Sigaretta elettronica: ecco perché è sbagliato equipararla al tabacco
Si chiama “Vaping is not tobacco” (il vaping non è tabacco) la campagna lanciata da un gruppo di cittadini europei sostenitori del vaping che ha come obiettivo quello di ottenere una regolamentazione specifica per i prodotti da inalazione che non prevedono né tabacco né combustione.
L’osservazione da cui l’iniziativa prende piede è semplice ma allo stesso fondamentale: è ormai noto che la sigaretta elettronica non sia in nessun caso assimilabile al fumo tradizionale, ma le istituzioni europee e i governi degli stati membri persistono a equiparare i prodotti del vaping a quelli del tabacco.
In effetti, negli ultimi anni, non vi è mai stata una vera differenziazione a livello legislativo tra i due mondi, sebbene molte ricerche svolte in ambito scientifico abbiano ampiamente dimostrato come non possano essere neanche lontanamente assimilabili tra loro. Nel Regno Unito, per esempio, The united Kingdom’s Royal College of Physicians e Public Health England hanno dimostrato che il vaping risulta essere fino al 95% meno nocivo rispetto al fumo.
Leggiamo sul sito dell’iniziativa: «Fino a questo momento, i legislatori europei non hanno colto l’opportunità di convincere milioni di fumatori di passare al vaping. Questo ha ostacolato importanti miglioramenti negli standard di salute dei cittadini europei e una conseguente riduzione del costo della sanità pubblica in molti stati membri».
La proposta si articola su due livelli: il primo prevede una raccolta firme a supporto della proposta di creazione di un quadro regolamentare che distingua i prodotti del vaping da quelli contenenti tabacco. Il secondo livello prevede invece una piattaforma “grassroots” che consentirà ai cittadini europei di contattare direttamente i candidati al Parlamento Europeo per “dare un impulso concreto al cambiamento”.
«Con questa petizione chiediamo a tutti i consumatori di prodotti del vaping, nonché a tutti coloro che ritengono che il vaping possa aiutare i fumatori a passare ad alternative meno rischiose, di supportare una migliore regolamentazione sul vaping» ha dichiarato Mosé Giacomello, portavoce vicario della campagna.
L’obiettivo è raggiungere un milione di firme entro febbraio 2020, sebbene ogni paese membro sia vincolato a un numero minimo di firme (54.750 per l’Italia). Affinché la petizione possa essere presa in considerazione occorre che almeno sette paesi raggiungano il target. Per poter votare è necessario collegarsi al sito dell’iniziativa muniti di carta di identità (o passaporto) e compilare il form in ogni sua parte.
Secondo i promotori dell’iniziativa si rende ormai necessario un «contesto normativo che permetta ai fumatori di avere accesso a informazioni accurate e attendibili riguardo la sicurezza del vaping rispetto al fumo». Di fatto, la mancata presa di posizione dell’Europa nei confronti della sigaretta elettronica ha reso quest’ultima un bersaglio facile da attaccare con articoli dai toni allarmistici che, nella quasi totalità dei casi, si sono rivelati essere assolutamente non veritieri e mai supportati da dati scientifici. Ricordiamo a tal proposito il falso mito dell’acqua nei polmoni causato dall’inalazione del vapore; la notizia venne data come una granitica verità e si estese a macchia d’olio, salvo poi essere smentita dal mondo scientifico, il quale rese noto che l’unico caso di acqua nei polmoni era stato causato da una reazione allergica al vapore, peraltro rarissima. Ormai però il danno era fatto, e non è raro imbattersi in qualcuno che ancora oggi sottolinei la falsa correlazione vapore-acqua nei polmoni.
Un’iniziativa dunque importante, che mira a dotare la sigaretta elettronica di una propria dignità legislativa e che permetta a tale strumento di essere riconosciuto per quello che davvero è: una valida alternativa al fumo tradizionale, infinitamente meno dannosa in termini di salute personale e collettiva.