Riflessioni in libertà dalla parte dei malati
Mi accingo a scrivere questo mio secondo articolo per Dolcevita, con il cruccio di quanto è accaduto con l’ultimo provvedimento del ministero della Salute. Pare che nessuno abbia a cuore le sorti dei malati che cercano di curarsi con la Cannabis, e al ministero della Salute assumono provvedimenti sconcertanti. L’ultimo, entrato in vigore il 16 giugno 2017, sancisce che il costo al pubblico della Cannabis debba essere 9 euro al grammo. In apparenza sembra che tale decisione tuteli i malati, ma a ben analizzare la situazione, ci si rende conto che ben presto, quando avranno esaurito le scorte già in loro possesso, i farmacisti non avranno più alcun interesse a produrre la Cannabis Galenica, perché con il prezzo fissato a 9 euro al grammo ci rimetteranno. E sarà allora che i malati rimarranno senza terapia. Un conto è la volontà di impedire delle vergognose speculazioni su persone fragili come sono i malati, e questo va salutato con favore; ma altro conto è facilitare le condizioni affinché i malati non possano più curarsi con la cannabis.
Come può accadere questo? Mentre nel mondo il numero di persone che vengono curate con la cannabis aumenta in modo esponenziale e i governi attivano politiche che facilitano l’accesso alla cannabis terapeutica, in Italia assistiamo a politiche incomprensibili, che vanno anche oltre le logiche dell’antiproibizionismo. Cui prodest… Cui bono?
Lo scenario politico è sconcertante, perché non c’è un solo partito che affronti il tema della cannabis per uso medico, pensando agli interessi dei malati. Nessun politico pare intenzionato ad approfondire questo tema. La cosa mi lascia stupito, perché si tratta oramai di una questione che riguarda milioni di persone.
La persona malata necessita di essere presa in cura, perché è in una condizione di fragilità che richiede l’intervento di medici preparati e competenti.
Il medico deve ascoltare la persona malata che narra la sua malattia, per trarne ogni indicazione utile ad impostare una terapia con la cannabis. La terapia deve essere fatta su misura: è il lavoro di un sarto che cuce la terapia sul malato e la segue nel tempo apportando le necessarie modifiche. Con la cannabis non esiste un dosaggio tarato sul peso, bensì la taratura ve fatta sulla persona nel suo insieme: l’ascolto della persona ci da le indicazioni su come procedere con il dosaggio della cannabis.
Per tale motivo bisogna diffidare dai medici disponibili ad elargire prescrizioni, senza prendersi in carico la persona ammalata. Troppo spesso mi chiamano ammalati che sono riusciti a procurarsi la cannabis, tramite medici prescrittori, ma non sanno come assumerla: sono abbandonati al loro destino.
Che dire poi dell’autoproduzione per uso terapeutico? La Cannabis non è inerte sul nostro organismo: ha molte funzioni importanti perché agisce su tutti i nostri organi garantendone l’omeostasi. Pensare di prodursi la propria terapia in casa espone il malato, bisognoso di un prodotto terapeutico che lo curi, ad un pericolo incontrollato.
Il malato necessita di un prodotto che abbia il più possibile le caratteristiche di sicurezza e standardizzazione dei farmaci, perché deve curare la malattia che lo affligge. So che molti lettori pensano che l’autoproduzione sia la soluzione, ma credetemi, la medicina è una materia complessa e richiede grande preparazione.