casino Royale, citati un paio di volte lungo #Bypass. In una vecchia intervista alla band, lanciai una provocazione dicendo che se nell’immaginario collettivo hip hop un disco come CRX avesse fatto breccia per lo meno quanto SxM dei Sangue Misto, forse adesso non staremmo a parlare di chiusure mentali e musicali, di purismo a tutti i costi, di ghettizzazione del genere. Voi come la vedete?
S: Parole sante. CRX era un disco che col senno di poi aveva dentro un hip hop “alternativo” nella sua forma migliore, ma probabilmente l’Italia di quel periodo era forse troppo ferma su alcuni canoni legati ad un hip hop con i “paraocchi e il fucile”. D’altronde non riesco nemmeno a ricordare se “Aelle” avesse dato spazio ai Casino, ma non mi meraviglierei se non lo avesse dato, il pubblico non era abbastanza sveglio.
B: Noi siamo molto legati a CRX, ci ha subito catturato e abbiamo sempre ammirato quell’atmosfera “fumosa” che emanava, già dal titolo capivi che non era roba fatta per la classifica, ma era musica fatta con la voglia di innovare da gente che affondava il proprio background sulla strada, esattamente come un certo tipo di hip hop odierno.
Uno a Venezia, l’altro a Catania: per un po’ avete abbandonato la vostra Palermo, ma è sempre con voi, in ogni vostro disco. Dopo tanti anni, dal punto di vista meramente musicale, quali sono stati i pro e i contro di vivere distanti dal baricentro hip hop italiano?
S: Come ho già detto noi siamo orgogliosi di essere nati e cresciuti in un luogo lontano dai centri nevralgici. Ci ha permesso di essere meno “influenzati” e di ritagliarci quello che è diventato il nostro marchio di fabbrica. Certo, per alcune cose ci sono voluti molti più anni, come conoscere altra gente e trovarsi in situazioni di un certo spessore, ma col senno di poi, e considerando i tempi che erano è stato meglio così, adesso riusciamo a comprendere meglio il valore di certe cose.
B: In realtà entrambi non viviamo a Palermo per il momento, ma allo stesso tempo “il marchio della city non lo scolli di dosso” è la frase che più riflette questo status. Noi spesso torniamo a Palermo, ma in realtà è sempre come se non ce ne fossimo mai andati, vuoi perché la città sembra non cambi mai, vuoi perché la portiamo sempre con noi.
Rimanendo in tema, è da Palermo Centrale che ospitate rapper emergenti della vostra città: oltre a farne appurare il talento (penso a Johnny Marsiglia e Big Joe, in uscita a settembre col disco), è anche per aiutarli a superare le difficoltà strutturali di capoluogo e isola?
S: Ci piace dire che abbiamo sempre spinto i nostri “amici” in quanto per noi è imprescindibile l’amicizia da un certo tipo di rapporto musicale. Guarda Gotaste, la nostra crew, è in primis un gruppo di amici e siamo orgogliosi di dirlo a gran voce.
B: Molta gente crea gruppi di “comodo” o unisce le forze casualmente per darsi una mano, noi abbiamo invece cercato di fare il contrario e di offrire la nostra visibilità per aiutare i nostri amici, anche per un semplice motivo: dentro Gotaste abbiamo alcuni di quelli che noi reputiamo i rapper più forti d’Italia, sarebbe stato un peccato oltre che un torto non dargli visibilità.
#Bypass è finalmente fuori: e ora, cosa vi riserverà il futuro?
S: Stiamo spingendo il disco e speriamo di farlo arrivare a quante più orecchie possibile. Inoltre state sintonizzati su www.facebook.com/stokkamadbuddy e su unlimitedstruggle.com perché le novità non tarderanno ad arrivare.
Spazio libero per voi, grazie per la chiacchierata!
B: Grazie a voi per lo spazio concesso e grazie a tutti quelli che hanno voluto supportarci. Ci vediamo dal vivo! A presto
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Nicola Pirozzi