Sfruttamento del territorio e falso progresso
Ad agosto in Cadore (località di montagna, nel nord-est del Veneto) sono venute giù diverse frane in vari paesi, causando devastazione, problemi alla viabilità e morti. In passato era già successo e succederà ancora.
Questa foto è emblematica: mostra il torrente Ru Secco nascere dall’Antelao (una montagna di 3263 m) e attraversare il paese di San Vito di Cadore. Quel torrente ora non si vede più, è stato coperto, nascosto, sopra ci hanno costruito di tutto, da case a impianti sciistici. Proprio lì c’è stata la frana più grande, che ha ucciso 3 persone, causata proprio dall’esondazione di quel torrente che ha fatto tracimare un bacino di contenimento.
Di cosa ci si stupisce? E sapete qual è stata la priorità degli enti e di gran parte della cittadinanza? Riaprire al più presto gli impianti, “ritappare i buchi”, al massimo “tamponare” con qualche intervento veloce e ripartire come se nulla fosse. Fermarsi a riflettere sugli errori del passato, ragionare su alternative turistiche sostenibili a livello ambientale, cercare un modo per evitare che in futuro si ripetano cose simili… Neanche per sogno! Avanti tutta, perché bisogna correre, guai fermarsi, è il progresso, la società moderna che ce lo chiede.
L’anno scorso ho visitato il Perù e lì ho visto una cittadina Inka costruita in una zona ad alta attività sismica, in mezzo a montagne attraversate da fiumi, ancora intatta: il loro rapporto con Madre Terra era basato sul rispetto, perché sapevano che era la cosa più importante che avevano, quello era il loro dio (altro che il nostro idiota dio denaro). Ed è così che ciò che costruivano non alterava il territorio ma si plasmava su di esso; lo sfruttavano ma senza distruggerlo, prendendo ciò che esso offriva loro. Ed è così che si adattavano al corso del fiume, senza deviarlo, è così che seguivano le forme della montagna, senza scalfirla. Loro lo facevano 800 anni fa. Noi oggi non abbiamo ancora capito un cazzo di niente! E questo voi lo chiamate progresso?