Report, i vaccini e i moderni untori
Credo abbia fatto bene Sigfrido Ranucci a promettere ulteriori chiarimenti nella prossima puntata di Report. La puntata sui vaccini non è stata il massimo in quanto a chiarezza su di un tema tanto controverso e difficile.
Detto ciò, il can can seguito alla messa in onda dell’inchiesta ha davvero dell’allucinante. Un conto è la giusta critica e preoccupazione per un’informazione ritenuta non adeguata e parziale, altro l’accusa di aver contribuito alla crescente confusione su certi temi. Scherziamo?
La comunità scientifica che in questi giorni si è strappata i capelli è in gran parte quel coro silente, colpevolmente silente, che non ha mosso un dito in questi ultimi decenni di fronte agli sconvolgenti cambiamenti che hanno investito il campo della salute trasformato in un business finanziario come tanti altri.
La credibilità della ricerca scientifica applicata alla salute umana è stata messa in discussione dalla sua disponibilità al business, non certo dalle critiche, ahimè ben poche, al suo operato. Ed il campo dei vaccini è stato quello più afflitto dalle nuove regole del gioco.
Ricordate l’influenza dei polli? Un allarme generalizzato, paura fatta montare a mille, promessa di salvezza attraverso un farmaco acquistato dai governi di mezzo mondo ed assolutamente inutile e pure dannoso.
L’industria farmaceutica finanziarizzata ha bisogno di grandi momenti di crisi sanitaria per far affari e se le pandemie mancano, semplicemente si inventano.
Ben venga quindi un giornalismo sporco e cattivo che sollevi dubbi e ponga interrogativi e magari faccia risvegliare qualche coscienza in un mondo scientifico troppo spesso asservito ad interessi diversi da quelli della salute pubblica.