Ripartire: luci e ombre del passaporto d’immunità
Il certificato internazionale di vaccinazione è un documento multilingue rilasciato dall’Organizzazione mondiale della sanità o autorità sanitarie nazionali per certificare l’avvenuta vaccinazione per alcune malattie. Il passaporto medico può essere richiesto per l’ingresso nei paesi dove i rischi per i viaggiatori sono maggiori. Esiste da 80 anni, ma all’indomani dell’arrivo dei vaccini anti Covid-19, l’idea di un utilizzo generalizzato di un passe-partout medico di nuova generazione, quindi digitale, da gestire attraverso applicazioni e piattaforme online, viene visto come un viatico (l’unico?) per tornare a viaggiare, per spostarsi, per accedere a determinati servizi e muoversi fra città e paesi diversi. Uno strumento utile per arginare la diffusione del virus nel tentativo di riattivare il commercio e l’economia di paesi a vocazione turistica oltreché delle compagnie aeree penalizzatissime dai lockdown imposti dalla pandemia.
“E-vaccination certificate” è il progetto che nei prossimi due anni vorrebbe razionalizzare la possibilità di viaggiare in Europa attraverso un passaporto vaccinale digitale con cui monitorare lo stato dei vaccini dei viaggiatori. Tra le prime soluzioni tecnologiche che danno forma e sostanza all’idea, sviluppata su iniziativa del World Economic Forum, ovvero la fondazione con sede in Svizzera, finanziata dalle principali multinazionali del mondo, c’è Common pass, l’app che si occupa di contare, monitorare, controllare e tracciare l’avvenuta vaccinazione di un soggetto. Una sorta di patentino in cui inserire dati, permessi, autorizzazioni e quant’altro che controlla lo stato vaccinale e lo storico diagnostico. Common Pass può notificare l’esito del proprio tampone, oppure segnalare data e luogo di un contatto diretto con una persona positiva, ma anche fornire un quadro informativo completo sull’epidemia Sars-Covid-19. La funzione principale dell’app, oltre ad aggregare tutti questi dati, è quella di tradurre l’informazione in QR-Code, permettendo quindi al viaggiatore vaccinato di passare il telefono sotto il lettore infrarossi e oltrepassare il gate d’imbarco senza ulteriori indugi o burocrazie, né obblighi di quarantena a destinazione.
La semplicità della soluzione in termini tecnologici nasconde, tuttavia, problemi di straordinaria complessità. Prima che la questione si infiammi realmente passerà ancora qualche mese. Per non lasciarsi sotterrare dalla valanga di informazioni e disinformazioni che verranno elargite da qui a fine 2021, è necessario sapere che il passaporto vaccinale causerà questioni da risolvere di carattere politico, istituzionale, etico e della protezione dei dati.
Premesso che una digitalizzazione della vaccinazione di massa a questo punto sembra inevitabile è quantomeno lecito avere il dubbio che privare chiunque dell’esercizio di un diritto o di una libertà, sulla base di una situazione tutt’altro che chiara non sia la strada corretta: ad oggi non ci sono ancora elementi a sufficienza per dire con certezza che i vaccini riducano la circolazione del coronavirus. Per ora si sa che proteggono contro il Covid-19, ma è ancora troppo presto per conoscere gli effetti sulla sua trasmissibilità. Non a caso l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha affermato che almeno per il momento in assenza di dati sarebbe contrario alla scienza utilizzare i certificati di vaccinazione come passaporto. I non vaccinati, inoltre, così come i cittadini di quei paesi dove la vaccinazione va a rilento o non è disponibile, non troverebbero il proprio nome in alcun elenco, poiché le liste conterrebbero unicamente i dati di chi si è sottoposto al trattamento con prevedibili conseguenze discriminatorie.
Secondo “L’Observatoire de la transparence dans les politiques du médicament” cercare di incoraggiare le persone a farsi vaccinare limitando la loro capacità di viaggiare è controproducente oltre ad esacerbare le disuguaglianze: chi non ha il passaporto finirebbe per essere ostracizzato e tagliato fuori dalla vita sociale.
Guai, quindi, a considerare semplice una soluzione venduta come tale ma che in realtà è enormemente complessa.