Sigarette elettroniche dannose il 95% in meno
Le sigarette elettroniche e i sistemi a rischio ridotto aiutano a smettere
Eradicare o meno l’uso della nicotina, accettando sigarette elettroniche e prodotti che comportano un rischio minore: questa è la battaglia finale per la riduzione del danno da tabacco, secondo l’intervento di Ignatios Ikonomidis, professore di Cardiologia all’Università di Atene e presidente di Scohre, associazione indipendente formata da esperti e scienziati che promuovono il controllo del tabacco e la riduzione del danno da fumo. Ikonomidis ha aperto il quinto summit dell’associazione e ha parlato dei prodotti a rischio ridotto e il danno da tabacco, spingendo affinché le politiche nazionali mirino a promuovere prodotti come sigarette elettroniche e dispositivi a tabacco riscaldato.
«Secondo una ricerca che ha monitorato dopo un anno chi ha provato a smettere», ha detto il Professore, «il 45% si è astenuto dal fumare con un miglioramento della fisiopatologia endoteliale, il 55% che invece ha avuto ricadute, ovvero non ha mai smesso, ha avuto un aumento della rigidità arteriosa. Per questo sosteniamo la riduzione del danno da fumo: se eliminiamo il fumo, potremmo anche essere in grado di evitare fino al 90% di tutti i tumori ai polmoni. Dalla Svezia arriva l’esempio dello snus, il tabacco umido in polvere per uso orale. La popolazione maschile in quel Paese consuma lo stesso volume di tabacco degli altri europei, ma la metà usano lo snus e le percentuali di decessi per tutte le tipologie di cancro sono nettamente inferiori. Ma abbiamo anche l’esempio del Regno Unito, dove il passaggio dalle sigarette tradizionali a dispositivi e-cig ha avuto un effetto determinante sulla riduzione dei fumatori».
Sulla base delle conoscenze scientifiche citate dal Professor Ikonomidis, le sigarette elettroniche sono del 95% meno dannose delle sigarette tradizionali. Nel 2019 è stato eseguito un trial clinico nel Regno Unito che ha dimostrato come le persone che volevano smettere di fumare avessero il doppio delle possibilità di riuscirci se seguite da un esperto che illustrasse loro i vantaggi delle sigarette elettroniche. «Serve fare di più per aumentare la consapevolezza sulle strategie di riduzione del danno, serve creare maggiori opportunità per la formazione degli esperti di politica sanitaria, delle autorità di regolamentazione e del pubblico. E poi occorre sostenere la ricerca in questo settore, perché è necessario eliminare ogni dubbio sull’efficacia dei dispositivi alternativi, portando dati basati sull’evidenza scientifica», ha aggiunto Ikonomidis.
Presente al summit anche Giuseppe Biondi Zoccai, associato di Cardiologia all’Università La Sapienza di Roma, che ha detto: «Abbiamo una situazione che vede questi prodotti associati a quelli del tabacco. Una sfida che il sistema italiano dovrebbe porsi è agevolare il libero accesso dei pazienti che vogliono smettere a questi dispositivi alternativi alla sigaretta. Invece, paradossalmente, non ci importa dei pazienti quando hanno lasciato l’ospedale. L’impegno nello smettere con il fumo richiede un follow-up intensivo. I dispositivi a rischio modificato sono utili in quanto possono essere forniti a qualsiasi paziente, non richiedono una prescrizione».