Il sesso come porta per la trascendenza
La trascendenza non ha solo a che fare con lo spirito, ma anche con la carne. Il sesso, infatti, è uno degli strumenti che abbiamo per superare i nostri limiti
Sospeso a mezz’aria sopra una coltre di nuvole, il corpo di Santa Teresa sta per essere trafitto dalla freccia di un giovane angelo che dolcemente sposta il tessuto della sua veste per scagliare il dardo, è il momento topico di uno straordinario fenomeno sovrannaturale e mistico, interpretato magistralmente dal Bernini nel gruppo scultoreo custodito presso la Cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria a Roma.
Ad intaccare il bianco della materia emergono ipotetiche espressioni di piacere erotico intrinseche nel volto della Santa, accentuate dalle parole cariche di metafore sessuali con cui la stessa descrive nella sua autobiografia l’evento che la coinvolge; indipendentemente dalla pertinenza di queste ipotesi interpretative, c’è da dire che esse sollevano questioni di notevole interesse poiché sanciscono l’unione di due poli considerati antitetici nella cultura occidentale: ovvero piacere carnale e dimensione spirituale; come fa quindi il piacere sessuale, il piacere erotico, il godimento fisico a essere una porta per la trascendenza?
Il problema potrebbe essere risolto a monte facendosi permeare dalle convinzioni comuni alle diverse forme di tantrismo secondo le quali il samsara, ossia il mondo di tutti i giorni, è identico al nirvana, cioè all’eterno e immutabile; in sostanza l’illuminazione non si raggiunge negando il mondo o se stessi, ma considerandolo parte della realtà trascendentale, convertendo quindi il sesso in un veicolo di trascendenza personale.
Senza la necessità di acquisire principi di discipline esoteriche, si potrebbe invece andare al cuore della nostra stessa cultura e notare che uno degli errori che possiamo rilevare è quello di intendere la trascendenza esclusivamente come un rapporto verticale e ascendente tra essere e Dio, o qualsiasi altra entità. Essa può essere intesa invece non solo in senso verticale ma anche nel senso di andare al di fuori, come superamento del nostro limite, per andare al di là.
Sembrerà sorprendente ma anche la relazione con l’altro uomo può offrirci questa occasione, proviamo a fare un esempio: chi sta leggendo questo articolo sta cercando di comprendere delle ipotesi che appartengono alle idee di un’altra persona, non sta quindi rimanendo in se stesso, nel suo stato di immanenza, ma sta di fatto oltrepassando il proprio confine, sta uscendo dalla propria dimensione, per accedere a quella dell’altro, e non è anche questo un percorso trascendentale?
Se avessimo l’umiltà di considerare gli altri veramente altro da noi, l’operazione sarebbe ancora più semplice da riconoscere: noi esseri umani siamo paragonabili alle foglie di un bosco, non esiste una foglia uguale all’altra, ogni persona ha la sua propria unicità, è un varco che ci consente di uscire dal nostro essere, è una diversa dimensione, è l’enigma dell’ignoto. Non è quindi il desiderio erotico una sorta di energia che ci spinge a unirci con ciò che non ci appartiene? Non è forse il sesso una forma di osmosi estatica con ciò che oltrepassa il nostro limite, con ciò che è altro da noi?
La trascendenza è la destinazione del desiderio erotico e dell’attività sessuale, non solo sul piano orizzontale, ma anche su quello verticale, ed è il nostro bisogno istintuale di continuità biologica a confermarlo: l’atto sessuale è, di fatto, finalizzato alla procreazione, ed essa non è forse un modo di superare la finitezza della nostra esistenza? Non è un modo di trascendere il nostro limite biologico per garantire la continuità genetica al di là di noi? Il figlio, nella prospettiva del genitore, si trova, per utilizzare un neologismo lacaniano, in una posizione di estimità, ovvero di intima esteriorità, qualcosa di profondamente immanente, di nostro, proiettato all’esterno, oserei dire verso il futuro, che pone legittima la domanda sul perché l’attività procreatrice e le sue declinazioni, che sembra farci elevare oltre il limite del nostro tempo, sia stata accusata di provocare la nostra caduta.
A cura di Giordano Proietti