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Se una vita non ci basta, ci pensa la tecnologia

Se una vita non ci basta, ci pensa la tecnologia

Le religioni hanno fatto il loro tempo: chi non si accontenta della propria limitata quota di minuti e secondi su questa Terra, può lasciar perdere rosari e preghiere per affidarsi come cavia all’impresa scientifica. O almeno questo è quello che vogliono farvi credere alcune delle menti più illuminate del pianeta.

La celebre scommessa di Pascal associava fede e gioco d’azzardo, dichiarando che è più conveniente credere piuttosto che non credere, una volta considerato il worst case scenario: la dannazione eterna. Ma se siete materialisti convinti, la scommessa che vi conviene fare in questo preciso momento storico è affittare un cantuccio alla Alcor, contemporaneo Caronte a forma di organizzazione non-profit, che promette di traghettare le vostre spoglie mortali presso l’eternità, con la promessa – un giorno – di risvegliarvi sotto forma di coscienza sintetica.

Se una vita non ci basta, ci pensa la tecnologiaPubblicato da Adelphi, il volume “Essere una macchina” è un divertente e inquietante viaggio nell’eterogenea galassia di coloro che credono che l’immortalità o qualche suo surrogato siano oggi, per la prima volta nella storia, obiettivi tecnologicamente perseguibili. Il lungo reportage è scritto in prima persona da Mark O’Connell e racconta i suoi incontri con i più famosi, influenti ed eccentrici esponenti del movimento transumanista.

Il viaggio di O’connell inizia proprio dalla Alcor Life Extension Foundation, situata presso Scottsdale, Arizona, in prossimità dell’aeroporto, con il deserto di Sonora a fare da suggestiva cornice. In questo strano mix tra obitorio, tempio laico e laboratorio fantascientifico la componente macabra viene smarrita tra la grandiosità e la tracotanza dell’impresa: conservare tramite trattamento criogenico i pazienti (vietato chiamarli cadaveri) in attesa che la tecnologia sia in grado di trasferire la loro mente su di un supporto più adeguato, possibilmente non deperibile.

Alla fine dello scorso anno, nelle strutture della Alcor erano conservati 164 soggetti umani, dei quali solamente 68 potevano contare sulla criogenizzazione completa dell’intero corpo. Gli altri 96 “pazienti” porteranno nelle meraviglie del futuro solo la propria testa, come in una puntata di “Futurama”. Anche in questa versione al ribasso dell’immortalità le persone vengono divise in categorie diverse, in base alle loro possibilità economiche, o a quelle dei premi delle assicurazioni private che accettano per i propri clienti di corrispondere post mortem i pagamenti a organizzazioni come la Alcor. Lo stoccaggio dell’intero corpo costa, infatti, 200.000$, mentre per il solo capo bastano 80.000$. Praticamente un affare.

La Alcor applica il suo processo cronico anche ai corpi degli animali domestici. Nel 2009, già si contavano più di 30 corpi di animali conservati.

Al di là delle facili ironie, la Alcor Life Extension Foundation è solo la punta dell’iceberg di un mondo tanto bizzarro quanto reale, nonché molto ben finanziato e sponsorizzato, che vede nella tecnologia il mezzo attraverso cui migliorare radicalmente, quando non, addirittura, trasformare la natura umana. Se il vecchio hardware biologico non è più aggiornato alle esigenze dei tempi, non ci resta che sostituirlo o modificarlo con il rischio più o meno calcolato di renderlo irriconoscibile.

Il rischio esistenziale
Secondo Nick Bostrom, filosofo e divulgatore di alcune delle idee chiave dei transumanisti, la condizione umana contemporanea è un’anomalia. Dopo aver superato in arguzia i nostri cugini primati e in nostri fratellastri neanderthal, come specie umana potremmo essere sul punto di creare macchine super-intelligenti che guarderanno a noi come noi guardiamo a bonobo e scimpanzé. In un discorso TED facilmente rintracciabile su YouTube, Bostrom spiega con chiarezza tanto i rischi quanto il potenziale di queste nuove forme di cognizione non umana e ultra-umana. Non ci sarebbe, tuttavia, niente di innaturale. La super intelligenza delle macchine giace dormiente nella struttura fisica della materia – non ci sarebbe differenza tra un cervello di carne e un suo analogo di silicio o altri materiali – come la potenza dell’atomo giaceva dormiente nelle pieghe della storia e della scienza, rivelandosi tutto a un tratto nella splendente devastazione di Hiroshima e Nagasaki.

Negli scenari più rosei che comprendono la possibilità dello sviluppo di un’intelligenza artificiale di tipo generale, invece, conquiste come la cura di tutte o quasi le malattie sarebbero solo un capitolo tra gli altri nella meravigliosa marcia verso il futuro, guidata non più dai fallibili umani ma dalle impeccabili macchine. L’altro lato della monetina scagliata verso i futuri possibili, affermano i transumanisti, sarebbe niente di meno che la distruzione della specie umana.

Se una vita non ci basta, ci pensa la tecnologia

Oggi credo che Pascal, a proposito della questione, dopo una scrollata di spalle, farfuglierebbe: “No pain, no gain”: ogni opportunità nasconde rischi più o meno estesi ed espliciti. Se l’intelligenza artificiale rappresenta un rischio esistenziale, potrebbe tuttavia dimostrarsi il più grande alleato nell’affrontare tutti gli altri rischi esistenziali che minacciano l’umanità: dal riscaldamento globale alla decarbonizzazione, dalla scarsità delle risorse fino alla sovrappopolazione del pianeta.

Allungamento della vita, a vantaggio di chi?
L’immortalità, o la sua approssimazione, è dunque oggi a portata della scienza e delle sue propaggini più avanzate, generosamente finanziate dai big della Silicon Valley.

