Salta l’emendamento sulla canapa, è la sconfitta della nostra politica
Il settore aveva cantato vittoria troppo presto, confidando che anche nel nostro Paese potesse essere applicata senza problemi una norma agricola che avrebbe reso del tutto legale la cannabis light e messo in sicurezza gli affari di migliaia di piccole e medie imprese.
Invece, non è successo nemmeno questa volta, in linea con il bigottismo e la schizofrenia che caratterizza la nostra politica in materia di canapa.
Nonostante fosse stata proprio la Corte di Cassazione a chiedere con la famosa sentenza alla politica di intervenire e normare il settore, dopo l’approvazione dell’emendamento che era stato proposto da M5S, PD e LEU, è stato ritenuto inammissibile dalla presidente del Senato Casellati, rigettando il settore nel panico.
Secondo l’art. 128 del regolamento del Senato, sono “inammissibili gli emendamenti d’iniziativa sia parlamentare che governativa, al disegno di legge di bilancio che rechino disposizioni contrastanti con le regole di copertura o estranee all’oggetto della legge di bilancio in base dalla legislazione vigente, ovvero volte a modificare le norme in vigore in materia di contabilità generale dello Stato”.
Ma quello sulla canapa che era assolutamente compatibile con le esigenze produttive, industriali e quindi finanziarie tipiche di una legge di bilancio, e quindi la presidente Casellati ha fatto un’interpretazione sostanzialmente politica e non tecnica.
“E’ una valutazione politica e non tecnica, in quanto l’emendamento era conforme alle esigenze produttive e industriali dello stato, rappresenta uno strappo istituzionale”, commenta l’avvocato Giacomo Bulleri.