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Antigua e Barbuda: i rastafariani potranno consumare liberamente la propria cannabis

Antigua e Barbuta aprono le porte al Rastafarianesimo: i suoi seguaci potranno coltivare e consumare cannabis

Antigua Barbuda Rastafari
Il governo di Antigua e Barbuda, Paese caraibico, ha permesso ai rastafariani di coltivare e fumare liberamente la propria cannabis, poiché considerata un mezzo per connettersi al divino.

Da diverse culture e religioni infatti, lontane anni luce dalla nostra visione della realtà occidentalizzata, la cannabis è una pianta sacra impiegata da millenni per meditare e riconnettersi con l’intero Universo.

È il caso dei rastafariani (adepti del Rastafarianesimo), che, come riportato dall’Associated Press, per decenni sono stati “incarcerati e hanno subito profilazioni razziali e religiose da parte delle forze dell’ordine a causa del loro uso di marijuana”.

Le due isole caraibiche però hanno voluto rimediare, concedendogli finalmente la possibilità di consumare la loro “erba sacra” senza incorrere in alcuna complicazione legale.

“Ora siamo più liberi” ha detto Ras Tashi, membro della Ras Freeman Foundation for the Unification of Rastafari, che più volte in passato è stato arrestato per aver coltivato cannabis, dichiarandosi sempre non colpevole perché per loro “è una pianta donata da Dio”.

Dopo anni che gli adepti pretendevano la propria libertà di culto, “Il governo ci ha concesso i nostri diritti religiosi – ha dichiarato Tashi entusiasta – Possiamo coltivare qualsiasi quantità di marijuana, senza che le forze dell’ordine possano sequestrare neanche una piantina”.

CANNABIS LIBERA PER I RASTAFARIANI: AL VIA LA RIVOLUZIONE VERDE

Come negli USA, dove decine di Stati hanno legalizzato la cannabis sia a scopo medico che ricreativo, garantendo centinaia di migliaia di posti lavoro ogni anno, alcuni esperti ritengono che la legge attuata dal governo di Antigua e Barbuda potrebbe generare un effetto domino simile. A tal proposito, l’AP ha riferito che anche altri “rastafariani altrove stanno spingendo per ottenere simili protezioni religiose”.

Con la stessa legge, l’uso di cannabis è stato depenalizzato in tutto il Paese, consentendo anche alle persone “fuori dalla fede” di coltivare fino quattro piantine di cannabis e di possedere fino a 15 grammi di infiorescenze.

“Crediamo di dover dare spazio a tutti, indipendentemente dalla loro religione”, ha dichiarato all’AP il primo ministro di Antigua e Barbuda Gaston Browne spiegando che: “Così come abbiamo riconosciuto altre fedi, è assolutamente importante per noi assicurare che anche la fede Rastafari sia rispetta, per garantire loro il diritto costituzionale al culto e all’uso della cannabis come sacramento”.

IL LEGAME CHE DA SEMPRE UNISCE IL MINISTRO BROWNE E IL RASTAFARIANESIMO

Cresciuto nella povertà ad Antigua, il primo ministro Browne ha dichiarato di aver assistito in prima persona alle violenze razziali ricevute dai rastafariani, spesso perseguitati dalla polizia e incarcerati, mentre i bambini non erano ammessi nelle scuole per via dei lunghi capelli.

Al contrario, Browne ha ricordato come in passato i rastafariani lo hanno “abbracciato“, donandogli generosamente dei pasti “ital” quando sua madre single, affetta da una malattia mentale, non riusciva a garantire sia per la sua sopravvivenza che quella dei suoi fratelli.

Un gesto che il primo ministro non ha dimenticato infatti, salito in carica nel 2014, ha nominato Ras Frank-I, il defunto e rispettato leader Rastafari, ambasciatore in Etiopia.

In seguito, nel 2018, lo stesso Browne si è scusato pubblicamente con la comunità Rastafari per l’oppressione e la persecuzione religiosa subita, affermando che “per riparare ai torti inflitti a questo gruppo minoritario nei nostri Paesi” gli si dovrebbe assegnare un ruolo nella produzione dei derivati della marijuana medicinale.

Il suo governo si è anche impegnato per la costruzione di una scuola pubblica gestita dai rastafariani e ha guidato gli sforzi per depenalizzare la cannabis nel Paese. “Abbiamo accolto molte religioni europee e non europee e poi abbiamo una religione panafricana, che, invece di abbracciare, abbiamo cercato di distruggere“, ha dichiarato Browne a marzo.

Infine, il professore alla Temple University College of Education di Philadelphia Charles Price ha dichiarato che l’iniziativa di Antigua e Barbuda potrebbe stimolare una maggiore consapevolezza e organizzazione per il riconoscimento sacramentale della cannabis in altre isole.



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