Gli Scritti sulla/sotto droga di Sadie Plant
Un testo del 1999 sulle droghe, che fonde l'approccio sciamanico e quello scientifico, finalmente tradotto in italiano per i tipi di Nero Edizioni e che sarà disponibile a Book Pride, la fiera dell'editoria indipendente
Il testo di Sadie Plant, intitolato Scritti sulla/sotto droga, edito nel 1999 e giunto poi finalmente in Italia per i tipi di Nero Edizioni, nella traduzione di Clara Cicconi, nel 2024, compie una operazione di fusione tra due approcci al tema delle droghe storicamente polarizzati su due estremi.
SCRITTI SULLA DROGA: L’APPROCCIO SCIAMANICO E QUELLO SCIENTIFICO
Se da un lato, infatti, vi è la lettura sciamanica, afferente ad un approccio più orientale, per cui le droghe diventano lo strumento attraverso il quale gli uomini riescono ad accedere ad una dimensione di senso ulteriore, dando quindi un significato altro alle esperienze di vita, al polo opposto vi è un approccio più occidentale al tema che, pur mutuando questa dimensione di amplificazione del senso e del sentirsi parte del flusso vitale in cui siamo immersi come esseri umani, vi affianca una tendenza che potremmo definire a metà tra la volontà di controllo e l’osservazione scientifica di una esperienza che ha a che fare con la percezione, i sensi e la dimensione dei confini di coscienza.
Plant è stata docente all’Università di Birmingham e ricercatrice all’Università di Warwick, avendo prima ottenuto un Phd in Filosofia all’Università di Manchester: lasciò poi la vita accademica per fare ricerca e scrivere a tempo pieno, in modo indipendente, anche perché l’ambiente accademico le risultava asfittico e difficile da penetrare con il suo approccio per l’epoca innovativo e sfidante.
La comunità accademica la reputava troppo anarchica, eversiva: Plant non guardava solo agli aspetti neurobiologici degli effetti delle droghe sul sistema nervoso, ma interrogava l’intera comunità scientifica su questioni ancestrali che riguardano l’Uomo e il Senso del suo Essere dall’alba dei tempi. Cifra del suo approccio scientifico è l’affiancare alle riflessioni sulla filosofia, le osservazioni cruciali di botanica e di biologia, andando a sottolineare la correlazione tra la antichissima presenza di piante e sostanze stupefacenti e il loro uso sia per riti che in diverse pratiche mediche, fino al controllo sul loro utilizzo secondo le Convenzioni Internazionali del 1961, 1972 e 1988.
IL RUOLO DELLE DROGHE IN BASE AL PROGRESSO SCIENTIFICO
Tale doppio binario di riflessione si dipana lungo i capitoli di questo vivace testo, nei quali varie sostanze vengono prese in esame ed approfondite con ricchezza di esempi e una sostanziosa bibliografia a sostegno di quanto emerge: ciò che Plant cerca di evidenziare è come le varie droghe, presenti da sempre nella vita delle varie comunità umane a diverse latitudini ed in epoche diverse, abbiano cambiato ruolo e funzione anche a seconda del progresso scientifico e come siano state esse stesse coinvolte e fondamentali in profonde rivoluzioni sociali, anche in riferimento alle varie proprietà delle differenti sostanze – che gli uomini hanno studiato empiricamente ed usato scientificamente – e agli effetti che producono e vengono volutamente ricercati.
L’OPPIO DI DE QUINCEY, BURROUGHS E BAUDELAIRE
Tra i moltissimi esempi che Plant porta all’attenzione del lettore non mancano riferimenti noti a uomini e donne della cultura e della scienza: con Thomas De Quincey e il suo Confessioni di un mangiatore di oppio si apre il capitolo dedicato alla sostanza che poi molti altri hanno utilizzato e dei cui effetti molto si è scritto e grazie alla quale molta poesia e letteratura si è scritta. L’oppio infatti è anche la sostanza per eccellenza di William S. Burroughs e Charles Baudelaire, alle cui citazioni creative Plant non manca di affiancare la dimensione della analisi della dipendenza da questa sostanza, poiché “l’oppio riaccendeva i sogni, ma allo stesso tempo rimuoveva l’interruttore per spegnerli”.
