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Sigaretta elettronica: zero rischi

Sigaretta elettronica: zero rischi

L’Italia vanta diverse eccellenze agli occhi del mondo. Ce lo ricordano i video presenti nella campagna di comunicazione Italia Caput Mundi: brevi puntate nate esclusivamente per il web dedicate ai prodotti made in Italy considerati eccellenti.

È interessante scoprire i campi in cui il nostro paese è forte. Può stupire, per esempio, il fatto che l’Italia sia leader nel mondo della produzione di rubinetti, oppure di piastrelle in ceramica. Non solo: un altro primato che sembra sfondare ogni regola mondiale è quello degli orologi. A quanto pare il reparto orologeria della nostra nazione viene considerato nel mondo come produttore di beni di lusso internazionale che non teme rivali. Infine, come non citare i nostri tanto amati insaccati, con il prosciutto di Parma che ottiene il primato di prodotto della salumeria italiana più venduto all’estero. E le scarpe, perché l’eleganza italiana, si sa, non si discute.

Quello invece su cui facciamo fatica a eccellere sembra essere invece la ricerca scientifica. Benché secondo l’Agenzia Nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) le accademie italiane vantano un’alta produttività in termini di ricerche scientifiche, esse restano comunque escluse dai vertici dell’eccellenza. Fortunatamente, con qualche eccezione. Quella che interessa a noi, di eccezione, riguarda la ricerca “Zero Rischi” del dottor Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Catania e considerato l’autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata alla sigaretta elettronica. Tale studio, il primo a dimostrare per la prima volta l’assenza di danni a carico delle vie aeree e dei polmoni in svapatori che hanno fatto uso regolare e protratto di sigarette elettroniche per un lungo periodo, si attesta tra i primi cento studi più letti al mondo. Non in Italia, non in Europa, bensì nell’intero globo.
È quantomeno doveroso, allora, provare a capire un po’ più a fondo la ricerca il cui titolo intero è “Health Impact of E-cigarettes: a prospettive 3.5-year study of regular daily users who have never smoked” e che tradotto suona più o meno così: “L’impatto sulla salute delle sigarette elettroniche, una prospettiva di studio di 3-5 anni su utilizzatori che non hanno mai fumato”. La chiameremo “Zero Rischi”, perché per tutti ormai è nota così.

I soggetti presi in considerazione, si legge nella ricerca, erano persone maggiorenni che non avevano mai fumato o che dichiaravano di aver fumato meno di cento sigarette in tutta la loro vita. Inoltre, dovevano utilizzare la sigaretta elettronica da almeno tre mesi. Inizialmente il gruppo è stato invitato per un check up medico presso il Centro per la Prevenzione e Cura del Tabagismo (Cpct). Oltre al check up medico, per ciascuno è stato annotato che tipo di prodotti relativi alla sigaretta elettronica consumava abitualmente. Ai fini della ricerca, ulteriori tre check up medici sono stati pianificati: il primo dopo dodici mesi, il secondo dopo ventiquattro mesi e il terzo dopo quarantadue mesi.

Lo studio mette in luce come i partecipanti, nonostante siano stati esposti per tre anni e mezzo al vapore delle sigarette elettroniche, non abbiano manifestato significativi cambiamenti a livello di funzionalità polmonare o a livello di infiammazione delle vie aeree. In buona sostanza, l’utilizzo protratto nel tempo della sigaretta elettronica, secondo i ricercatori, difficilmente è in grado di provocare danni clinicamente significativi. Zero Rischi, appunto.

Eppure la comunità scientifica è ancora divisa sul tema delle sigarette elettroniche. Perché, viene da chiedersi a questo punto, ci sono visioni così diverse sull’oggetto anche ora che una ricerca come quella del professor Polosa è comparsa sulla scena?

La risposta è semplice. Ci sono coloro che vedono la sigaretta elettronica come un rimedio efficace a un problema presente (il fumo), e coloro che considerano la sigaretta elettronica come possibile causa di mali futuri. Non esistono infatti ricerche a lungo e lunghissimo termine in merito. Neppure testimonianze, in quanto difficilmente si riuscirà a trovare nel mondo una persona che svapi da più di sette o otto anni, dal momento che prima non erano in commercio. Lo scettico ha un’argomentazione fortissima: le conseguenze a lungo termine per una persona esposta al vapore di una ecig non sono note, e nessuno ci garantisce che non porti gravi danni all’organismo. Eppure anche il sostenitore dello svapo ha valide tesi: sul breve e medio termine non è dannosa, quindi se possiamo aiutare a smettere di fumare adesso le persone, ben venga.

Questa polarizzazione di visione fu evidente in un dibattito televisivo risalente a meno di un anno fa tra il professor Carlo Cipolla della Lega Italiana Anti Fumo (Liaf) e la dottoressa Roberta Pacifici dell’Istituto Superiore di Sanità. Il professore, accorato sostenitore della sigaretta elettronica come mezzo per smettere di fumare riportava come, nonostante le evidenze positive riscontrate nei suoi pazienti, aveva trovato nell’Istituto Superiore di Sanità uno sbarramento a suo parere non supportato da dati scientifici rilevanti. A sua volta, la dottoressa Pacifici rispondeva che non si poteva dare il via libera alla sigaretta elettronica fino a quando non si fossero compresi gli effetti a lungo termine della stessa.

Noi ci chiediamo se, davanti a un male di oggi come può essere il fumo, sia giusto penalizzare l’unica soluzione davvero efficace presente sul mercato, ovvero la sigaretta elettronica. Se lo chiedono anche quelle migliaia di persone che, grazie allo svapo, hanno smesso o ridotto notevolmente il consumo di tabacco, innalzando considerevolmente la qualità della propria vita. Siamo abbastanza certi che tra un male sicuro e uno remotamente possibile, la maggioranza sceglierebbe quest’ultimo senza alcun dubbio. Certo, la via migliore sarebbe quella di praticare l’astinenza totale, sia da tabacco che da sigarette elettroniche, ma sappiamo che questa è solo una posizione ideologica che poi puntualmente fallisce davanti alla realtà dei fatti: smettere di fumare è difficile e la maggior parte delle persone, senza un valido aiuto, non ci riuscirà mai.

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