A rischio il libero commercio degli oli contenenti CBD
Il governo ha eliminato la sospensione del decreto sul CBD del 2020 che inserisce nella tabella dei medicinali stupefacenti le preprazioni orali a base di CBD
Forse tra i prodotti al CBD di gran lunga più in voga degli ultimi anni, parliamo dell’olio a base di cannabidiolo, venduto in tutti i growshop ed anche online, come integratore alimentare ormai da anni; questa metodologia di assunzione è tra le più semplici e largamente diffusa. In piena estate ci pensa il Ministero della Salute a dare l’ennesima batosta ad un settore già penalizzato da leggi poco chiare ed anacronistiche. Con il decreto (GU Serie Generale n.194 del 21-08-2023)
GLI OLI AL CBD NELLA TABELLA DE MEDICINALI STUPEFACENTI
A firma del Ministro Schillaci, il Ministero revoca la sospensione del già famoso Decreto del 1 Ottobre 2020, firmato dell’ex Ministro Speranza, che voleva relegare il CBD ad un farmaco prescrivibile soltanto dai medici e appannaggio esclusivo quindi, delle farmacie. Testualmente il decreto in questione citava “L’ inserimento nella tabella dei medicinali, sezione B, del DPR 309/90, delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”. In sintesi, dal trentesimo giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (21 settembre), la vendita del cannabidiolo in forma di oli o comunque estratti, dovrà avvenire solo in farmacia e sotto egida medica. Ricordiamo però che il cannabidiolo è una molecola endogena, diversamente da farmaci come benzodiazepine e oppiacei i cannabinoidi sono prodotti naturalmente dal nostro organismo, e l’assunzione di oli, anche con percentuali elevate di CBD, non ha mai dato controindicazioni rilevanti, proprio per la capacità che il nostro organismo ha di assorbire questi principi attivi che sono tutt’altro che estranei al nostro corpo.
Sulla vicenda abbiamo sentito l’Avvocato Carlo Alberto Zaina, il quale ha sottolineato l’importanza della tempestività di una class action che possa impugnare il decreto entro sessanta giorni dalla sua pubblicazione in gazzetta ufficiale. “Quando un intero settore vede lesi i propri diritti alla libera impresa, è necessario far fronte comune ed attivarsi affinché si intraprendano le dovute azioni legali nelle sedi opportune, al fine di salvaguardare le innumerevoli imprese legate al settore e tutto l’indotto occupazionale che ne deriva”. Il legale che a più riprese ha contestato il già sospeso decreto Speranza del 2020, sottolinea infatti come dietro ad una prosa concepita per dissuadere chiunque a leggere il contenuto del decreto, si nasconde il nulla.
Nulla è infatti mutato dall’ottobre 2020 e la posizione apodittica del Ministero della Salute italiano è rimasta tale. Anzi la 63ª sessione della Commissione Droga (CND) delle Nazioni Unite, tenutasi a Vienna in data 2 dicembre 2020, aveva previsto l’esenzione delle preparazioni contenenti prevalentemente cannabidiolo ed un massimo dello 0,2% di delta-9-tetraidrocannabinolo dalle misure di controllo internazionali sugli stupefacenti, misura (intelligente) contro la quale (apparentemente in modo ottuso) l’Italia, quale membro della Commissione Droga, ha votato contro. “E’ certo – continua l’Avvocato Zaina – che l’unica strada per contrastare questa deriva inaccettabile, sia quella di una nuova battaglia legale giurisdizionale, senza quartiere, che possa vedere consorziati tutte le attività interessate; ne va della loro stessa esistenza”.
Seppur nell’incertezza generale, bisogna comprende come questo sia l’ennesimo tentativo di stroncare il settore, limitando al contempo la disponibilità di un prodotto sul quale molte persone hanno ormai basato la loro routine, spesso soppiantando farmaci tradizionali le cui controindicazioni superavano di gran lunga i benefici.
Così facendo ci ritroveremo di fronte ad un altro evento speculativo, nel quale i prezzi di tali prodotti aumenteranno al pari di molti farmaci, rimpinguando le casse di case farmaceutiche e lobbisti già pronti a tuffarsi dentro a quello che gli analisti ormai da decenni indicano come un business in forte crescita con stime al rialzo anno dopo anno. Nella “speranza” che questo non sia soltanto l’inizio di un meccanismo più complesso che punti a dichiarare tutto il cannabidiolo non più liberamente vendibile e non soltanto sottoforma di oli.