Se la tecnologia diventa una minaccia
La tecnologia è una minaccia? Senza dubbio ogni invenzione porta con sé una serie di rischi da cui è molto difficile, se non impossibile, riuscire a separare soltanto i benefici. Eppure è innegabile che alcuni artefatti siano più pericolosi di altri. La tecnologia è tutto fuorché neutra. È troppo facile dire che non è buona né cattiva ma dipende da come la si usa. Certo, un fucile non è buono né cattivo, di per sé, dipende da come lo si usa. Ma allora un artefatto come la torta di mele, prendendo il caso più estremo, non è buono né cattivo: dipende da come lo si usa? Dire che la tecnologia è neutra è che del suo uso improprio sono responsabili gli esseri umani significa voler evitare in partenza ogni analisi. Ovvero significa rifugiarsi nell’ignoranza.
Negli ultimi mesi ci sono state due notizie che ci permettono di capire i rischi di ogni tecnologia e il fatto che se qualcosa è effettivamente possibile prima o poi qualcuno qualche esperimento lo farà. Dunque, senza dare inutili colpe ai nostri artefatti, è sempre meglio capire prima, e non dopo, il male che possono causare.
La prima notizia è quella dell’hackeraggio e della susseguente pubblicazione da parte di Wikileaks delle mail interne del famigerato Hacking Team, azienda italiana che dello spionaggio e della sorveglianza ai tempi di internet ha fatto la propria specialità, vendendo i suoi prodotti ai governi più o meno democratici di molte nazioni. Sul sito dell’azienda il prodotto principale, Remote Control System, viene descritto come «the #1 solution for governmental offensive interception». Il software può addirittura attivare da remoto microfoni e videocamere di computer e cellulari. La connettività totale può fare un gran bene. È ovvio. Può, tuttavia, creare dei pericoli che mai avremmo creduto possibili nemmeno nella più distopica delle dittature. La sorveglianza capillare è un rischio di cui non si può non tenere conto quando si ha a che fare con tecnologie che hanno l’innegabile pregio di connettere l’umanità e di rendere ogni conoscenza condivisibile a costo zero. Prima ce ne rendiamo conto, meglio è.
La seconda notizia è quella che coinvolge molti tra i più importanti ricercatori nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale. Il 28 luglio è stata infatti firmata una lettera aperta (www.futureoflife.org/AI/open_letter_autonomous_weapons) che vuole vietare le macchine killer. Ovvero robot e sistemi automatici in grado di uccidere senza l’autorizzazione di un essere umano. Il punto qui risiede nel chi deve premere il metaforico grilletto, se l’uomo o la macchina. Poiché a portare il tema all’attenzione dell’opinione pubblica sono stati i massimi esperti della disciplina, forse sarà il caso di dargli ascolto e non farsi cogliere di sorpresa una volta che i robot killer invaderanno le strade.
Dire che alcune applicazioni tecnologiche hanno dei grossi rischi non significa essere luddisti contro il progresso. Poiché viviamo in un mondo che è e sarà sempre più complicato, gli esseri umani oggi più che mai devono prendersi le loro responsabilità. Questo non vuol dire che da domani dobbiamo diventare tutti ingegneri, ma che è sempre più importante essere cittadini informati perché la responsabilità di immaginare il mondo del futuro non può essere lasciata ai governi e alle aziende che si occupano di innovazione, ma deve essere qualcosa di condiviso dall’intera società. Senza creare falsi allarmi ma puntando una volta tanto alla piena consapevolezza anche per quanto riguarda questo tipo di questioni.