Scoperti dei vermi che mangiano la plastica
Smaltire le valanghe di plastica in cui navighiamo è il grande problema dei nostri tempi. E dei vermi mangia-plastica potrebbero essere una scoperta rivoluzionaria
Circa 400 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno. La plastica è letteralmente ovunque. Inquina le terre e i mari, ma non solo. Come evidenziato da diversi studi, si trova anche nel cibo e nell’acqua che ingeriamo ogni giorno.
E se da un lato è fondamentale ripiegare su alternative sostenibili che la rimpiazzino al più presto, come la bioplastica di canapa, dall’altra bisogna rimuovere quella già presente.
Un nuovo possibile alleato arriva direttamente dalla terra: dei vermi mangia-plastica, che non solo la ingeriscono, ma pare riescano a digerirla come fosse cibo.
VERMI MANGIA-PLASTICA: LA SCOPERTA TUTTA ITALIANA
La scoperta è tutta italiana, anche se arriva dall’estero. A notarla infatti è stata Federica Bertocchini: una biologa molecolare a tempo pieno, ma anche un’apicoltrice dilettante. Che proprio grazie alla sua passione si è imbattuta in un evento potenzialmente rivoluzionario.
Infatti, come raccontato da Bertocchini alla BBC, dopo aver ripulito il suo alveare da alcuni vermi della cera, dei Galleria mellonella, li aveva riposti accuratamente in un sacchetto. Quando improvvisamente ha notato che le creature avevano creato dei piccoli fori: stavano mangiando la plastica.
“È stato un vero e proprio momento eureka – è stato brillante”, ha dichiarato entusiasta la Bertocchini. “È stato l’inizio della storia. L’inizio del progetto di ricerca, di tutto”. Ma scendiamo un pò più nel dettaglio.
IL “POTERE” DEI VERMI È NELLA LORO SALIVA
Dopo aver raccolto e analizzato il liquido prodotto dalla bocca dei vermi, Bertocchini e i suoi colleghi hanno notato che è la loro saliva, contenenti due enzimi critici denominati Cerere e Demetra, a sciogliere i legami dei polimeri. In particolare quelli del polietilene.
Un dettaglio importantissimo, perché rilasciare questi vermi liberi nell’ambiente sarebbe impensabile. Soprattutto per la loro capacità di distruggere gli alveari delle api. Diventando una minaccia per gli ecosistemi.
Invece, sfruttare questi enzimi per bonificare delle aree mirate potrebbe essere fattibile. “Voglio che questa scoperta e questa tecnologia vengano sviluppate e trasformate in una soluzione che potremmo utilizzare a livello globale”, ha dichiarato Bertocchini.
Delle parole che riflettono la necessità di un cambio di paradigma istantaneo. Perché la produzione di plastica primaria globale, aumentata vertiginosamente negli ultimi 50 anni, potrebbe raggiungere i 1.100 milioni di tonnellate entro il 2050.
Ancora più grave, perché più di un terzo della plastica viene utilizzata come imballaggio monouso per alimenti e bevande, che poi vengono dispersi nell’ambiente. Packaging da sostituire assolutamente con materiali più sostenibili.