Setup della growroom: terricci e substrati
Apro con una citazione in stile Hollywood: “Non sei tu a scegliere il substrato, il substrato sceglierà te”. Letta così può sembrare una sciocchezza, ma c’è un fondo di verità in queste parole, d’altra parte chi non ha mai fumato una varietà coltivata in idroponica con fertilizzanti minerali o una coltivata con terriccio e prodotti biologici?
Scegliere di coltivare in vaso con il terriccio o con un sistema idroponico sono due percorsi ben diversi, il dibattito si accende sempre quando due membri delle rispettive fazioni si incontrano e spesso danno vita ad un vero e proprio scontro a colpi di micro elementi e batteri benefici, in questo articolo cercheremo di fare un po’ di chiarezza a riguardo.
“Chimico” e “naturale” vengono spesso associati ai fiori di cannabis, tra servizi televisivi disinformativi e una cultura pressappochista del popolo italiano, anche tra i consumatori, tendiamo a fare sempre confusione tra i due metodi di cultura fino ad arrivare a denigrare la coltura idroponica, e i suoi fertilizzanti minerali, o esaltare un metodo di coltivazione che verosimilmente dovrebbe essere biologico.
Non esiste metodo sbagliato, esistono modi differenti di coltivare che richiedono un’inclinazione naturale al tipo di metodologia, lo smanettone sarà quasi sempre orientato verso una tecnica più controllabile, con interventi frequenti e una gestione dei fertilizzanti dettagliata, il biologico convinto al contrario si orienterà su un tipo di substrato ricco, che avrà bisogno di poche fertilizzazioni, andando alla ricerca di un aroma meno alterato possibile confidando nell’acqua e nei nutrimenti presenti nel vaso.
COLTIVARE IN TERRICCIO
Il terriccio è, nove volte su dieci, il substrato scelto per la prima esperienza con le piante di cannabis, per i costi iniziali ridotti, per la presunta facilità delle fertilizzazioni e per la percezione, sia da parte del pubblico che dei growshop, di essere la coltura biologica per eccellenza e quindi viene identificata come genuina.
Il mercato che ruota intorno alle nostre piante offre molteplici soluzioni nella scelta dei terricci specifici, possiamo trovare miscele belle e pronte per le varie fasi dello sviluppo della cannabis, i terricci light per esempio risultano più “leggeri”, sono poco fertilizzati in quanto la richiesta di nutrimento nei germogli e nelle piante piccole è minore rispetto alla necessità di una pianta in piena fioritura, conseguentemente si adatteranno perfettamente a quelle fasi, ma sono ottimi anche per chi ha un po’ più di esperienza e preferisce partire da un terriccio poco carico per andare poi ad integrare con concimi, minerali o organici, in modo da avere più controllo sulla dieta delle proprie piante.
Al contrario delle miscele light, gli all mix e simili garantiscono un apporto di nutrimenti maggiori, sono terricci da travaso, capita spesso di vedere sementi germinati in terricci prefertilizzati che hanno sintomi di overfertilizzazione pur avendo mantenuto un regime di sola acqua, per ovviare a questo problema si raccomanda sempre di utilizzarli quando le piante hanno iniziato la loro marcia verso la fioritura o appena mostrano un vigore tale da assimilare una quantità maggiore di fertilizzante.
Un apparato radicale sano e ben sviluppato farà si che la parte aerea sia robusta e vigorosa, l’aggiunta di micorrize e acidi umici e fulvici vi aiuterà insieme all’apporto di ossigeno direttamente alle radici.
Un buon modo per far respirare le radici è alleggerire il terriccio con degli ammendanti inerti che non altereranno né pH né l’EC (conduttività elettrica) del terriccio, l’agriperlite è quella più comune ed è già presente in quasi tutti i terricci specifici, il cocco è utile in quanto anch’esso inerte ed ha la caratteristica di trattenere più acqua rispetto alla terra e vi sarà utile soprattutto nelle stagioni estive quando le temperature alte faranno si che le irrigazioni avranno intervalli minori.
