Il settore cannabis a supporto del rap italiano
Il legame stretto tra la cultura e le aziende cannabiche e la musica rap underground italiana in questa chiacchierata con Dj Fastcut che annuncia il nuovo singolo in collaborazione con i Dope D.O.D. e Dj Yaner dei Men in Scratch
In questi anni tanti progetti, piccoli e grandi, nel mondo del rap italiano hanno visto la luce anche grazie al supporto di brand del mondo cannabico, spesso curati da italiani che hanno dovuto espatriare per poter creare la propria realtà senza aver problemi.
Il problema della fuga dei cervelli (o di cuori?) che dall’Italia si recano in ogni dove per poter svolgere la propria professione senza problemi o favoritismi, è un tema molto sentito dai media e dalla popolazione in generale. È una cosa che vale per tutti i settori, tranne uno: quello della cannabis.
CANNABIS: LA FUGA DI CERVELLI DALL’ITALIA
Anche se in molti non lo sanno l’Italia è da anni che esporta i propri migliori talenti nei diversi settori della cannabis, a partire da grower e breeder, in ogni angolo del globo in cui le leggi permettono di coltivare legalmente – o quasi – la pianta delle meraviglie.
Se dalla fine degli anni ’80 la meta preferita è stata l’Olanda – quante volte vi è capitato di entrare in un coffee-shop a Amsterdam, improvvisare conversazioni in un inglese farlocco con la bocca impastata, prima di vedere il ragazzo dietro il banco sorridervi e chiedervi: “Ma sei italiano?”- negli anni la fuga di cervelli cannabica ha improvvisato nuove rotte che vanno dal Sudamerica alla Spagna, passando per Thailandia e Stati Uniti. Dove c’è una legalizzazione, anche parziale, potete star sicuri di trovare un italiano che cerca di mettere a frutto le proprie competenze con la pianta dalle foglie a sette punte.
IL SETTORE A SUPPORTO DEL RAP ITALIANO
E per fortuna. Perché questa tendenza, oltre ad aumentare le nostre competenze in giro per il mondo, permette di costruire attività che funzionano dal punto di vista economico e che, per farsi pubblicità, utilizzando parte dei propri proventi per finanziare eventi, riviste e, in diversi casi, anche la musica e rap in particolare, dal mainstream all’underground.
È ad esempio il caso dell’ultimo progetto di un pezzo da 90 dei beatmaker e dj italiani, Dj Fastcut, che ha allestito una super collaborazione per dar vita all’ultimo singolo “Untouchable”, uscito oggi, in collaborazione con i Dope D.O.D., gruppo olandese che da anni fa parlare di sé e della propria musica senza disdegnare la cannabis, come si evince già dal nome. E per approfondire la cosa abbiamo sentito Dj Fastcut per farci una bella chiacchierata.
DJ FASTCUT: “GLI ITALIANI? ESTRATTORI DI FELICITÀ”
Insomma, il punto di partenza è che esportiamo cervelli cannabici dalle mani sante in tutto il globo, ma nessuno ne fa un dramma se il settore è quello della cannabis…
Sì, è vero, siamo veramente estrattori di felicità in giro per il mondo!
Da una parte è anche una fortuna, se poi il risultato è che riescono a finanziare progetti con il cuore e la testa in italiana, che spaziano dalla cultura cannabica alla musica rap, no?
Sì, esatto, però non solo… Diciamo alla musica in generale, ma essendo particolarmente legati all’ambiente hip hop, id conseguenza si lanciano lì. E poi tutti, dal mainstream all’underground, con artisti che hanno investito direttamente per aprire ad esempio un Cannabis Social Club in Spagna.
Mi raccontavi che a te negli anni è capitato di avere diverse collaborazioni, giusto?
Noi dell’ambiente rap undeground, tante volte, per trovare una soluzione per andare a suonare all’estero, ci siamo appoggiati a realtà che potevano supportare un tipo di spesa simile, e quasi sempre si trattava di persone che lavorano nel settore cannabico. Oltre a portare i concetti dei nostri album agli italiani che vivono all’estero e nelle altre città – è comunque una bella cosa vedere un italiano che viene a suonare per te a Barcellona, o in Inghilterra o a Tenerife – siamo riusciti a tirare fuori i singoli e i nostri cypher in giro per l’Europa. Ne abbiamo girati a Londra, Lugano, Barcellona, due volte a Tenerife, due volte ad Amsterdam… Il tutto sempre legato ai concerti. Se non ci fosse stato il supporto di tante di queste realtà, non ci saremmo mai riusciti.
Qualche esempio?
