Stato fuorilegge
Sovraffollamento, mancanza di servizi e pure di abitabilità. Rispetto alle carceri lo stato è colpevole e manchevole. Passibile di una denuncia che nessuno ha ancora fatto
Nel mese di agosto ai suicidi in carcere è stato dato più spazio sui tg e sui giornali, forse per esigenze che vanno ricercate nella penuria di notizie tipiche dell’estate, tuttavia, cercando di “cavalcare l’onda” che spero questi eventi abbiano “mosso” nella sensibilità di tutti, vorrei proporre un paio di riflessioni sull’argomento, per nulla nuove, ma sempre tragicamente attuali.
Rientra nei diritti/doveri dello Stato privare della libertà gli individui che dello Stato non rispettano le leggi, per tutelare e proteggere coloro che queste leggi le rispettano ed anche per ribadire la propria Autorità sui cittadini. Tuttavia, a meno che non si sancisca ufficialmente che lo Stato abbia il “diritto di vendetta”, la privazione della libertà dovrebbe essere regolata da leggi dello Stato che hanno il medesimo valore di quelle che, a prezzo della propria libertà, infrangono coloro che per questo, finiscono in prigione.
Apro parentesi: solo il 10% dei 56 mila detenuti nel nostro Paese rappresenta un pericolo sociale o per la sicurezza. Molti sono, invece, reclusi per reati minori, con condanne inferiori ai 3 anni. Chiudo parentesi.
Giova ricordare, anche se arcinoto, che il principio della pena è costituzionalmente “rieducativo”, purtroppo non nei fatti, e che il comma 3 dell’art. 27, stabilisce che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Se facessimo un calcolo, ad esempio, dello “spazio vitale” pro capite all’interno dei Penitenziari italiani che come tutti sanno soffrono di endemico sovraffollamento, capiremmo che le persone, nemmeno nei CPU che accolgono i disperati provenienti dall’Africa sub-sahariana, sono ammassate così.
Se le carceri italiane non fossero gestite dallo Stato, non potrebbero avere nemmeno l’abitabilità, per tutta una serie di ragioni che vanno dalla loro fatiscenza alla loro inadeguatezza per lo scopo a cui sono preposte.
La propaganda mantiene su questo sulla congestione (come la definisce Luigi Manconi), mancanza di servizi, di bidet per le donne, pochi psicologi, poche attività di lavoro e di socializzazione le coscienze anestetizzate ma se in Italia l’azione penale è obbligatoria, perché non denunciare lo Stato per le sue inadempienze rispetto alla situazione delle carceri?
Probabilmente la denuncia non cambierebbe le cose da un punto di vista pratico, ma potrebbe contribuire a mantener sveglie le coscienze, in attesa di tempi peggiori.