Larry Page, CEO di Alphabet e fondatore di Google, ha lanciato Calico Labs nel 2013, raccogliendo un miliardo di dollari in finanziamenti per affrontare l’invecchiamento attraverso nuove tecnologie all’avanguardia, compresa la terapia genica. Calico è dotato di un’impressionante squadra di ricercatori reclutati dalle migliori scuole di medicina, università e centri di ricerca, ma rimane tutt’oggi avvolto da un’aura di mistero per quanto riguarda le applicazioni delle sue ricerche.

Tutt’altro che misteriose sono le celebri previsioni di Raymond Kurzweil che è convinto che le rivoluzioni nella scienza e nei modi di pensare la realtà diventeranno sempre più comuni, portando a “un cambiamento tecnologico così rapido e profondo da rappresentare una rottura nel tessuto della storia umana”. Il cambiamento definitivo, la leggendaria Singolarità, ovvero la creazione della super-intelligenza che rappresenterà l’ultima e più importante invenzione umana, ha da venire attorno al 2045.

Se una vita non ci basta, ci pensa la tecnologiaKurzweil è uno dei teorici della cosiddetta via di fuga. Assumendo dozzine e dozzine di pillole e integratori e controllando minuziosamente le proprie abitudini, il suo obiettivo è quello di allungare la propria vita quanto basta per agganciare la comparsa di una tecnologia sufficientemente potente a tenere in vita il corpo cancellando l’irreversibilità dell’invecchiamento oppure a permettere la più radicale migrazione della coscienza su un supporto immortale e con capacità computazionale virtualmente infinita. Messa in questi termini, sembra difficile dare credito a congetture tanto ardite e stralunate. Eppure Kurzweil non è un mistificatore qualsiasi: la sua occupazione è quella di Chief of Engineering presso Google, una delle organizzazioni private più potenti del pianeta.

Se Kurzweil è la mente dietro le più astruse speculazioni transumaniste, il braccio armato è Peter Thiel, un miliardario americano noto per progetti come Paypal, di cui è co-fondatore insieme a Max Levchin ed Elon Musk, oltre a essere azionista di Facebook per circa il 10%.

Con tutta probabilità è uno dei transumanisti più ricchi del mondo, ha investito in Singularity University, OpenAI e progetti di estensione della vita come SENS. È registrato, qualora si presentasse la necessità, per la sospensione cronica delle sue spoglie mortali.

Per molti, è l’esempio perfetto dell’eccentrico investitore della Silicon Valley. È, comunque, insolito per qualcuno nella sua posizione dimostrare pubblicamente la propria fede religiosa e le proprie convinzioni spirituali. Ha spesso sposato opinioni antidemocratiche e una politica conservatrice di carattere neo-reazionario.

Una delle sue controverse opinioni è che l’istruzione universitaria sia una bolla e offra poco valore al di là del processo di individuazione delle menti più brillanti, che incoraggia tramite finanziamenti a perseguire le ricerche al di fuori dei circuiti accademici tradizionali. Ha finanziato Donald Trump nelle elezioni del 2016 e dopo la vittoria elettorale ne è diventato consigliere per quanto concerne temi tecnologici e scientifici.

In questo gioco di vertigini religiose e vicoli ciechi esistenziali che si aprono e chiudono tra i corridoi attraversati dai big dell’economia digitale, già la definizione di transumanesimo è problematica. Il transumanesimo vede nella tecnica e nel progresso scientifico, nonché nell’ingegnerizzazione dei processi corporei e mentali, un qualcosa di positivo e si spende per fare in modo che venga perseguito. Il sistema di valori e credenze dei transumanisti è difficile da definire in quanto non univoco ed è legato in maniera intrinseca all’innovazione tecnologica: è la credenza che si piega alla tecnica, mai -in teoria- viceversa. Eppure è una speranza di tipo fideistico, un salto dello spirito, che usa il calcolo razionale come maschera, che unisce veramente le posizioni dei diversi esponenti di questa tendenza intellettuale contemporanea.

Prove di crioconservazione
Prove di crioconservazione

Un sistema sanitario a prova di futuro
L’alternativa all’elitaria immortalità dei super-ricchi della Silicon Valley non può che essere l’universalizzazione dell’assistenza sanitaria grazie a tecnologie che diventano sempre più economiche e precise. Un medico personale 24 ore su 24 potrebbe presto avere le fattezze di un assistente virtuale come Siri, solo incredibilmente più avanzato.

I transumanisti perseguono una visione estrema e radicale delle tecnologie per l’allungamento della vita, eppure il loro approccio a gamba tesa contro la condizione mortale tralascia una considerazione fondamentale. Ovvero che la vita media si sta già allungando e alcune nazioni occidentali stanno vivendo una vera e propria crisi demografica dovuta proprio all’invecchiamento della popolazione. Entro il 2020, per la prima volta nella storia, ci saranno più persone più anziane di 65 anni rispetto a persone di età inferiore ai 5 anni. Entro il 2050 ci saranno più ultrasessantacinquenni che giovani di età inferiore ai 14 anni. In natura non esiste altra specie dove la popolazione anziana sia in numero maggiore di quella giovane. Le tecnologie sognate dai transumanisti devono pur tener conto di questo fatto.

Abbandonando le prospettive più fosche da scienziati impazziti nelle loro torri d’avorio digitale, l’avanzamento della tecnologia può veramente portare vantaggi incredibili in chiave democratica. Un sistema sanitario reso capillarmente più efficiente da sistemi di intelligenza artificiale sarebbe la naturale conclusione logica di questo modo di ragionare, almeno se non ci si lascia ingannare dalla prospettiva distorta di un Peter Thiel qualsiasi.



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