Realtà… o realtà virtuale?
Il concetto di virtuale comprende diversi significati e proiezioni, come ad esempio la Realtà Virtuale (RV). Per RV generalmente si intende il ricreare, tramite elaborazione e programmazione computerizzata, mondi e oggetti con cui il corpo umano possa interagire direttamente e che vengano percepiti da esso come più reali possibili.
Esistono due categorie di RV: immersiva e non immersiva. Immersione significa interazione completa con l’ambiente virtuale, dove vengono coinvolti e supportati tutti i sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il tatto e anche quelli che non siamo abituati a prendere in considerazione come l’orientamento. La RV immersiva si ottiene utilizzando diversi strumenti, come visori tridimensionali montati in prossimità degli occhi, sensori di posizione in grado di fornire l’indicazione dell’orientamento del punto di vista dell’utente, guanti dotati di sensori per manipolare gli oggetti virtuali e per simulare sensazioni tattili artificiali.
A livello pratico la realizzazione di questi ambienti, la cui prerogativa è l’immediatezza della generazione degli stimoli che i sensi percepiscono, richiede computer dotati di un’alta tecnologia e un’altissima capacità di calcolo e di “renderizzazione” (dall’inglese rendering, concetto di resa solitamente riferito alla grafica); questi strumenti, oggi, ancora non permettono la realizzazione di un ambiente completamente immersivo, anche se dagli anni ‘50, anni in cui nasce il concetto di RV, è cresciuto il desiderio di raggiungere lo scopo, auspicato e sognato sia da studiosi di informatica, che da scrittori di fantascienza prima e da diversi registi in seguito.
L’argomento è infatti stato trattato da scrittori quali William Gibson, padre del filone cyberpunk, Neal Stephenson e Daniel F. Galouye, che hanno immaginato un mondo reale solitamente molto degradato, e un mondo virtuale creato per i più diversi scopi, e alla fine utilizzato per scopi completamente diversi. Tra le trasposizioni cinematografiche più importanti e più vicine al concetto puro di RV troviamo “Il mondo sul filo” (1973), “Tron” (1982), “Il tagliaerbe” (1992), “Il tredicesimo piano”(1999), e “Matrix” (1999). Questi in sostanza sono tutti esempi di realizzazione di RV, ovvero un mondo in cui teoricamente tutto è possibile e immaginabile, perfino la perdita della percezione della realtà non virtuale; questo infatti è un aspetto che coinvolge la psiche umana, e che rappresenta una potenziale situazione di pericolo per il cervello umano, che addirittura potrebbe (sempre a livello ipotetico e teorico) ritenere possibile raggiungere l’immortalità trasferendosi dal mondo reale a quello virtuale; o ancora si pensa che la RV può influenzare in qualche modo la vita reale o addirittura che la stessa vita non è altro che un programma di simulazione (idea del resto già rintracciabile nella filosofia platonica).
Al giorno d’oggi gli scenari ipotizzati in questi libri e questi film, sembrano ancora molto lontani dall’effettiva realizzazione pratica: anche se nel web stanno nascendo community e sistemi basati sulla virtualizzazione, esse si limitano alla rappresentazione virtuale di un avatar, senza coinvolgere l’utente a 360°. Questo anche a causa anche del fatto che i sistemi di uso comune (i tradizionali computer, piuttosto che dispositivi dedicati), nonostante la loro continua evoluzione, hanno una limitazione di base rappresentata dai metodi di input, ovvero la tastiera, il mouse, il touch screen, mentre gli strumenti citati precedentemente come ad esempio il visore, i guanti e la cybertuta sembrano ancora lontani dal diventare di uso pratico. La diffusione del loro utilizzo dovrebbe appunto andare di pari passo con la crescita e lo sviluppo dei sistemi, che fin’ora restano confinati e destinati alla “semplice” realizzazione di prodotti cinematografici che coinvolgono solamente alcuni sensi, e che hanno quindi un uso prettamente passivo. I costi proibitivi di produzione poi, limitano ulteriormente l’impiego di questi strumenti e la conseguente realizzazione di questi scenari… e sono ancora gli alti costi che confinano l’uso di questa tecnologia a progetti di simulazione spaziale o di carattere medico-scientifico.
Non resta che attendere con pazienza…
Maurizio Birocchi