Skunk
Dopo l’outdoor estivo, ho deciso di ritornare all’indoor con uno strain che mi ha sempre attirato molto: la famosa Skunk.
Ho scelto questo strain, storico vincitore della prima Cannabis Cup, perché si tratta ormai di uno degli strain più stabili del mercato e che meglio resiste agli stress ed alle condizioni ambientali di ogni tipo. Cresce ovunque e costa meno degli altri, due motivi più che sufficienti per provarlo almeno una volta. Il setup dell’indoor è costituito da due grow box: la prima è un armadio autocostruito da 80x60cm, illuminato con 12 tubi fluorescenti (“neon”) da 18W montati su un riflettore costruito da me in modo da poter accendere le luci a gruppi di 4, ottenendo combinazioni di 72W (per la fase di emergenza), 144W e 216W. La seconda grow box è una soluzione pre-assemblata da 150x150cm, equipaggiata con una lampada HPS da 600W su riflettore Adjust-A-Wing.
GERMINAZIONE E SEMINA
Ho fatto la germinazione lasciando per circa 24 ore i semi in un bicchierino pieno d’acqua; so che molti coltivatori controllano il pH dell’acqua anche in questa fase, ma personalmente l’ho sempre trovato eccessivo. Trascorse le 24 ore, ho seminato in vasetti da meno di 1 litro riempiti con terra leggermente prefertilizzata ed arricchita precedentemente con farina di Neem e vermiculite. Per mescolare la terra ho utilizzato un grosso vaso da 35 litri a cui ho tappato i fori di scolo dell’acqua. La farina di Neem è un ottimo sistema per controllare i parassiti e i funghi nel suolo, oltre a fornire alle piante una piccola riserva di elementi (in particolare Azoto, 7%) ed acidi umici e fulvici. Durante tutta la fase di emergenza ho mantenuto umidificato il terreno con uno spruzzino, impostando anche l’umidificatore ad ultrasuoni su valori alti per compensare il clima molto secco della zona dove coltivo.
CRESCITA VEGETATIVA
Durante i primi 10 giorni di vita ho illuminato le giovani piante con 144W di luce fluorescente a 6400°K, mantenendo il fotoperiodo a 24/0 e cercando di mantenere un’umidità del 70% e una temperatura inferiore ai 26°C. La scelta di non accendere subito tutte le luci è stata determinata soprattutto dal fatto che con un fotoperiodo senza fase di buio le temperature massime tendono ad essere più elevate e troppe luci accese scaldano molto. Durante questa fase ho irrigato solamente con acqua a pH 5.8-6, leggermente più acida di quella che molti utilizzano in terra ma che compensa l’aumento naturale dato da un’acqua del rubinetto molto calcarea e con pH superiore ad 8.5. Seguendo il consiglio di un amico, ho aspettato a fertilizzare fino alla comparsa dei primi segni di carenza d’Azoto sui cotiledoni, avvenuta durante la seconda settimana dall’emergenza. Ho iniziato allora a fertilizzare con 1ml di Bachumus Evolution Grow della Trabe per litro d’acqua, un prodotto per la crescita ricco di materia organica che ho trovato molto buono. Sempre durante la seconda settimana ho proceduto con il secondo travaso, in vasi da 3,25L con terriccio prefertilizzato All-mix. Avrei potuto utilizzare vasi più grandi (o addirittura quelli definitivi) ma il fatto di aver seminato più di 10 piante mi ha obbligato ad ottimizzare al massimo il poco spazio offerto da una zona di coltivazione di 80x60cm.
A 15 giorni dall’emergenza ho acceso tutte le lampade arrivando a 216W totali ed impostando un fotoperiodo di 18/6 che ho poi mantenuto fino alla fine della fase di crescita vegetativa. Avendo acceso tutte le luci è inevitabilmente aumentata anche la temperatura, aumentando l’evaporazione ed abbassando l’umidità a meno del 60%.
Durante la terza settimana ho aumentato la fertilizzazione a 2,5ml/L di prodotto per crescita a cui ogni tanto ho aggiunto 1ml/L di enzimi della Hesi. In questa fase sono comparsi anche i soliti insetti minatori che hanno richiesto un trattamento di piretro che ho sparso con un nebulizzatore a pompa.
La quarta settimana ho portato la fertilizzazione fino a 3,5ml/L di Bachumus Evolution Grow. Le piante hanno iniziato a soffrire un po’ per la poca terra a disposizione per cui ho effettuato l’ultimo travaso in vasi da 11L, con terra prefertilizzata arricchita ulteriormente con del guano in polvere della Guanokalong. Con il travaso e l’aumento del volume di terra, mi sono visto obbligato a spostare le piante nel secondo ambiente di coltivazione sistemandole in un comodo spazio di 150x150cm, illuminando con una HPS da 600W (tenuta a 400W con un ballast elettronico con dimmer) e mantenendo sempre il fotoperiodo a 18/6.
