Risorse umane
Ci hanno inculcato il concetto di “coscienza ecologica” e contemporaneamente incentivato comportamenti che con il sinonimo non hanno nulla a che vedere; le mie nonne facevano il bucato col sapone di Marsiglia, lavavano il paiolo della polenta con la cenere, avevano una borsa della spesa che era sempre quella e usavano la bicicletta.
Oltre il cancello il concetto di riciclo vale per moltissime cose, così i coperchi delle scatolette di tonno diventano coltelli per affettare le verdure che arrivano attraverso il sopravvitto; le lattine di olio diventano grattugie per il formaggio; tutte le scatole, da quelle della pasta ai pacchetti di sigarette vengono trasformate in mensole da attaccare col vinavil al muro della cella e vi giuro che ho visto delle opere d’arte, che vengono periodicamente distrutte dagli agenti penitenziari durante le perquisizioni, perché costruirle è vietato dal regolamento, ma che vengono puntualmente ricostruite.
Purtroppo il concetto di “recupero” non viene applicato agli esseri umani e la maggior parte delle volte che qualcuno varca la soglia del carcere, si innesca una perdita umana perpetrata all’infinito, sono pochi coloro che dopo l’esperienza della prigionia riescono ad essere recuperati perché il carcere oggi è un cane sterile di fronte al quale tutti restano a bocca asciutta, sia coloro che vogliono perpetrare il loro cammino sulla cattiva strada, ma anche coloro che aspirerebbero al recupero ed al reinserimento che la nostra costituzione dovrebbe garantire.