Sequestro al The Hemp Club: “Lo facciamo per i pazienti”
Il presidente Raffaello D'Ambrosio accusato di spaccio, ora rischia dai 6 ai 20 anni di carcere
Il The Hemp Club ha sempre agito alla luce del sole, dichiarandosi come il primo cannabis club di Milano nato e realtà associativa nata al servizio di pazienti e consumatori che usano cannabis per le prorie patologie. Due i servizi forniti, gratuitamente e senza scopo di lucro: mettere in contatto i pazienti con regolare ricetta con le farmacie che hanno disponibilità, poche, vista la carenza che affligge il nostro paese da anni, e ricevere una delega da chi, per motivi economici e burocratici non riesce ad avere accesso al farmaco, per coltivare una piantina a suo nome e regalare il raccolto ottenuto una volta pronto.
E’ una realtà nata ad ottobre del 2020 con il supporto dei Radicali, che da sempre appoggiano le battaglie in favore della cannabis, e nei giorni scorsi ha subito una perquisizione dalle forze dell’ordine che hanno sequestrato 34 piantine (delle quali 17 in fioritura e altre 17 appena nate, in fase vegetativa, che avrebbero sostituito le altre una volta pronte) e meno di mezzo chilogrammo di cannabis.
Per questo motivo il presidente dell’associazione Raffaello D’ambrosio, storico antiporibizionista che da sempre si spende per la cannabis e chi la utilizza, è ora indagato per coltivazione ai fini di spaccio e rischia dai 6 ai 20 anni di carcere.
“La settimana prima eravamo presenti agli Stati Generali della cannabis a Milano dove abbiamo raccontato per l’ennesima volta, in pubblico, ciò che facevamo. E mercoledì abbiamo partecipato al presidio davanti a Palazzo Marino per sostenere la proposta di legge di Riccardo Magi sull’autoproduzione di cannabis che poi non è stata votata. E quindi abbiamo raccontato la nostra disobbedienza civile e tutto ciò che facciamo alla luce del sole”.
LA PERQUISIZIONE AL THE HEMP CLUB
Sabato è arrivata la perquisizione, con le forze dell’ordine che sono state fatte entrare senza problemi e alle quali stata spiegata la situazione e l’attività dell’associazione. “Abbiamo mostrato loro i barattoli di Bedrocan che acquistiamo dalle farmacie per i pazienti dopo aver recuperato le ricette in originale, e la serra con le piante, che vengono coltivate sia per chi non riesce ad avere accesso tramite i normali canali burocratici, sia per chi non se la può permettere economicamente, visto che in farmacia costa 12 euro al grammo e ci sono pazienti con piani terapeutici che economicamente sono davvero impegnativi”.
“Eravamo preparati. Avremmo preferito fare noi la comunicazione della nostra disobbedienza civile, che sarebbe arrivata ad ottobre in occasione del secondo compleanno dell’associazione, ma è andata così”, aggiunge Raffaello sottolineando che: “La nostra è una battaglia per creare un precedente affinché questo tipo di attività possano nascere e crescere in tutta Italia. Solo a Milano ne servirebbero un centinaio di attività così”.
Ora vedremo cosa accadrà. C’è una remota possibilità che il caso venga archiviato senza che si arrivi al processo, ma naturalmente dipenderà dal pubblico ministero se fare il rinvio a giudizio oppure no.
Ricordiamo che a Milano il dibattito è vivo. A marzo 2022 era stato approvato un ordine del giorno che chiedeva al comune di attivarsi con il Parlamento e presso tutte le sedi opportune per sostenere la necessità di approvare un disegno di legge sulla legalizzazione della produzione e del consumo di cannabis e suoi derivati” e di “reinvestire gli introiti derivanti dalla legalizzazione della cannabis in politiche di formazione, prevenzione e riduzione del danno“, come avviene nei paesi dove questa sostanza è già legalizzata.
Ad aprile il consigliere Daniele Nahum, lo stesso che ha indetto gli Stati generali, si era accesso una canna davanti al comune per protesta.
A livello nazionale invece la votazione alla Camera sulla legge per l’autoproduzione di 4 piante di cannabis è stata stoppata dalla crisi di governo, e al momento non si può sapere cosa accadrà.