Quando siamo andati al Barcellona Cypher, per girare il video abbiamo trovato una soluzione carina: siamo andati a suonare a un concerto gratuito al G13 grazie al nostro amico Michel, tra l’altro ex membro dei Metro Stars e quindi anche lui nell’ambiente rap, che adesso ha aperto questa attività a Barcellona. Ci ospitò, ci pagò viaggio e alloggio per fare il concerto, e il giorno dopo siamo riusciti a girare il video per il Barcellona Cypher. Con la stessa modalità siamo andati l’anno dopo a Tenerife, con i miei amici, sempre italiani, che hanno aperto diversi club come il Doctor Monkey o il Vice City, siamo riusciti a volare là tutti quanti, a fare concerti e dj set nei club, e a girare un altro video e singolo che era il Tenerife Cypher. Altri club avevano la stessa intenzione di promuoversi e quindi dopo un paio di anni siamo tornati a Tenerife a fare il cypher a Santa Cruz.
E ora?
Ho trovato uno sponsor di un amico, il brand è W.edy Wonders, un ottimo produttore di edibili, con sede in Olanda, ma sempre italiano. Abbiamo deciso di collaborare con i Dope DOD che sono artisti olandesi, e quindi del posto, con i quali ero già in contatto. E anche lì, grazie comunque al supporto di uno sponsor, sempre di un’attività cannabica, ci siamo potuti permettere le spese di viaggio, alloggio, regia, grafica e promozione. Al momento è uno dei pochi settori disponibili a dare dei fondi concreti per questo tipo di iniziative.
Anche in ragione di quella commistione che nasce dai tempi dei tempi e non si è mai spezzata…
Sì, lo sappiamo: 2Pac faceva le interviste rollando le canne sul cartone della pizza, Snoop Dogg lo conosciamo bene, il Wu Tang Clan anche, i Cypress Hill stessi forse sono tra i più grandi attivisti per la legalizzazione… Ma anche qui in Italia ci siamo sempre dati da fare!
Io mi ricordo una vecchia intervista ai Sangue Misto con Dj Gruff che carica un ciloom mentre parla col giornalista.
Giustamente. Noi italiani abbiamo un amore per questa pianta che non riesco a definire. Comunque ovunque vada se c’è in giro della cannabis c’è di mezzo un italiano. Questo ho notato e sempre nell’eccellenza, perché anche per quanto riguarda la cannabis gli italiano rappresentano quello. Ho girato l’Europa sempre a contatto con italiani del settore che spesso sono stati premiati per i loro prodotti in varie competizioni, a partire dai ragazzi della Kalada, che sono dei nostri grandi sostenitori, e hanno la sede in Spagna e in Olanda, ma di recente hanno aperto un resort-coffeshop a Koh Samui in Thailandia. Per dimostrare che l’attività cannabica se svolta bene e con professionalità può soltanto crescere, e lo dimostrano questi 4 ragazzi italiani che hanno aperto uno dei primi club a Barcellona, che ora è il più rinomato, accanto ad altri gestiti sempre da italiani.
Tra l’altro tutto questo accade in un momento in cui nel mondo ci sono sempre più aperture nei vari settori della cannabis, mentre da noi c’è un governo che ha ritentato di far diventare illegale il CBD e ora si appresta a mettere fuori legge le infiorescenze di canapa con THC sotto lo 0,3%. Nonostante avremmo le eccellenze per dire la nostra a livello globale in un settore in crescita, forse manca solo l’appoggio delle istituzioni, no?
Le istituzioni hanno più piacere a incassare questi soldi in nero tramite la mafia, invece che con un bello scontrino. Perché mai dovrebbero privarsi di questi soldi, e ad esempio pagarci le tasse, quando possono benissimo farlo in nero e dividerlo tra loro?
Tornando al nuovo singolo e W.edy Wonders, che prodotti propone il brand?
Produce principalmente caramelle, molto buone, ma anche su brownies e tortini. Il suo prodotto più famoso è composto da 3 cupcake co 50 mg di THC ciascuno, e quindi 150 in totale. Una dose, come dire, giusta per un esperto. Ma ci sono anche prodotti da 10 o 20 mg che sono più adatti a chi si vuole avvicinare questo mondo.
E per girare il video com’è andata?
Siamo stati 3 giorni ad Amsterdam, che sembra una città semplice per girare un video ma non è così: qualsiasi inquadratura a un che di romantico e trovare la situazione giusta è stato complicato.
E con i Dope D.O.D.?
Sono stati gentilissimi, anche loro sono grandi fumatori, apprezzano gli edibili e probabilmente creeranno una linea di edibili insieme al brand che ci ha supportato. Nel singolo ci sono io come produttore, i Dope DOD, oltre a Dj Yaner dei Men in Scratch.
Wow…
Sì, è fuori su tutte le piattaforme con il video su YouTube.
Quindi, in conclusione, viva la cannabis, no?
Sì certo, e non solo per quel che riguarda me. Il settore in questi anni ha supportato tanti artisti e concerti. Ora in Italia abbiamo il limite che anche il CBD rischia di diventare illegale, ma le stesse aziende di cannabis light hanno supportato concerti ed eventi, così come gli album e il merchandising.