Anche la pietra pomice e le rocce vulcaniche possono essere utilizzate allo stesso modo della perlite e sono ugualmente reperibili, si trovano in qualsiasi vivaio di città. Discorso un po’ diverso per l’argilla espansa, pur essendo anche questa efficace ha bisogno di un paio di accortezze prima di essere utilizzata, è sempre meglio non mischiarla direttamente nel terriccio ma è bene usarla come drenante a fondo del vaso, un paio di centimetri al massimo.
IDROPONICA E SUBSTRATI INERTI
Personalmente sono sempre rimasto affascinato dalla coltura senza substrato ed è il metodo che ad oggi pratico e con cui mi misuro quotidianamente.
Rispetto al terriccio, mantenere una coltivazione idroponica è sicuramente più costoso. Un sistema idroponico comprato in negozio incide quasi al 30% nella pianificazione del set up e il consumo dei concimi è dieci volte superiore in confronto al metodo classico, questo spaventa soprattutto al primissimo ciclo in cui si tende a contenere le spese. Una buona soluzione è il fai da te, un secchio di vernice, una pietra porosa e un ossigenatore sono sufficienti per la costruzione di un sistema DWC (deep water colture) e risultati saranno stupefacenti. In idroponica è tassativo coltivare con fertilizzanti minerali, in quanto immediatamente assimilabili dalla pianta e di lunga durata, i biologici, oltre a dover essere metabolizzati dalla pianta con tempistiche più lunghe, dopo 24/36 miscelati con l’acqua andranno a male creando una flora di batteri che causeranno problemi all’apparato radicale e alla pianta stessa, oltre ai vari residui che si depositeranno nel sistema e nei tubi compromettendone così il loro utilizzo.
Misuratori di pH ed EC sono indispensabili per la gestione della soluzione acquosa, vi aiuteranno anche nel capire le varie fasi del pH e l’assorbimento dei nutrimenti da parte della vostra pianta così da avere un controllo totale della dieta. È consigliabile seguire le tabelle proposte dalle varie ditte che producono fertilizzanti, applicando sempre quel buonsenso necessario per non sovrafertilizzare, quindi con l’aiuto del vostro EC Meter dovrete riadattare le tabelle al vostro set up, al wattaggio della vostra lampada e alla struttura e alla dimensione della vostra pianta, maggiore sarà l’esposizione luminosa e maggiore dovrà essere il regime di fertilizzazione e viceversa. In coltivazioni domestiche con wattaggi medio piccoli dimezzare le dosi non vi farà incappare in problemi difficilmente risolvibili, gli eccessi, se non letti bene in tempo, possono essere letali per il vostro raccolto scatenando una serie di carenze dovute a blocchi di assorbimento che manderanno in confusione voi e le vostre piante. Cambiare totalmente la soluzione acquosa è il rimedio più semplice e veloce per ristabilire quei valori corretti, se avete una riserva d’acqua in un qualsiasi serbatoio è molto semplice e veloce, nel caso di coltivazione in vaso il miglior modo per agire è effettuare un lavaggio delle radici somministrando acqua, sempre a pH regolato, per il doppio o il triplo della capienza del vaso e facendo scolare da sotto, così facendo avrete un substrato lavato dai residui in eccesso e potrete ricominciare, blandamente, a somministrare i vari nutrimenti.
TIP: LAVAGGIO ARGILLA ESPANSA
Non dimenticatevi mai di lavare molto bene qualsiasi tipo d’argilla espansa prima di essere utilizzata, anche quelle specifiche per coltura idroponica; il procedimento è molto semplice e avrete bisogno di poche cose, un secchio, un pH metro e un acido per modificare il pH dell’acqua, meglio un pH down, se non lo avete succo di limone o aceto faranno al caso vostro, quindi dopo aver preparato il secchio con l’acqua a pH regolato, range tra 5.8 e 6.00, metterete a bagno la vostra argilla per 24/36 ore e a quel punto sarà pronta per essere utilizzata nelle coltivazioni di ogni genere.
A cura di Gam – Enjoy Staff
in collaborazione con www.enjont.com