Si svolgerà nel Regno Unito la più grande ricerca sulla cannabis terapeutica mai realizzata in Europa
Nel Regno Unito la cannabis terapeutica è legale da novembre dello scorso anno. Di fatto, però, la situazione è diversa. Infatti, riuscire a ottenere la prescrizione medica è un’impresa ancora molto difficile, tanto che sono appena dodici le persone che ne hanno accesso tramite il servizio sanitario nazionale (NHS).
Le ragioni della scarsa implementazione della nuova normativa si devono sopratutto alla mancanza di preparazione e di informazione da parte dei medici. Molti professionisti iscritti all’Ordine dei Medici nel Regno Unito – requisito essenziale per poter prescrivere la cannabis – dicono di non avere sufficienti elementi per valutare l’efficacia della sostanza e gli effetti secondari che può comportare sui pazienti.
Per sbloccare questa situazione e rispettare il diritto, ora sancito per legge, di accesso alla cannabis terapeutica, verrà svolta la più vasta ricerca clinica mai realizzata in Europa finalizzata a studiare gli effetti della marijuana su sette diverse patologie quali: dolore cronico, disturbo da stress post-traumatico, epilessia, sclerosi multipla, sindrome di Tourette, ansia e abuso della sostanza. L’obbiettivo dello studio è quello di dimostrare l’efficacia della cannabis per far sì che i medici si sentano a proprio agio nel prescriverla, facendo così applicare la nuova normativa e rispettare i diritti dei pazienti.
Questo promettente progetto pilota che prende il nome di Twenty21, è organizzato dall’ente di ricerca Drug Science e gode dell’appoggio di istituzioni prestigiose come la British Pain Society e il Royal College of Psychiatrists. Circa 20mila persone faranno parte della popolazione oggetto di studio a cui verrà somministrata la cannabis.
Inoltre, gli elevati costi per la realizzazione della ricerca saranno sovvenzionati sia da compagnie mediche associate che dalla stessa Drug Science. Secondo le parole di David Nutt, dottore in Neuropsicofarmacologia a capo dello studio: “La cannabis è ancora irraggiungibile per troppa gente. I pazienti non vengono curati, si indebitano a causa degli alti costi delle prescrizioni private o vengono criminalizzati perché costretti a rivolgersi al mercato nero. I pazienti non meritano nulla di tutto ciò, la situazione delle prescrizioni deve necessariamente cambiare”.