#SONOUNACIMA, il documentario che parla di resilienza e della canapa in Calabria
«Molto spesso nella vita tutto avviene per volontà del destino. La storia dell’associazione Le Cime e il successivo progetto di documentazione, nasce appunto da questo. Persone che dopo un loro percorso di vita si ritrovano e decidono di buttarsi nella stessa faccenda. Per la precisione Le Cime nasce dalla volontà di Ippolito Montalto, oggi il presidente, che per sua cultura credeva (e crede ancora) nel modello associativo come modello alternativo ai canoni più usuali. L’associazione nasce da un’amicizia infinita fra Ippolito, Mattia e Diego, unita dalla passione verso la canapa.» con queste parole i ragazzi dell’associazione no-profit Le Cime ci spiegano la nascita di questa giovane realtà, descritta con passione, amore e forte convinzione. Il nome, LE CIME, deriva da un’espressione che i ragazzi dell’associazione si sono sentiti dire da sempre dalle proprie famiglie “essere delle cime”, in modo ‘dispregiativo’ per i traguardi non raggiunti o raggiunti a fatica.
Da questa associazione e grazie a Cecilia, ideatrice del documentario, che coinvolge subito Francesco, videomaker, nasce pian piano il progetto #SONOUNACIMA, un documentario che parla di un’alternativa di vita comune, di un modello di vita sostenibile con la canapa che fa da protagonista.
«Un progetto che è durato circa un anno e mezzo, fra alti e bassi, sorrisi e smorfie, fatto con amore e pochi spicci. È stata la prima esperienza per tutti e non è mai stata una passeggiata.
Molto spesso, in particolare all’inizio, non avevamo un’idea ben precisa o una struttura; avevamo pochissimi mezzi e zero risorse, ma avevamo la voglia di raccontare. Quindi, ad un certo punto è successo che c’abbiamo creduto per davvero».
#SONOUNACIMA e il lavoro fatto dall’associazione è un mezzo per riscattarsi e continuare a sorridere, esclamando con forza. Li abbiamo sentiti per conoscere tutti i dettagli del progetto.
Il documentario esce proprio poco dopo la sentenza della Cassazione…
Anche qui il destino è a fare da padrone. Abbiamo iniziato ufficialmente le riprese a febbraio del 2018 e dopo averle terminate a marzo di quest’anno, abbiamo deciso che maggio dovesse essere il mese in cui chiudere il documentario. In forme frammentarie, avevamo capito e siamo tutt’ora consapevoli del suo potenziale e ci siamo tuffati nel montaggio senza tener conto di questa scadenza della Cassazione che poi ha prodotto l’esito che tutti conosciamo. Il destino poi, negli ultimi giorni di montaggio, visto il clima politico che montava, ci ha suggerito di inserire anche un fuori programma, ossia il breve passaggio di Salvini con tanto di fermo-immagine per mettere un punto fermo sulla nostra posizione. La sentenza della Cassazione per noi della produzione, è motivo ancor più di fare la voce grossa e diffondere un messaggio che va ben oltre la semplice coltivazione di canapa light.
Nel primo estratto Cecilia afferma che #SONOUNACIMA nasce con l’obiettivo di documentare la vostra esperienza e dare un’informazione sulla canapa… cosa fate?
L’associazione Le Cime, nasce per prima cosa per essere strumento di divulgazione sulla cultura della canapa; fra le varie cose che fa, c’è anche una piccola filiera di produzione, ma promuovere la cultura della canapa rimane uno degli obiettivi primari. Già usando la formula dell’associazione, ogni persona che si è avvicinata o che si avvicina ad essa, lo fa con coscienza, perché si sente vicino a questa cosa. La formula poi del ‘banchetto’, ossia essere presente in festival o eventi pertinenti con i prodotti della terra (destinati agli associati) ma con fanzine e testimonianze, è stato il megafono dell’associazione. Essere presenti sui social si, ma essere presenti anche fra le persone.
Nel documentario si racconta la storia di tre ragazzi che grazie ad un amico recuperano un podere abbandonato e iniziano a coltivare l’orto e una piantagione di canapa, avvicinando diverse realtà e persone a questa pianta. È una denuncia verso la criminalizzazione di questa pianta?
Assolutamente si. Noi non abbiamo mai parlato di marijuana né di fumarla, per non incappare in fraintendimenti, ma di canapa, di green economy, di riutilizzazione e modelli di vita alternativi.
Le persone che si sono avvicinate a noi e che hanno deciso di prendere parte al documentario, lo hanno fatto in maniera quasi spontanea, consapevole della criminalizzazione nei confronti della canapa e con lo scopo di chiarire alcune cose. Si può essere favorevoli o contrari ad un argomento, ma è giusto trattarlo in maniera oggettiva, come abbiamo cercato di fare noi.
Avete avuto qualche ostacolo durante la realizzazione del documentario?
Durante la realizzazione del documentario, nessuno ci ha ostacolato, anzi. Non sappiamo bene se anche il destino ha fatto la sua parte o se abbiamo incanalato solo l’energia positiva delle persone. Sappiamo solo che abbiamo incontrato chef ‘gourmet’ che ci hanno aperto le porte del loro ristorante pronti a sfidare l’opinione comune, nutrizioniste che parlavano della canapa come innovazione e tante altre testimonianze positive. Non è una denuncia o una polemica, ma probabilmente il silenzio lo abbiamo incontrato una volta finito il documentario, nella fase di divulgazione della notizia. A parte la stampa di nicchia e di settore, quella mainstream è in silenzio.
O non ci ha calcolato o ci ha chiesto soldi per pubblicare la notizia.
Forse ancora oggi è il pregiudizio a farla da padrone, ma #SONOUNACIMA parla di un’alternativa alla vita comune, di un modello di vita sostenibile. Perché si parla sempre di rinascita del Sud e poi stiamo zitti quando c’è la canapa? Anche qui, come nei migranti, c’è paura del diverso.
Canapa e resilienza viaggiano insieme?
Assolutamente si. Il documentario parla proprio di questo e anche Mattia De Vico, il vice-presidente dell’associazione, sul finale parla proprio di questo concetto. «Anche dopo tante peripezie, noi comunque restiamo qui e noi da qui non ce ne andiamo» queste le battute finali di #SONOUNACIMA.
L’associazione si occupa anche di altro?
Le Cime, oltre ad occuparsi di produzione di canapa ed avere dei progetti in stand-by in fatto di trasformazione, si occupa anche di coltivazione di altri prodotti e nel primo anno di vita aveva avviato anche un processo di orto sociale. Fuori dal campo invece, si occupa di fare da megafono per aumentare il senso di coscienza e diffondere la cultura della canapa, informare e creare rete.
Dove si può vedere il documentario?
#SONOUNACIMA, nato per amore e con pochi spicci, al momento non ha pretese di diventare un prodotto commerciale. Lo scopo primario che perseguiremo sarà quello di veicolarlo all’interno di eventi & meeting vicino ai nostri ideali e nei film festival indipendenti. Nel momento in cui scriviamo, il primo festival di cinema indipendente ha scelto la nostra proposta documentaristica e abbiamo organizzato alcune proiezioni per gli associati e la nostra rete amica.
Passata questa fase poi, penseremo anche ad una fruizione sul web.