Scoperto il gene della felicità: è correlato ai cannabinoidi
La felicità e lo “sballo” dato dall’erba passano nel nostro cervello per lo stesso percorso. Un gruppo scienziati giapponesi ha misurato i livelli di felicità di quasi 200 persone scoprendo che la variazione di un gene le portava a provare una maggiore ampiezza di emozioni positive e avevano un più alto livello di felicità soggettiva.
Il gene è stato identificato nei recettori CB1, gli stessi recettori responsabili dell’effetto del THC nel cervello, dove sono altamente concentrati, e che regolano appetito, dolore, umore e memoria. «I genotipi del recettore 1 dei cannabinoidi nell’uomo sono strettamente legati a due aspetti della felicità», hanno scritto nello studio pubblicato il mese scorso sulla rivista Plos One. Secondo il team un polimorfismo del gene del recettore CB1, chiamato allele citosina, può migliorare la risposta di un individuo ai cannabinoidi. Nella cannabis ne sono presenti più di 60, ma per questo studio non è stato necessario che qualcuno fumasse, perché il nostro stesso corpo produce naturalmente i suoi cannabinoidi, del tutto simili a quelli prodotti dalla pianta. Questi composti naturali agiscono su diverse regioni del cervello legate alla felicità e sembrano funzionare come regolatori dell’umore.
E’ bello notare come uno dei primi cannabinoidi scoperti negli esseri umani, l’anandamide, prende il nome dalla parola sanscrita ananda, che significa felicità, beatitudine. Secondo i ricercatori, l’essere più inclini agli effetti dei cannabinoidi e, di conseguenza, alle emozioni positive, è un meccanismo che può spiegare perché gli individui con il polimorfismo siano generalmente più felici.
Per concludere viene spiegato che gli individui con la variante del gene CB1 hanno probabilmente: «Un’elevata sensibilità per eventi emotivi positivi che possono essere più abbondante per questi individui rispetto ad altri».