La Spannabis di Barcellona, per affluenza di pubblico, è certamente la prima fiera dedicata alla cannabis in Europa, immancabile appuntamento annuo per i tecnici del settore cannabico ricreativo e terapeutico.
Presenti numerosissime aziende di semi certificati, provenienti anche da oltreoceano; letteralmente assaltate ai banconi da appassionati coltivatori alla ricerca di varietà particolari. Diminuita visibilmente la distribuzione di gadget, soprattutto di semi in omaggio. Questo è dovuto ad un interesse più specifico dei visitatori, che ormai difficilmente coltivano piante che non scelgono direttamente: coltivare un semino in omaggio è una prova troppo rischiosa da fare. Si rischia per qualcosa che piace di certo o che funziona contro la propria malattia. Al banco dei venditori di semi, anche i proprietari di coltivi che riforniscono i CSC spagnoli (ormai numerosissimi) e che comprano all’ingrosso con notevole risparmio economico, portando direttamente a casa i prodotti, senza dover attendere i tempi di consegna delle spedizioni.
In fiera diverse aziende di fertilizzanti, ormai proiettate quasi tutte verso l’organico. Osservando gli stand delle aziende di luci e impianti elettrici dedicati, si nota immediatamente quanto esse, negli ultimi anni, abbiano investito nel migliorare gli standard di sicurezza dei loro prodotti. Sono inoltre aumentate le aziende che commercializzano dispositivi per rendere discretissima e quanto più autonoma la propria coltivazione: armadietti, filtri, sistemi idro e aeroponici che permettono giorni di autonomia. Tanti anche gli strumenti tecnici per i professionisti come occhiali che schermano e proteggono gli occhi dalla luce delle lampade e strumenti per il controllo dei valori dell’acqua e dell’aria.
Per quel che riguarda il “terapeutico“, è ormai forte l’interesse per il CBD: dai semi di specie ad elevato contenuto di questo cannabinoide, agli estratti. Tantissimi inoltre i vaporizzatori proposti che, col tempo, sostituiranno certamente la malsana abitudine di assimilare cannabis attraverso processi di combustione.
Nota veramente dolente è quella relativa al mondo della canapa alimentare, tessile, industriale: nessuna azienda produttrice di tessuti, o mattoni, o altri derivati della canapa. Insomma, la cultura cannabica che dovrebbe essere legata ad una presa di coscienza maggiore e ad una richiesta di quel necessario rispetto della libertà personale, è carente di rispetto nei confronti di se stessa: sappiamo che un fiore può aiutarci nella malattia, ma ci alimentiamo distrattamente, procurandoci la malattia stessa.
Poca sensibilitá nei confronti dell’ambiente, mostrata dalla stessa organizzazione che non ha collocato bidoni per la raccolta differenziata e dalle aziende che dovrebbero iniziare a concepire nuovi mezzi pubblicitari ecologici, alternativi ai volantini e ai gadget in plastica.
La cultura della canapa, indispensabile affinché avvenga un’evoluzione sociale, ecologica ed economica, passa anche da queste fiere: l’enorme interesse che suscitano certi eventi dovrebbe essere usato in modo più utile per tutti e non solo per far fare soldi a pochi.
Se non cambierà lo spirito di certe manifestazioni, chi ancora classifica come “droga” questa pianta, difficilmente cambierá idea; ed il proibizionismo (che si nutre di ignoranza) non avrà mai fine.
(tratto da un post di Giuseppe Nicosia)