Schiaccia il figlio nella notte causandone la morte: la cannabis cosa c’entra?
Questa non è la risposta ad una fake news, bensì il racconto di una pratica giornalistica più sottile ma ugualmente scorretta.
Parliamo degli “articoli acchiappaclick” e cioè di notizie che non sono pensate per fare informazione, stimolare il lettore o raccontare la propria visione del mondo, ma che anzi vengono create appositamente e poi pubblicate per raccattare qualche click in più suo proprio sito internet. Il contrario della pratica denominata “Slow journalism“, un giornalismo più lento che va al di là del rumore di fondo delle mille notizie rilanciate quotidianamente, per offrire ai lettori dei racconti più lunghi e ricchi di dettagli, in modo che possano immergersi in una storia o in una problematica e farsene un’idea.
In più in questo caso c’era anche l’occasione, evidentemente irresistibile per un certo modo di fare “giornalismo”, di infangare senza motivo il mondo della cannabis e di chi ne fa uso. Ed è così che per la redazione di TPI (The Post Internazionale), la pubblicazione di una notizia di questo tipo, si è trasformata in un boomerang.
“Fuma uno spinello, poi va a dormire e schiaccia il figlio di 4 mesi nel sonno. Il bimbo muore”, titolano, pubblicando poi la “notizia” sui social network. Sicuramente dal loro punto di vista l’operazione ha avuto successo, visto che, accanto ai post che nella maggior parte dei casi prendono da pochi a poche decine di “reazioni”, questo ne ha oltre 500. Ma c’è un ma. Andando infatti a leggere i commenti, la maggior parte è negativa. Si va da chi sottolinea l’inutilità della notizia a chi evidenzia il fatto che sia stato scritto solo per denigrare la cannabis, fino a chi li accusa di aver tradotto male dalla stampa estera e in effetti sono tutte cose vere.
Probabilmente a causa della fretta, o forse per fare un po’ di sensazionalismo in più, nell’articolo viene riportato che: “Nonostante la prescrizione medica, per l’uomo non è stato motivo sufficiente per scagionarlo dalle accuse di omicidio”. Non è vero: gli articoli di diverse testate sono infatti concordi che, nonostante il dramma, per l’uomo non ci sono state conseguenze e non è stata formulata nessuna accusa penale. Si è trattato di una disgrazia.
E qui arriviamo al punto centrale della questione: cosa c’entra la cannabis? Evitare di fumare cannabis significa per caso evitare le disgrazie che possono accadere nella vita? Cosa aggiunge alla “notizia” il fatto che il padre avesse fumato cannabis? Nulla. E’ solo un modo di cercare di infangare la cannabis e chi ne fa uso. O di solleticare gli istinti di chi è contrario alla sua legalizzazione. L’unica verità è che i neonati non dovrebbero dormire con i genitori nel lettone. Punto. Tanto è vero che, lo stesso coroner interpellato per il caso in questione, spiega chiaramente che questo è il quarto caso di questo di cui lui si è occupato quest’anno, lasciando intendere che ce ne saranno stati altri di cui non si è occupato.
Perché TPI ha riportato solo questo caso, se considerano le morti neonatali in Inghilterra un argomento giornalisticamente rilevante? Perché è l’unico al quale hanno potuto associare la cannabis, contribuendo al terrorismo psicologico che sui media mainstream dilaga su questa pianta e strizzando l’occhio allo statu quo.