Sono io il vero uomo
Nei primi anni ’70 Waters e Gilmour erano grandi amici. Una volta scesi dal palchi su cui davano vita ai grandi spettacoli dei Pink Floyd, continuavano a frequentarsi e a divertirsi con spirito adolescenziale in giro per il mondo. C’è stato in Arizona un avvenimento che rappresenta a pieno lo spirito libertino dei due artisti.
I due, usciti dallo studio di registrazione e dopo una ghiotta bevuta, scherzavano e come al solito. Roger incalzava David con richieste al limite del ragionevole. Waters dice a Gilmour: «Secondo me non sei un vero uomo»; dopo un battibecco durato alcuni minuti il bassista dei Pink Floyd affonda il colpo dicendo: «Lo vedi questo pacco di dollari? Se entri nel ristorante in sella alla moto passando per la vetrata sono tuoi, dimostrami di essere un vero uomo». Gilmour a quel punto sale sulla sua Harley Davidson e punta dritto sulla vetrina dell’affollatissimo ristorante. Quando il padrone del locale isterico gli urla: «Ma cos’hai fatto?», lui risponde: «L’uomo!».
Una pessima idea, e ancora peggiore diverrà il loro rapporto negli anni a venire quando lo spettro di The Wall porterà al limite l’ego di entrambi, culminando con la fine degli stessi Pink Floyd.