Non mancano poi i paradisi artificiali, introdotti parlando di cannabis: l’alterazione provocata dall’assunzione dei fiori di questa pianta sono descritti da Fitz Hugh Ludlow, giornalista ed esploratore americano che tra i primi indicò gli effetti in particolare dell’hashish, di cui fu studioso pioniere. Ed è a proposito dell’hashish che Plant non manca di citare Burroughs che, in Pasto nudo, elenca i “disturbi della percezione spazio-temporale, ipersensibilità nei confronti delle impressioni, voli dell’immaginazione, accessi di risa, stupidità” come gli effetti più ambivalenti che questa sostanza può dare, introducendo quindi da un lato la dimensione soggettiva dell’esperienza di assunzione di una droga e allo stesso tempo indicando come uno stesso sintomo possa essere per un soggetto del tutto egosintonico e ricercato e per altri egodistonico e ugualmente stimolante e dunque perseguito.
FREUD E LA COCAINA
Alla cocaina vengono poi dedicate lunghe pagine in cui gli esperimenti di Sigmund Freud prendono grande parte dell’analisi, proprio per introdurre il piano dell’utilizzo in ambito medico e scientifico delle sostanze stupefacenti. Infatti Plant sottolinea come nel passaggio tra l’800 e il ‘900, cioè quel momento cruciale in cui si definiscono e si esprimono pienamente gli eventi che così profondamente segneranno l’aprirsi del nuovo secolo, nuove sfide e nuove domande si aprono all’uomo e nuove dimensioni si spalancano per i popoli e le società umane, soprattutto in Occidente e nei paesi orientali più avanzati: e le risposte alle grandi domande del nuovo secolo sembrano arrivare anche dagli stupefacenti, dal loro uso, dalla conoscenza sempre più tecnicamente approfondita che se ne stava acquisendo, parallelamente all’uso per l’esplorazione ludica, artistica e sensoriale che se ne faceva.
E qui molti sono gli esempi, citati e non, anche del mondo della Filosofia che Plant mette in campo, da Walter Benjamin con L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, a Susan Sontag. Queste profonde trasformazioni hanno scosso l’inconscio delle persone, e al progresso scientifico e al benessere si sono affiancate in quei decenni anche il dolore delle guerre, gli orrori devastanti dell’azione umana contro i popoli e contro la natura e l’ambiente, creando profondo spaccature sociali e culturali e facendo pagare, soprattutto alle fasce di popolazione più giovani più fragili, pesanti costi in termini di dolore anche esistenziale, che pure è quel dolore che fisiologicamente accompagna ogni trasformazione. Le vie di fuga da questo dolore sono state molteplici: dalla cultura yuppies degli anni ’70 al rock’n roll, passando per gli psiconauti di Esalen fino alla cultura rave, che sta vedendo il suo declino in questo ventunesimo secolo.
Il minimo comune denominatore è stato l’uso di sostanze, differenti per ogni cultura, subcultura e individuo: e questo anche perché “le droghe sono di vario tipo, così come lo sono le persone”. Il testo di Plant offre una prospettiva unica sulle trasformazioni sociali e culturali legate all’uso di sostanze stupefacenti e resta centrale il tentativo, ad avviso di chi scrive riuscito, di esplorare da diverse angolazioni il legame tra l’evoluzione delle culture anche giovanili e l’uso di droghe, evidenziando come queste sostanze abbiano rappresentato un mezzo di fuga e di espressione per molte generazioni, in diversi momenti storici e a diverse latitudini. La sua analisi approfondita e la sua capacità di cogliere i cambiamenti sottili e profondi che si sono verificati nel corso del tempo rendono questo libro una lettura essenziale per chiunque sia interessato a comprendere il rapporto complesso tra l’essere umano e le droghe.
Federica Valcauda
*Scritti sulla/sotto droga di Sadie Plant è pubblicato da Nero Edizioni e sarà disponibile a Book Pride, la Fiera Nazionale dell’editoria indipendente che si terrà dall’8 al 10 marzo a Milano presso il Superstudio Maxi (Via Moncucco, 35 – Metropolitana Linea M2 Famagosta). La manifestazione letteraria promossa da ADEI – Associazione Degli Editori Indipendenti è a cura di Laura Pezzino e Marco Amerighi. Tanti gli ospiti dall’Italia e dal mondo: da Björn Larsson a Naoise Dolan e poi Sally Bayley, Chiara Valerio, Francesca Coin, Juan Gomez Barcena, John Freeman, Francesca Mannocchi, Andrea Cote e Claudia Apablaza.