FIORITURA
Dopo un mese dall’emergenza ho proceduto con lo switch ad un fotoperiodo di 12/12 per iniziare la fioritura, contemporaneamente ho aumentato la potenza dell’HPS portandola a 660W (in SuperLumens) per offrire alle piante tutta la luce di cui necessitano i fiori. Ho anche montato il diffusore per riuscire a tenere i rami apicali il più vicino possibile al riflettore. Durante la prima settimana dallo switch ho fertilizzato con 3ml/L di prodotto per la crescita a cui ho iniziato aggiungendo 1ml/L di Iguana Juice Bloom; ho progressivamente diminuito il fertilizzante per la fase vegetativa aumentando quello per la fioritura, in modo da non superare mai i 4-5 ml di prodotto fertilizzante per litro d’acqua. Con l’illuminazione a piena potenza purtroppo l’umidità è crollata al 40-50%, con un conseguente aumento dell’attività dei parassiti ma fortunatamente, a parte uno stiramento internodale inaspettato, la crescita è proceduta bene fino alla comparsa dei primi prefiori.
Per migliorare il flusso d’aria ho anche aggiunto un secondo ventilatore in posizione opposta al primo, in modo da evitare sacche d’aria calda e migliorare il riciclo della stanza. Per migliorare il flusso d’aria ho anche aggiunto un secondo ventilatore in posizione opposta al primo, in modo da evitare sacche d’aria calda e migliorare il riciclo della stanza.
Dopo 4 settimane dal cambio di fotoperiodo ho preparato del “tè di guano” da aggiungere al fertilizzante per stimolare la fioritura. Oltre al guano in polvere ho aggiunto della melassa perché ho notato che incrementa notevolmente le energie della pianta e la produzione di resina; la melassa migliore sarebbe quella di barbabietola ma in alcune zone è difficile da trovare, per cui ho ripiegato su quella di canna da zucchero che si trova in quasi tutti i supermercati.
Dopo il primo mese di fioritura ho iniziato ad aggiungere all’Iguana Juice Bloom 2ml/L di tè di guano, aumentando progressivamente la dose fino a 4ml/L durante l’ultimo mese.
Purtroppo con la comparsa dei fiori mi sono anche accorto che una pianta era diventata ermafrodita ed aveva impollinato un gruppo di 3 piante.
Cercando la possibile motivazione, mi sono accorto solo a fioritura inoltrata che la causa è stata una mia distrazione: l’impianto elettrico della stanza di coltivazione è costituito da una prolunga con una presa multipla, a cui sono collegati tutti gli apparecchi elettrici della grow. La presa ha un interruttore d’emergenza illuminato da una serie di LED rossi che, durante la fase di buio, hanno continuato ad illuminare la pianta che avevano davanti causandole uno stress legato al fotoperiodo ed inducendo alcuni fiori all’ermafroditismo. Fortunatamente il problema ha interessato solamente poche piante limitando la presenza di semi solo ad alcuni rami.
Il resto della fioritura è proceduto senza grossi problemi, come speravo le Skunk si sono rivelate uno strain abbastanza forte che sopporta bene carenze ed eccessi di fertilizzazione, di acqua e temperature troppo alte (ho toccato una massima di 30°C). Nonostante le potature basse, lo sviluppo aereo della pianta è stato caratterizzato dalla presenza di molti rami secondari, molte foglie e un’altezza a volte difficile da gestire. Una crescita vegetativa forse troppo lunga (5-6 settimane) mi ha portato a fine fioritura ad avere alcune piante da 1,70m che mi hanno lasciato davvero poco margine di manovra in uno spazio alto 2m.
Gli ultimi 15 giorni di fioritura ho sospeso la fertilizzazione iniziando ad irrigare solamente con abbondante acqua.
RACCOLTO
Arrivato a fine fioritura ho spento l’impianto lasciando le piante al buio per un paio di giorni prima di tagliarle. Utilizzo questo sistema per stressare un’ultima volta le piante e spingerle a produrre più resina, però ho notato che non funziona con tutti gli strain; le dominanti indiche sono quelle che sembrano beneficiare maggiormente di questa tecnica, mentre le dominanti sative no. Nel caso delle Skunk non ho notato grandi miglioramenti.
Trascorsi i 2 giorni di buio ho proceduto con il taglio delle foglie e la pulizia delle cime, ho poi appeso i rami singolarmente nella grow box ed ho impostato l’estrazione dell’aria in modo da mantenere un’umidità compresa tra il 40% e il 60%.
Dopo circa una settimana, quando le cime hanno iniziato a diventare “croccanti”, ho posizionato con cura tutte le cime in barattoli ermetici di vetro. Durante la prima settimana ho aperto i barattoli 1 ora ogni giorno per evitare la formazione di muffa (con cui ho già avuto spiacevoli esperienze), successivamente quando l’umidità interna si è stabilizzata ho messo i contenitori al buio per finire la maturazione.
Dopo circa 7 settimane dal raccolto ho potuto finalmente fare il primo assaggio. Che dire? Pura Skunk. Classico odore penetrante con punte di limone ed effetto ben equilibrato tra il rilassante e l’esilarante.
Gama
(dal forum di enjoint.com)