Ritorno cannabis in tabella droghe pesanti, il PD smentisce: “non lo vogliamo”
Qualche giorno fa vi avevamo dato notizia dello strano caso in corso in Commissione Agricoltura, dove tra le pieghe del testo per la coltivazione di canapa a scopi industriali, era stato approvato un comma che prevedeva il ritorno della cannabis in Tabella 1, in compagnia dell’eroina, come ai tempi della Fini-Giovanardi. Da subito era giunta la smentita del M5S, la cui parlamentare Loredana Lupo figurava tra i firmatari della proposta (insieme a Zaccagnini di SEL e a Oliverio del PD).
Ora, proprio tramite una dichiarazione di Nicodemo Oliverio, giunge anche la smentita del PD, che parla di un errore nella stesura del testo.
NESSUNA VOLONTA’ DA PARTE DEL PD, AFFERMA OLIVERIO. “L’intervento sulle tabelle è stato configurato nelle proposte di legge presentate anteriormente alla sentenza della Corte costituzionale, prima quindi che rivivesse la distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere. Al momento dell’inizio dell’esame del provvedimento l’intervento, pertanto, risultava corretto e intendeva aggiornare il testo unico sulle sostanze psicotrope in modo da agevolare gli imprenditori agricoli nella coltivazione della canapa. La relatrice è consapevole che l’intervento della Corte richiede una modifica tecnica al testo che si appresta a breve, anche in considerazione dei pareri, ad effettuare. Non c’è, quindi, nessuna volontà da parte del Pd di introdurre la canapa tra le droghe pesanti”.
UNA COMMISSIONE UN PO’ TROPPO DISTRATTA. Apprezziamo dunque la nuova smentita di quello che inizialmente era parso un tentativo di far rivivere la Fini-Giovanardi con un colpo di spugna. Tuttavia non possiamo esimerci dal porci alcune domande, perché se è vero che di errore si è trattato, rimane difficile comprendere come, visto che la proposta di legge è stata approvata lo scorso 30 luglio, a 18 mesi di distanza dalla bocciatura della Fini-Giovanardi, nessuno in Commissione si sia preoccupato di modificare la proposta. Se di errore si è trattato, quantomeno rimane il fatto che i parlamentari della Commissione hanno dimostrato ben poca attenzione nello svolgere la propria attività. Nessuno tra i 43 membri della Commissione Agricoltura, a quanto pare, si è accorto del macroscopico errore contenuto nell’articolo 11 della Pdl. Eppure 18 mesi di tempo dovrebbero essere sufficienti per apportare una semplice modifica al comma di un testo.