Sequestrata Mary Jo, la birra alla cannabis. D’Andrea: “la marijuana non c’entra nulla”
Montebelluna – Il battage mediatico che si è scatenato attorno alla Mary Jo, la birra alla cannabis presentata alla Tecnobar&Food di Padova da Michele D’Andrea, ha fatto piombare nuovamente i Nas nella sua azienda, la Hemporio di Montebelluna. La birra nel magazzino è stata posta sotto sequestro (6.264 bottiglie e 40 fusti), sono stati prelevati dei campioni per delle analisi e ora non la può commercializzare.
Una stangata per D’Andrea, che proprio grazie alla presentazione di Padova era riuscito a guadagnarsi parecchi clienti. «La birra era già stata sequestrata e poi dissequestrata tre anni fa – afferma D’Andrea. Il problema è che in alcuni giornali è uscito che si tratta di birra alla marijuana: ma la marijuana non c’entra nulla. L’hanno paragonata alla droga, ma non ha nulla a che fare con questo. Sono una persona onesta, ho sviluppato questo discorso della canapa tessile, una volta la birra veniva aromatizzata così». «Purtroppo c’è stata fin troppa pubblicità e c’è chi ha utilizzato termini sbagliati – aggiunge -.
Questo ha fatto arrivare i Nas, che sospettano che nella birra sia contenuto anche il principio attivo della marijuana». D’andrea si è incontrato direttamente con i Nas, insieme al proprio legale e ad un perito industriale di Bologna, per comprovare l’assenza di thc o di altre sostanze proibite nella birra. L’imprenditore spera che il sequestro duri il meno possibile così da poter riprendere a commercializzare la sua birra, e limitare l’enorme danno economico che questo comporta. Tre anni fa era già stata sequestrata, ma non c’era stato trovato nulla di strano: «si tratta sempre della stessa bevanda», conclude D’Andrea.
fonte: oggi Treviso