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Smania Uagliuns – Troglodigital (recensione)

9944_10151602233272200_1563858274_nGli Smania Uagliuns hanno un talento enorme. Cercavo un incipit alla recensione e poi ho pensato che era così che dovevamo iniziare. Venni per la prima volta a contatto con loro qualche anno fa, quando suonarono a 100 metri da casa mia ma decisi di non andare a sentirli, preferendogli una birra scura. Erano amici di amici di un amico, che nulla sapeva della musica ma che mi regalò il loro disco, acquistato al live. Quel disco era “Rural Chic Revolution”, un mix di immagini bucoliche, citazioni bukowskiane e un sound elettronico interessantissimo, destinato un paio di mesi dopo a portarli a una reputazione underground piuttosto importante. Era sorprendente che a concepire uno stile innovativo come quello fossero due ragazzi di un piccolo paese della Basilicata, per giunta all’esordio, così come era curioso vederli giocare proprio sulle loro origini, il loro dialetto e la loro cultura di provenienza.

In un ambiente ancora povero di contaminazioni di livello, il sound di questi ragazzi partiti dal nulla ha raggiunto un’evoluzione straordinaria, tanto da portarli all’acclamazione e all’interessamento di riviste e portali non necessariamente settoriali. Un’affermazione meritata per Enzo, Gennaro e Gianni, in arte The Agronomist, Pastor Flava e The Ol’ Dirty Trumpet, che con Troglodigital hanno trovato un equilibrio perfetto tra i loro virtuosismi lirici, canori e sonori. Anticipato da un Mockumentary piuttosto emblematico e da un esibizione su Deejay TV che ha messo subito in mostra lo spirito a metà tra il goliardico e il visionario del trio, il disco è qualcosa che si eleva dallo standard di hip hop al quale siamo abituati e si pone in una dimensione molto più ampia e complessa, fatta di sperimentazioni e contaminazioni di funk, blues, rap, elettronica e futurismo, tanto da spingere qualcuno a fare un paragone sicuramente apprezzato della loro musica a quella degli Outkast.

Troglodigital – direttamente dal pianeta totem – è il disco che ci si doveva aspettare da delle menti come queste. Il giusto mix di immagini visionarie, di esercizi linguistici – spesso arricchiti dall’utilizzo del dialetto – di intere strofe ben cantate e di ironia, sebbene con un flow ancora da sgrezzare del tutto nelle parti rappate.

Un disco ricco, dal punto di vista sia sonoro che lirico. Non mancano ovviamente i riferimenti a temi già cari al disco precedente, in pezzi come “Ah Però” e la funkyssima e bucolica “Countryman”, ad esempio. In altri, come “Piaccio a Luca” si toccano argomenti più caldi, sempre con il caratteristico stile dei “Uagliun ca’smania”. Ma si può affermare che è proprio nella titletrack che si raggiunge l’apice del misticismo delle visioni del trio. Troglodigital infatti, è un totale delirio lirico, nei quali i 3 pastori dell’umanità evidenziano i problemi comunicativi di noi “convinti di essere speciali ma i meno degni del regno animale” al grido di “le parole non ci parlano più”, pronti a riportare in alto le nostre percezioni ripristinando i contatti umani di questa “sesta era glaciale della maniera di comunicare”. Questi ragazzi riescono a creare liriche originali, di buon livello, che necessitano spesso di più ascolti per essere colte in pieno, su strutture metriche completamente distanti dalle canoniche strofa-ritornello-strofa-ritornello-bridge, ma alternando con una naturalezza sorprendenti interi capoversi cantati a barre di impatto.

E se la scrittura si è meritata menzioni di questo tipo, ancora di più ne merita il lavoro fatto alle macchine. L’evoluzione di questo team, infatti, ne ha caratterizzato soprattutto gli aspetti musicali e sonori: ogni pezzo suona nuovo e particolare e curato nei minimi dettagli ed è caratterizzato da esplosive miscela di sonorità rare da trovare in un disco di questa estrazione. E’ un disco che se fosse stato prodotto altrove, probabilmente saremmo qui a consacrare che non stanca e non annoia. Aggiungiamoci anche la grandissima attenzione posta alle visual, la cover, i video, i costumi (al solito stilosissimi) e i colori, insomma, per concludere: gli Smania Uagliuns sono un bellissimo esempio di come il talento non sempre necessiti di mezzi straordinari quando c’è la passione, lo stile, la buona lena e perché no, anche il non prendersi troppo sul serio. Un gruppo da conoscere assolutamente, che la nostra redazione spinge meritatamente sin dal loro giorno 0.

Nel 2009 avevamo detto: ne sentiremo parlare ancora e bene. Siamo felici di non esserci sbagliati.

Robert Pagano

 



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