RE: MSM. Dargen da capo
RE: MSM. Sarà l’età che avanza, sarà che parlo anche in veste di fan. Musica Senza Musicisti spegne 10 candeline e accompagna il più piccolo Di Vizi Di Forma Virtù, doppio disco uscito a distanza di un biennio.
Il teaser del RE:MSM Tour
Negli anni si è parlato di un gap che ha conferito una longevità atipica ai due dischi – mi sbilancio – forse più significativi nella carriera di Dargen D’Amico, responsabili di aver portato il rap italiano sotto una luce nuova, conferendogli un’autorità cantautorale non del tutto estranea al rap stesso, ma finora sospesa nel limbo.
2006-2016: Musica Senza Musicisti…
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Dall’uscita delle Sacre Scuole, inclusa la fugace apparizione in Tana 2000, ad un vuoto di 6 anni prima di giungere ad MSM.
Un progetto ambizioso e a tratti incurante: lasciava trasparire una maturità inconsueta, che solo a distanza di un disco ha saputo rispondere alla domanda “cosa aspetti di trovare in un disco di Dargen D’Amico?”.
Tra i ricordi che ho dell’uscita di Musica Senza Musicisti vi sono una mole di opinioni contrastanti, una costante. Tra la maggior parte di questi svettava una delusione dovuta ad aspettative non rispettate: non si associava MSM al proprio immaginario se ci si rifaceva all’idea di disco rap.
Si svelava l’altra faccia di una medaglia: le aspettative.
… e Di Vizi Di Forma Virtù
Segue Di Vizi di Forma Virtù. Un progetto più definito, curato nei suoi dettagli. La distribuzione di Universal significa un target più ampio, e il mondo al di là del rap inizia a farne la conoscenza. In questo vengono rimessi in gioco – con buona pace della costante introspettiva – discorsi che ancora una volta valicano cliché, dove l’autoironia veicola le riflessioni, la componente strumentale spiazza.
A distanza di anni entrambi i dischi insegnano a guardare oltre determinati canoni, il tentativo (volontario?) di riscrivere un genere gli conferisce un’attitudine differente, apertissima alle contaminazioni linguistiche, strumentali, interpretative.
RE: MSM. Live
Le aspettative restano alte ed altre rispetto il suo esordio solista. Ho avuto modo di assistere alla data di Napoli al Lanificio 25, la terza del tour.
Dargen D’Amico è sempre lo stesso, dopotutto conserva un discreto smalto, restando tra i pochi(ssimi) comunicatori, nei brani e con il suo pubblico, dal vivo. La distanza dal palco si annulla a partire dal principio. L’apertura con Tempo Critico Rilettura ne è testimone, ogni rumore di fondo è sospeso e conferma l’attitudine a canalizzare con naturalezza l’attenzione su di sé.

Si susseguono consueti scambi di opinioni col pubblico e buona parte del repertori di entrambi i dischi: da Ex Contadino a CSA Gode o Il Rap Per Me – le punchline di queste live valgono doppio!
Non solo, Dargen estrae dal cilindro Corallo e Vespe, Non La 1 Ma La 2, senza tralasciare le più intimiste Zucchero Luminoso per le atmosfere oniriche riproposte o ancora meglio in Prima Fila Mississippi, giusto per ricordare cosa vuol dire tracciare un climax.
In fin dei conti, è su questo che preme RE: MSM. Un tour che chiude un cerchio, pone un accento sui ricordi degli affezionati e traccia un filo rosso con ascoltatori molto più giovani, nonostante un’età media di ascoltatori più bassa rispetto 10 anni fa.
Una particolare menzione alle visual proiettate durante il live sono curate da Enrico Dalla Vecchia e Matteo Colombo. La differenza di stili accompagna i brani e ne esalta i temi. Contemporaneamente, i due ci confermano che la scenografia, nelle molteplici modalità, diventano un’aggiunta sempre più interessante nelle performance.