Steel Pulse: il ritorno della migliore reggae band al mondo
Il nuovo album “Mass Manipulation” è schizzato direttamente al primo posto della classifica reggae di “Billboard”. Per questo nuovo lavoro gli Steel Pulse si sono affidati alla maestria e poliedricità del produttore e musicista Gaudi, dimostrando ancora una volta la classe, la qualità e la forza di questa leggendaria formazione che non a caso è stata definita “la migliore reggae band al mondo”. Un vero piacere, quindi, è stato scambiare due chiacchere con il leader, David Hinds.
Come mai ci avete messo tanto a tornare?
C’è da dire che il reggae è un genere che “paga” poco. Per questo negli ultimi 15 anni abbiamo fatto una marea di concerti per reperire i fondi necessari per il nuovo progetto. Poi, al dunque, ci è preso il timore che il nostro stile e gli argomenti da noi trattati fossero sorpassati. Così abbiamo atteso ulteriormente prima di pubblicarlo.
Qual è il messaggio che volete dare alla reggae people?
Pensiamo che l’umanità, nonostante l’accesso alla ricchezza d’informazioni reperibili su Internet, si sia posta in una posizione di impotenza e vulnerabilità, scollegandosi dai bisogni di coloro che sono meno fortunati. “Mass Manipulation” esprime gli aspetti che dovremmo affrontare per porre questo mondo nella giusta direzione, al fine di trovare un accordo razziale, spirituale ed economico più equo per tutti. Ci sono temi riguardanti la protesta, la politica, le proposte di pace e la prosperità, la profezia, il pregiudizio e il potere del popolo. Noi speriamo che tutti questi argomenti possano lasciare agli ascoltatori quel tanto di informazioni e fiducia per poter fare la differenza.
Per questo nuovo album avete scelto Gaudi. Com’è nato questo fortunato connubio?
Lo stavo cercando da molti anni, dopo aver ascoltato le sue produzioni per Lee Scratch Perry, Sizzla e Michael Rose. Lui ha capito subito le nostre idee. È sistematico, metodico e appassionato nel suo lavoro. Abbiamo decisamente trovato il nostro uomo!
In “Mass Manipulation” c’è una cover di “Higher Love”, il famosissimo brano di Steve Winwood. Perché proprio questo pezzo?
È stata selezionato perché sentivamo che mancava ancora qualcosa per dare forza al messaggio che volevamo comunicare con questo album. C’era ancora un sentimento di speranza, pace e di elevazione spirituale di cui avevamo bisogno. Ho sentito che con dei testi più moderni e con l’aggiunta di un rapper, “Higher Love/Rasta Love”, originariamente scritta da Winwood, avrebbe potuto portare quella positività che cercavamo.
Cosa ti piace del reggae dei giorni nostri?
Credo che ci siano molti artisti talentuosi, ma che manchino le vibrazioni dal cuore. Dobbiamo ricordare che il reggae nasce come musica suonata da un gruppo che si esibisce con uno stile unico, riconoscibile, frutto di amicizie che durano nel tempo. Oggi invece il 99% del reggae fuori dalla Jamaica può essere ricondotto a un singolo cantante accompagnato da una band di supporto; una band d’accompagnamento che viene utilizzata da molti altri artisti allo stesso tempo, motivo per cui il groove si è uniformato.
Cosa ne pensi del suono “Reggae moderno” e delle sue varie contaminazioni?
Non mi dispiace che il reggae si mischi con altri generi musicali. Ciò significa crescita, innovazione. Inoltre, sono quasi certo che l’adeguamento a stili musicali differenti sarebbe stata la strada che Marley avrebbe intrapreso se avesse avuto una carriera più longeva.
Mi sembra inoltre che le persone siano aperte a queste nuove forme di musica reggae e ciò mi rende felice come il fatto che ci sia ancora un pubblico che apprezza e ancora supporta una forma di reggae un po’ più orientata al “roots” come quella che facciamo noi. Di questo non posso che essere grato.