Cinema e documentari

Spun di Jonas Akerlund

resizeTitolo: Spun
Regia: Jonas Akerlund

Eugene, Oregon. Will De Los Santos (Will Hilbert) è un trentenne che fa uso di metanfetamine. L’universo allucinato con cui è a contatto gli sembra fornire spunti interessanti per un documentario. Inizia così a intervistare spacciatori e spacciati, fino a incontrare “the cook”, il chimico che “cucina” le pasticche. Questi gli chiede di scarrozzare per la città prima la sua fidanzata, poi se stesso, coinvolgendolo in un’avventura di tre giorni non stop, da cui tutti usciranno cambiati. Will trae da questa esperienza una sceneggiatura intitolata The Cook, che affida alle mani di un giovane regista di videoclip, attorno al quale si riunisce un cast di giovani star. Dopo sette anni dall’inizio della storia, il film viene accolto ai principali festival americani e ha un’uscita limitata negli Stati Uniti e più estesa nel Nord Europa. Questa non è la trama di un film, ma è la storia vera che sta dietro al film Spun, del regista svedese Jonas Akerlund (videoclip di U2, Madonna, Metallica e il famoso Smack my bitch up dei Prodigy). Nel cast, a fianco del protagonista Jason Schwartzman, figurano Mickey Rourke, Brittany Murphy, John Leguizamo, Mena Suvari, Eric Roberts e Peter Stormare.

Film che ripercorre l’esperienza allucinata dei tre giorni senza sonno che lo sceneggiatore ha vissuto a contatto con il Cuoco..
La storia è dunque una classica discesa agli inferi da parte di un (quasi) innocente, che, tra una telefonata e l’altra all’ex fidanzata che non risponde, accompagna la ragazza del Cuoco dal veterinario, perché il suo cane è diventato verde per le esalazioni chimiche, sfugge a due poliziotti psicotici che braccano un suo amico spacciatore e lega al letto una spogliarellista, dimenticandosi poi di lei. Nessuna redenzione finale, né moralismi e se alle colpe corrispondono delle pene, questo avviene in modo del tutto casuale e con l’ilare irresponsabilità di chi tratta un argomento terribilmente serio come fosse un cartone animato di Chuck Jones. E proprio all’animazione fa ricorso Akerlund per rappresentare i momenti di maggiore allucinazione dei protagonisti, come se non fossero sufficienti il montaggio sincopato, la presenza di tre o quattro angolazioni diverse anche per le azioni più semplici e l’uso esasperato dei dettagli, il tutto tenuto mirabilmente assieme da una sceneggiatura funzionalmente lineare, da un sonoro curatissimo e una colonna sonora molto presente, ma misurata.

fonte: icine.it



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